25/02/14

Cinque consigli per affrontare un distacco soft dai figli

Nostra figlia non è più nostra DISTACCHI FAMILIARI

Le ansie di fronte all'autonomia dei ragazzi. Cinque consigli per affrontare un distacco soft dai figli


Mia figlia Giulia di 19 anni frequenta l'università lontano da casa, e fino a poco tempo fa ritornava da noi ogni fine settimana. Ora ha cominciato a rientrare ogni 15 giorni e non sembra interessata a stare con noi, perché esce continuamente con gli amici, tornando sempre tardi, non prima delle due. Anche se capisco che ha bisogno di vivere la sua vita, non trovo giusto che ci tratti così! Erica F.

La vostra ansia è comprensibile di fronte a un cambiamento così grande. Prima vostra figlia era sempre in casa mentre ora è sempre fuori. È normale che una figlia cerchi di stare con i suoi coetanei, anche se questo viene vissuto male dai genitori. Ha bisogno di confrontarsi, di sentirsi inserita in un gruppo, di esplorare la vita. Ma tutto questo non significa che l'abbiate persa. È evidente che il vostro rapporto ha bisogno di cambiare, di trasformarsi tenendo conto del nuovo contesto di esperienze e distanze, non solo geografiche ma anche di maturazione.

I vostri sentimenti di affetto non perderanno di valore ma andranno canalizzati diversamente. Per esempio, quando vostra figlia rientra a casa dall'università, non chiedetele subito tutto quello che ha fatto, ma lasciatela percepire che state cercando di rispettare le sue scelte, anche se il cuore di genitore non cessa di battere. Sarà sicuramente un messaggio positivo non fare domande mantenendo un atteggiamento di ragionevole fiducia. In questo modo svolgerete un ruolo di supporto e rappresenterete un autentico punto di riferimento. Vostra figlia ha bisogno di vedere che la vostra vita non dipende unicamente da lei, per quanto bene le vogliate. È troppo pesante per lei sentirsi responsabile della vostra felicità, anche se questo non gliela chiedete apertamente. Vediamo quindi insieme come potreste aiutare praticamente vostra figlia accompagnandola in questa delicata transizione verso nuovi equilibri:

1. Accettiamo lo nostra frustrazione di genitori di fronte all'inevitabile perdita, almeno parziale, di controllo sul comportamento dei figli. Si tratta di un processo naturale e sano di «lutto» che finisce con l'accettazione della situazione che fa crescere noi e loro.

2. Le nostre ansie sui figli, li rendono più insicuri e nervosi: va bene ammettere che siamo ansiosi per loro, ma dobbiamo eliminare le nostre paure che rendono poco efficace il rapporto.

3. Offriamo dei momenti piacevoli, da trascorrere insieme. Scegliamo di ridere di Dai stessi, raccontando le stupidaggini che facevamo alla loro età. Questo ci renderà più credibili ai loro occhi, e renderà loro più disponibili all'ascolto

4. Introduciamo l'idea di responsabilità, anche sul piano finanziario, proponendo" l'autogestione di una somma mensile predeterminata, che sia ragionevole. Suggeriamo criteri per valutare le spese e organizzarsi, magari citando personali esperienze, anche negative, che ci hanno insegnato qualcosa.

5..Crescere è una “porta stretta” che impone a tutti, genitori e figli, di ridurre il bagaglio che fino a quel momento abbiamo ritenuto indispensabile, per avventurarci insieme con gli elementi essenziali in una strada nuova. Nessuno è nato genitore, mentre tutti siamo nati figli. Forse abbiamo tutti bisogno di un vero Genitore
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