I Tantra sivaiti chiamano la bhakti visnuita «il sentiero per anime serve », mentre la via sivaita si addice ad anime eroiche e divine. Sul sentiero sivaita gioia e rinuncia si fondono. Il Camdamalharosanatantra spiegherà che soltanto la passione estingue la passione e che non esiste né inferno né paradiso, né vizio né virtù, che servono soltanto a proteggere le menti plebee, mentre nella vita tutto è momentaneo e non può dunque finire in luoghi di pena o compenso.La bhakti sivaita esalta l'alterità di Siva liberatore e distruttore, unità di tapas centri peto e di kama centrifugo. Per la bhakti sivaita la distruzione è tutt'uno con la trama della realtà. Essa è esposta, a riscontro della Bhagavadgità, nella lsvaragità (tradotta da Mario Piantelli) come «conoscenza comprensiva », che si può denominare calma profonda, eternità, coscienza pura, testimonianza, Siva.
Nel X e XI secolo composizioni sivaite scritte in kannada, chiamate Upanisad del Karnàtak, celebrano il fondamento senza attributi dell' essere. La trafila dei poeti sivaiti culmina nel IX secolo con Mànikka Vàcakar, che si raffigura come sperduto, arreso, incapace ormai di distinguere giorno e notte: Siva l'ha serrato nel suo incanto e l'estasi lo schianta, il Signore entra nel suo corpo addolcendolo, sfibrandolo, bruciando ogni vincolo. Nello sivaisrno tamil l'Anubhava Sùtra di Mayideva insegna che potere (Sakti) e bhakti coincidono anche se quello si manifesta come creazione del mondo, questa come ritorno a Dio. L'acqua assume ogni sapore nella varietà dei frutti, così la bhakti prende forme svariate e si potrà distinguere in: Siva stesso; la beatitudine; la conoscenza diretta della liberazione; l'adorazione; la devozione.

Nel popolo il culto di Siva si risolve in transe, possessione e anestesia. L'accoppiarsi eterno di Siva e della sua Dea si tramuta in potenza (fakti) del devoto, che contemplandoli di colpo si trasforma in Bhairava, lo Spaventoso, il distruttore dell'io, il quale elimina tempo e spazio, ogni linguaggio e ogni costrutto concettuale. La devozione bhaktica garantisce che questo invasamento resti innocuo; mentre la grande anima (mahatman) divina domina, si è garantiti: si potrà camminare .su braci ardenti, cadere su punte aguzze. Il poeta sivaita bengalese Ràmprasàda Sen (t 1775) scrisse inni a Kàli Cuor di Pietra dalla quale sprigionano tutti gli inganni che tramano l'esistenza, mentre nello stesso tempo è la Madre colma d'amore; negli stessi anni Goethe si dedicava con identici princìpi a precisare l'idea di Natura.