06/11/16

NewEngland Nuova Inghilterra: La sua cucina

Solidità, concretezza, frugalità sono le qualità tipiche attribuite per tradizione alle popolazioni del New England, la regione più a nord sulla costa atlantica degli Stati Uniti, che comprende oggi sei stati - Maine, New Hampshire, Vermont, Massachusetts, Rhode Island e Connecticut - e alcuni dei luoghi più pittoreschi del paese.

I coloni che fondarono qui la prima comunità, nel 1620, a poco più di un secolo dal viaggio di Cristoforo Colombo, erano puritani, non per caso:

in parte venivano dall'Inghilterra meridionale, in parte dall'Olanda dove erano stati esiliati per il loro credo religioso.
Chiamarono Plymoth il loro primo villaggio, in omaggio a Plymouth, il porto inglese dal quale erano salpati.

Le condizioni climatiche e di vita che trovarono sul Nuovo Continente non erano certo da paradiso:
freddo intenso, forti venti, colline rocciose, foreste di aceri e betulle, grandi laghi gelidi.
Nel campo indiano abbandonato, nel quale s'erano stabiliti, le strade erano sentieri di fango gelato; nelle piccole baracche di legno le stufe facevano molto fumo ma poco caldo; procurarsi il cibo era un'impresa.
Erano sbarcati in cento: la metà perirono durante il primo inverno. Le foreste erano ricche di selvaggina e i laghi di pesce, ma sfortunatamente i nuovi venuti non conoscevano la pesca e cacciavano male.
Furono gli indiani a venir loro in soccorso, offrendo carne di daino e di alce e di orso, granoturco e patate, non sapendo ancora quale amara ricompensa avrebbe avuto in futuro questa loro generosità.

D'altra parte, i puritani, che la leggenda ha sempre dipinto come gente riservata e devota, erano in realtà anche rozzi e brutali, come ci dicono le testimonianze rinvenute negli archivi dei tribunali del tempo.
E non avevano certo nostalgia dei costumi della loro terra natia che li aveva espulsi.
Oggi è possibile ritrovare quell'ambiente originario nella Plimoth Plantation, uno dei villaggi fedelmente ricostruiti per conservare e far rivivere la memoria storica degli Stati Uniti. Granoturco e fagioli divennero presto gli ingredienti costanti della cucina dei coloni.

I puritani impararono anche a procurarsi il pesce e così poterono aggiungere ai loro pasti salmoni e merluzzi e anguille, e i crostacei che abbondavano nelle baie.

C'erano «lobsters» (crostacei simili all'astice) enormi, anche di tredici chili, ma quei puritani ritenevano che questo non fosse cibo per la gente per «bene» - un pregiudizio che è durato fino ai nostri giorni e preferivano perciò i granchi. .

Quattro anni dopo arrivarono le prime mucche inglesi e con esse. Il latte, e piu tardi fu la volta della farina e della carne di montone.
E nei decenni a seguire vennero tè e ginger dalla Cina, vini e uve dal Mediterraneo, melasse dalle Indie.
Ma intanto gli «yankee» (proprio da questi immigranti originari discende questo nome) avevano imparato che bisognava soprattutto difendersi dall'inverno, e così si sviluppò la cultura della conservazione.

Le donne dei coloni salavano le carni e cucinavano pasticci e torte, anche cinquanta per volta, da ricoprire di sciroppo per tener lontani i batteri.

Duro lavoro, buonsenso, semplicità di gusti: 
di questo si vantavano questi nuovi americani. 
E cucinavano e mangiavano di conseguenza. Quando, nel ventesimo secolo, cominciarono a stabilirsi da queste parti gli irlandesi, gli italiani, i portoghesi, la cucina del New England era ormai ben definita: era la cucina yankee. E tale è proverbialmente rimasta.
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