27/03/14

Invecchiamento reversibile | Per gli animali di laboratorio ci siamo riusciti si potrà fare lo stesso per esseri umani?

Che cosa innesca il processo di invecchiamento, ed è possibile invertirne il corso? Queste domande hanno tormentato per secoli eminenti studiosi.

Oggi, gli scienziati hanno fatto un importante passo in avanti verso la risposta a l’eterno dilemma: hanno elaborato un farmaco capace di fare regredire l’invecchiamento riportando indietro nel tempo le lancette del nostro orologio biologico, anche se per il momento, soltanto nei topi. Alcuni ricercatori della facoltà di Medicina di Harvard in collaborazione con quelli dell’Università del Nuovo Galles del Sud hanno scoperto che un enzima, chiamato nicotinammide adenina dinucleotide (NAD) e presente in tutti gli esseri viventi, e i cui livelli si abbassano man mano che l’età degli organismi avanza, è in grado di fare regredire il processo di invecchiamento delle cellule più anziane.

Dopo avere somministrato NAD alle cavie per appena una settimana, gli scienziati hanno osservato che indicatori-chiave dell’invecchiamento, riscontrabili in cellule di topi di due anni di età, diventavano sovrapponibili a quelli di animali di soli sei mesi di vita. Facendo le dovute proporzioni, è come se un uomo di 60 anni presentasse le caratteristiche di un ragazzo di 20!
I ricercatori affermano che il risultato è spiegabile con l’effetto “ringiovanente” della sostanza chimica sui processi molecolari che favoriscono la comunicazione tra il nucleo cellulare e i mitocondri, le “centrali energetiche” della cellula, da tempo noti come elementi critici del processo d’invecchiamento.
Regredire il processo d'invecchiamento

Mano a mano che la funzionalità del mitocontriale si altera nel tempo, si instaurano diverse patologie legate all’età dell’organismo, come la malattia del diabete e dell’Alzheimer.
“E’ un po’ quel che accade talvolta a due persone che si sposano: da giovani, la comunicazione è soddisfacente, ma con il passare del tempo e con la convivenza prolungata , si arriva all’incomunicabilità”, spiega David Sinclair, professore di genetica della Facoltà di Medicina di Harvard, tra i maggiori autori dello studio.

“E’ proprio come come in una coppia, è bastato ristabilire la comunicazione per rimedire al problema”. In precedenza alcune ricerche svolte da Sinclair e dalla sua equipe hanno dato dimostrazione che un gene, chiamato SIRT1, fa da “cane da guardia”, impedendo a una molecola , HIF-1, di interferire con il processo comunicativo. Ma con il trascorrere del tempo i livelli di NAD diminuiscono , SIRT1 perde questa capacità e HIF-1 cresce fino a compromettere l’efficienza degli scambi.

“Certamente, c’è ancora tanto lavoro da fare, ma se questi risultati saranno confermati, allora alcuni aspetti dell’invecchiamento, se trattati in tempo, potranno essere reversibili”, ha concluso Sinclair. Il team confida di potere iniziare le sperimentazioni sugli esseri umani nel giro di un anno.(science)
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.