08/11/14

Cagliari e il suo "Rombo di Tuono": un connubio iniziato 70 anni fa e mai finito

Bastano solo pochi minuti per attraversare il capoluogo Sardo: Cagliari una città dalle movenze scontate, cosi come i sui abitanti, fieri e forti, come Gigi Riva, come un...Rombo di Tuono!


Vedere Gigi Riva, il mito colui che ha segnato un solco indelebile nella storia calcistica di questa città e non solo, non deve far altro che andare a passeggiare per le vie del centro, o per quelle che conducono al porto, e se non lo si trova già li, nell'arco di 2, massimo 3 giorni, termina di aspettare perchè lo incrocerà di certo.

Il magone sale su come magma vulcanico, e qualche volta una lacrima fuoriesce. "Babbo, che è successo, stai male? Come mai piangi?" "Niente figliolo, è solo la felicità di averlo conosciuto, per la gioia di vederlo ancora una volta. Chi? Adesso di racconto una storia di un'uomo vero, un campione senza tempo: ti racconto chi di Gigi Riva". Se dessimo l'attenzione che meritano i numeri che hanno segnato la carriera memorabile di Gigi Riva e gli altri calciatori molto più celebrati di lui ingiustamente ci sarebbe da farsi una solenne sciacquata con un potente solvente chimico.

Ma di che stiamo parlando? Ve lo dico io di cosa e di chi stiamo parlando! Mettetevi comodi, perchè sto per parlarvi di un campione come Gigi Riva, uno che ha appeso le sue scarpette al chiodo all'età di 32 anni, dopo avere fatto piangere portieri di ogni squadra realizzando tanti gol, non in una squadra blasonata come Juve, Inter, Milan, Real Madrid, Barcellona, Bayern...no ma nella sua amata Cagliari contribuendo come e più di altri a rendere unica ma che non era di certo tra le più nobili e potenti del calcio con criterio di continuità. Sto parlando di un campione che deve essere a questo punto davvero speciale. Gigi Riva, compie 70 anni, ed agli occhi dei suoi concittadini, non è solo una celebrazione del fuoriclasse, fra i tre, al massimo cinque calciatori più forti di ogni epoca. Per qualsiasi sardo degno di tale identità, Riva è stato, è tuttora e sempre rimarrà tanto, ma tanto di più. Forse è inevitabile, per chi non ha geni isolani nel proprio dna, partire da quel tiro mancino così potente da essere temuto in ogni angolo del globo. Ma se Riva si è fatto amare così tanto dal suo popolo, dipende innanzitutto dal fatto che ha scelto di essere uno di noi.

Decisione presa in tempi non sospetti. Ha gentilmente detto di no alla Juve, all'Inter! Ma non solo. Lo ha fatto in particolare, rimanendo avvinghiato all'abbraccio ideale dei suoi concittadini, colmo di affetto eppure allo stesso tempo riservato, lasciandosi avvolgere e ricambiandone altrettanto. Riva è divenuto oppure diciamo che è rimasto uno di noi, perché nel suo privato ha di fatto più volte fatto entrare le persone più umili, quelle che sono lontane ed ignorate dalle luci dei riflettori del palcoscenico, quelli che sono relegate a fare gli spettatori. Pescatori, imbianchini, operai. Gente di ogni giorno, alla quale non pareva vero di poter accomunarsi a lui seduti a tavola per un pranzo povero ma ricco di dignitosa storia. Nel miglior momento della sua carriera, Riva per i sardi era anche questo. Lui spesso ama raccontare che andare via gli sarebbe apparso come un tradire tuta quella gente. Sto parlando di uno sportivo, dai sentimenti umano, roba rara a trovarsi oggi giorno. Immedesimarsi nella gente che lo aveva accolto con amore voleva dire incavolarsi oltre ogni ragionevole dubbio quando al Cagliari e ai sardi negli stadi del nord e non soltanto venivano urlati epiteti come banditi, sequestratori. Ci dicevano anche pastori: l'ignoranza umana non arriva a capire che quello della pastorizia è un mondo pieno di valori, di onore, di fatica e di profonda dignità. Cose perdute altrove. Ma chi ce lo diceva voleva offendere dunque anche questo mandava in bestia Riva.
Gigi Riva
Gigi Riva

L'intensità di questo suo modo di fare e queste motivazioni che gli hanno fatto rifiutare, e ostinatamente dire di no. Il suo identificarsi con la gente di Cagliari, già allora era così grande che l'Avvocato, nelle sue quotidiane telefonate a Giampiero Boniperti, si racconta che lo pressasse così: "Dunque, riusciamo a prenderlo quel pastore?" Sarà vero oppure no, che si tratti di leggenda metropolitana oppure no (Riva, quando lo ricorda, se la ride...) la risposta era sempre la stessa: no. Testardaggine? Potrebbe essere, se soltanto si volesse crederlo un modo di fare fine a se stesso, se non fosse che Riva, smesso di giocare, da Cagliari e dalla Sardegna non si è più mosso. E anche dopo, ha proseguito a pensare e a parlare da sardo, a dare seguito alla sua normalità. Il suo "noi" vuol dire noi, cioè io e loro. Un connubio nato 70 anni fa e mai finito. Come quando si altera per i peccati della politica sarda, per la povertà in cui i sardi sono decaduti. E rimane comunque sia in grado di amare senza limiti la sua gente. Non rifiuterà mai un abbraccio, una foto a nessuno; quanti sono i campioni del passato che ricevono tante attenzioni da generazioni arrivate qualche decade dopo aver appeso le scarpette al chiodo? A Riva succede, spessissimo.

Perché è il modo di amare dei sardi. Tramandando ai figli le emozioni che hanno vissuto al loro volta e tutti coloro dalla cinquantina in su di emozioni grazie a lui, ai suoi gol ma soprattutto ai suo modo di essere uomo e cittadino, ne hanno provate tante. Buon compleanno Gigi Riva!

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