Risultano indagati, oltre al magistrato, al marito Guglielmo Manna e al governatore, anche il capo della segretaria di De Luca, Nello Mastursi, che martedì si è dimesso dall'incarico. L'ipotesi di reato è induzione alla corruzione.
L'inchiesta era stata avviata a Napoli sulla base di una segnalazione ed è stata successivamente trasferita dalla Procura partenopea a quella di Roma, che è competente a svolgere le indagini sui magistrati del Distretto della Corte di Appello di Napoli.
Il governatore: "Totalmente estraneo" - Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, dichiara "senza alcun margine di equivoco" la sua "totale estraneità a qualunque condotta meno che corretta". De Luca ha incaricato il suo avvocato di chiedere di essere ascoltato: "In relazione all'annunciata indagine nei miei confronti è mia intenzione fare in modo che si accendano su questa vicenda i riflettori nazionali, trovandomi nella posizione di chi non sa di cosa si stia parlando. Per me, come per ogni persona perbene, ogni controllo di legalità è una garanzia, non un problema. E su questo, come sempre lancio io la sfida della correttezza e della trasparenza".
La vicenda - La sentenza al centro dell'inchiesta romana è quella con la quale la prima sezione civile del Tribunale di Napoli ha confermato quanto già deciso il 2 luglio dal giudice monocratico Gabriele Cioffi, il quale aveva congelato la sospensione di De Luca dalla carica di governatore che era stata disposta con un decreto del presidente del Consiglio in base alla legge Severino.
La sospensione era relativa ad una condanna a un anno di reclusione per abuso di ufficio inflitta a De Luca quando era sindaco di Salerno. Il collegio aveva accolto il ricorso presentato dai legali di De Luca e aveva inviato gli atti alla Corte Costituzionale sospendendo il procedimento sul merito. fonte TGCOM24.it