Il mistero della coppia Renzi-Berlusconi «Il Quirinale? Si se n'è parlato, abbiamo discusso sul metodo....» Mentre un negoziatore di Berlusconi dice che lo eleggeranno assieme, ma Renzi si è riservato di fare lui i nomi o il nome dei candidati.
Inizia così il primo step sul quale il presidente del Consiglio e il leader di Forza Italia: i due hanno deciso di eleggere assieme il nuovo presidente della Repubblica, anche se Renzi si è riservato la prima scelta. Giorgio Napolitano è ancora al suo posto e non ha fatto trapelare possibili date circa le sue dimissioni, ma intanto la storia delle precedenti elezioni per il Quirinale sembra aver indicato una strada: in questa complicatissima partita, senza un metodo e uno schema condiviso, non si va da nessuna parte. Tutti i principali leader del dopoguerra - come player o come candidati - hanno subito cocenti delusioni. De Gasperi voleva Carlo Sforza e ripiegò su Luigi Einaudi, Amintore Fanfani e Aldo Moro non riuscirono mai ad eleggere i propri candidati ma neppure loro stessi. Idem Giulio Andreotti e Arnaldo Forlani, per non parlare di Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Se si esclude la regia di Ciriaco De Mita a favore di Francesco Cossiga, ogni volta la dura legge dei franchi tiratori ha ridimensionato i disegni più arditi.
Forse l’accordo preliminare tra i due amici del Nazareno sullo schema di gioco è il primo passo. Certo, i numeri di partenza sono a favore della coppia Renzi-Berlusconi. Sulla carta la maggioranza (il Pd, Ncd, Scelta Civica, Udc più i vari frammenti) può contare su circa 600 «grandi elettori» (560-570 parlamentari, più i 33-35 delegati indicati dai Consigli regionali), ai quali aggiungere i 130 parlamentari di Forza Italia, più i 21-23 eletti dalle Regioni. Numeri che ballano perché in Parlamento, soprattutto al Senato, si contano diversi «non allineati», mentre la ripartizione dei delegati regionali sarà definita dopo la tornata elettorale del prossimo 23 novembre.
Almeno sulla carta la coppia del Nazzareno potrà contare tra i 740 e i 750 «grandi elettori»: considerando che il quorum richiesto per eleggere il Presidente della Repubblica è fissato a quota 504, teoricamente la coppia si presenta in campo con un margine di quasi 250 voti. Tutto il resto della partita è ancora da scrivere. Ogni pronostico è solo un azzardo, perché soltanto in zona Cesarini si capirà se Beppe Grillo si limiterà a cavalcare candidature di bandiera o - come ha lasciato intendere - se proverà a rompere i giochi di Renzi. dichiarandosi disponibile su una personalità, per esempio Romano Prodi, destinata a provocare il mal di pancia ai grandi elettori Pd.