Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta Pasqua. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pasqua. Mostra tutti i post

28/02/17

Le antiche ricette pasquali delle monache

I conventi, per secoli, sono stati le pasticcerie della festa di precetto, con cialde appena cotte e biscotti da conservare.

Dal Portogallo alla Spagna sino alla Sicilia, un repertorio lunghissimo di dolci con nomignoli di Santi e di Sante, di comunità e simboli sacri, disegna un fitto reticolo di segni alimentari. Nel taccuino di suor Maria Vittoria della Verde (1555-1626), del convento di San Tommaso a Perugia, sono trascritte 170 ricette.

Ripropongono le basi della cucina tardorinascimentale, gli abbinamenti di spezie e pietanze, un ricco discreto repertorio di peccati golosi, con un dettato confidenziale e con utensili dalle funzioni tutte previste in una moderna cucina. Anche la dieta pare ricca senza eccessi.

Alla camerlinga, di domenica, spettava un menù così ordinato: lasagne, corate/- la, uova fritte, e un'arancia. La sera, questa cena veniva servita a suor Maria Vittoria: insalata, brodo, un quarto di pollo e due polpette.

Quando invece il convitto doveva rifocillare il predicatore, un capretto, una gallina lessa e due ricotte con zucchero venivano aggiunti davanti al suo posto. I dolci comparivano all'inizio e alla fine, a colazione e a merenda; si servivano prima dei tagliarini e delle lasagne, con il Moscatello, oppure a parte, comandati da patroni e martiri, dagli ospiti e dalle pie converse nel giorno della monacazione.

Erano tutti semplici: biscottini con mandorle, berlingozzi, calzoncini, cialde, panmelato, mostaccioli, schiacciatelle, strufoli, zuccherini.

27/02/17

L'estetica della creatività artigianale

 La creatività' artigianale resiste all'industria alimentare, meglio delle primizie (biologiche) e dei doni (plastificati). 

 

Nella civiltà pasquale, si torna a studiare la forma dei pasticcini, la scrittura sui gusci, l'invenzione delle torte, la levigatura delle glasse tanto simili alle superfici dei ceri. Fiorisce il commercio -delle ghiottonerie portafortuna. Un solo esempio verrà citato, in una terra catalana prossima lontana dalla storia d'Italia.

La mona a Barcellona indicava il dolce che il padrino offriva al figlioccio, la domenica della Resurrezione; nel tempo, in un crescendo di perizia compositiva e orgoglio barocco, è venuta a comprendere qualsiasi forma un pasticcere si perita di esporre. Dai pani tondi con l'uovo incastonato, o viceversa dalla goccia di cioccolato sciolta in bocca con il pane, sino agli agnelli e alle banconote di zucchero, passando per i palloni di calcio, i carri armati e i grattacieli neri ed amari, non c'è limite alla traduzione dolciaria dell'oggetto.

Tutto può riprodursi in scala ridotta o dilatata, in volumi termosensibili e risulta gustoso e digeribile, trovando un pastisser in grado di appassionarsi ora alla miniatura ora al monumento ora aduna biblioteca di volumi da non sfogliare perché aperti e rigidi. La mona catalana era ed è un linguaggio mimetico, avido d'attualità, che s'apparenta alle più nobili arti figurative. A differenza delle sculture lignee e policrome, ha in nuce, per delicatezza e gusto, la propria distruzione.

I suoi interpreti geniali, si ritrovano non solo dietro una vetrina, ma nelle gallerie e nei musei. Basti citare Antoni Miralda, scultore e urbanista con burro, cacao e zucchero, autore di torte-giardino e torte-garage, della torre gigante di Chatillon (eretta nel 1972 con Dorothée Selz e Xifra) e della breadline per il museo d'arte moderna di Houston (novembre 1977). Le opere di Miralda sono friabili come i mattoni cotti al sole dell'antica Mesopotamia; un libro di tela e carta, del 1980, ne serba la memoria



26/02/17

Le "pulizie" di Pasqua

L'igiene delle "pulizie" di Pasqua. L'opposizione fra passato e futuro non esaurisce la complessità di un rituale tanto diffuso. 



Meriterebbero una trattazione a parte, le eccezioni che elenchiamo alla rinfusa la chiesa greca con relativa cucina, le uova sode da dipingere e i menù costruiti intorno a frittate e agnello arrosto. Fra recuperi e abbandoni, c'è da pescare a piene mani.

Quello che colpisce, in questa coincidenza del solstizio, del messaggio religioso e della festa, non è la quantità del cibo offerto ma la sua virtù depurativa. La tavola di Pasqua è innocua, salubre. La casa o l'orto, e nelle camere gli angoli bui, armadi, cassetti, ripostigli, vengono anch'essi spurgati. La passione per l'igiene, via crucis domestica e femminile, dal Portogallo alla Sicilia, stenta a morire. Il disegnatore Novello, cinquant'anni fà ironizzava con la penna sulle pulizie pasquali nelle case di Pompei alla vigilia dell'eruzione.

L'aspirapolvere (per angoli, armadi e scaffali), la naftalina (per il guardaroba d'inverno), le finestre aperte per rinnovare l'aria non sembrerebbero scomparse anzi, è sempre più diffuso il tentativo della moderna massaia di ricreare un ambiente "naturale", nelle abitazioni iperaccessoriate e superprogettate.

Gli armadi e i cassetti tornano così a riempirsi di sacchetti di stoffa e di garza con spighe di lavanda o con miscele di essenze profumate a base di menta, petali di rosa e di gardenia, radici di vetiver, inseriti nelle pieghe del lenzuolo o nelle scatole dove si sarà riposta la biancheria intima o legati con una spilla da balia, al cellophane che racchiude camicette e delicati capi di seta. Anche un' arancia appesa con un nastrino e imperlata di chiodi di garofano, basterà per far aprire un' anta dell'armadio che sa di "primavera".

E non è forse a Pasqua che si inaugura quel laborioso andirivieni di abiti e scarpe, borse e cappelli, nominato "cambio di stagione"? I facili consumi, i ritmi di vita serrati, non hanno fatto dimenticare alcuni gesti conservati quasi senza volontà, una memoria meccanica di abitudini e tradizioni. Porre la pelliccia al riparo dalla luce sotto un telo o un lenzuolo, spazzolare i cappelli di panno e di feltro e riempirli di carta velina, lavare i capi di lana e metterli "in naftalina", riporre gli stivali nelle scatole riempiti di carta da giornale.

E sopra tutto un concetto simbolico, d'igiene più mentale che fisico: far prendere aria alla casa e alle cose. Il corpo, in armonia, rifiuta gli eccessi (negativi e positivi). Pane e olive paiono forse una eccessiva sottomissione alla liturgia ortodossa? Fra Quaresima e Resurrezione, fra Pentecoste e Natale, la medicina ha condensato le quattro tempora in un solo auspicio: che le calorie restino in equilibrio, con l'olio, la farina, molta verdura e poca carne. Capodanno è pericolosissimo, Carnevale un po' meno, Pasqua o Pasquetta fanno sorridere, anche se ad esser pesci o agnelli, c'è da tremare fino al Lunedì dell'Angelo.

25/02/17

La sorpresa delle feste Pasquali

Un bel mercato s'apre con i ponti e le vacanze scolastische. Acquisti e doni vengono orientati da videocampagne, da addobbi commerciali; le confezioni hanno volume e taglia aziendale, familiare o singola. 


Tra il panettone e la colomba varia indubbiamente l'impasto, ma il desiderio di tener viva l'offerta sociale è la stessa. In quest'ottica, le feste europee tendono ad una omogeneità crescente all'insegna del godimento orale uguale per tutti.

Come è scomparsa la penitenza dei quaranta giorni di magro, così le radici spirituali della Resurrezione sprofondano nell'oblio e colerà meno grasso la Domenica Santa. Il bambino, anche in questo caso, è il destinatario inerme e affettivamente degno. Pubblicità, imballaggio, gadgets accelerano la trasformazione dell'uovo-alimento in un oggetto ovale di egual costo che, in formato baby o kinder, ha già posto nei consumi annuali. La creatività punta ai colori, alle carte, alla sorpresa: amaro o dolce l'involucro è secondario. Nelle metropoli questa tendenza sembra irreversibile e conquista la provincia.

Resiste invece il divario fra gli epicentri della cultura religiosa (nell'area mediterranea) con le loro croci, spine, spiedi e arrosti, e la società laica dai consumi alimentari simbolici ma veloci, non protagonista ma eventualmente spettatrice televisiva delle processioni.

24/02/17

La Questua durante la Quaresima

La malavoglia che ispirava l'inizio della Quaresima, era sottolineata da alcuni banchetti solennizzati da una pietosa bugia, la comunione con le anime dei defunti. 


A Gradoli (Viterbo), il pranzo del Purgatorio prolunga tutt'ora, di un giorno, il Carnevale e raccorcia il magro; più fortunati sono i milanesi cui avanzano tre giorni di Carnevale. Le orazioni e le penitenze venivano ripagate con il rito della questua. Nel territorio di Cuneo, Alba, Alessandria, tale consuetudine è stata restaurata con la denominazione dialettale di canté i oeuv: i giovani vanno di casa in casa a far incetta di uova, sorsi bocconi e sorrisi.

Il senso è chiaro: doni spontanei e ospitalità rendono saldi i vincoli territoriali e culturali. Nelle città italiane ed europee, questo principio viene circoscritto alla società nascente. I bambini ricevono (o piuttosto ricercano nelle case e nei giardini) i gusci o i simulacri zoomorfi di cioccolato. Riscoprono la natura simulata dall'industria, circondati dai numi famigliari.

La magica gallina cova in Belgio, Francia e Inghilterra, zucchero o cioccolato; il coniglio in Germania, la lepre in Olanda provvedono a nascondersi. Per i portoghesi, si susseguono confetti, biscotti, dolci e pasticcini.

23/02/17

Seconda e ultima parte della Guida alle feste Pasquali

Seconda e ultima parte della Guida alle feste Pasquali

Civitavecchia (Roma)
Durante il giorno di venerdì, processione del Cristo morto con i penitenti in saio bianco.

Cortona (Arezzo)
Sacre rappresentazioni in cui vengono recitate laudi.

Faibano (Campobasso)
Pellegrinaggio di venerdì, a piedi nudi lungo le ripide pendici che portano al Santuario dell'Arco. Nel giorno di Pasqua, la penitenza viene ripagata da bevute e banchetti.

Fiorenzuola d'Arda (Piacenza)
Nella mattina del giorno di Pasqua, tenzone e gara delle uova sode (ponta e cull).

Firenze
Nel giorno di Pasqua, durante la messa celebrata in Duomo, al momento del Gloria si accende la miccia che da fuoco ad un settecentesco carro piramidale carico di fuochi d'artificio, detto brindellone, trainato, in precedenza, per le vie da buoi inghirlandati.

Fontanelice (Bologna)
Il giorno del Lunedì dell'Angelo si tiene la sagra della piè fritta.

Fossato di Vico (Perugia)
Processione con recita in costume degli episodi più significativi dell'evangelica settimana.

Grottaferrata (Roma)
Processione del Venerdì Santo, secondo il rito greco-cattolico.

Gualdo Tadino (Perugia)
Recita con "quadri" animati e "laudi' della Passione, nel giorno di venerdì.

Gubbio (Perugia)
La Confraternita della Chiesa di Santa Croce celebra il giorno di venerdì, con una processione serale, al canto del Miserere.

Lanciano (Chieti)
Nel giorno di Pasqua, si celebra l'rincontro dei Santi", con le statue della Madonna, del Cristo e di San Giovanni, provenientidalle rispettive parrocchie e in processione sino alla cattedrale.

Lapio (Avellino)
Sacre rappresentazioni con personaggi di cartapesta di elevatura umana.

Madonna dell'Arco (Napoli)
Il pellegrinaggiorinizia il lunedì in albis: gruppi e compagnie portano ceri, ex-voto, stendardi votivi con banconote, offerte o simboli votivi di cartapesta, tanto antichi che moderni. Si conclude nella basilica, situata sopra il centro Alfa-sud.

Maenza (Latina)
Nella Domenica delle Palme, sacra rappresentazione dell'ingresso del Cristo in Gerusalemme.

Maschito (Potenza)
Festa degli Angeli e dei bambini vestiti con il costume di San Michele, in processione fra i carri allegorici.

Mirabella Eclano (Avellino)
Processione di statue di legno e cartapesta, effigiati da personaggi della Passione.

Molfetta (Bari)
Il Venerdì Santo, processione con statue cinquecentesche.

Montefiore Conca (Forlì)
Processione in costume nella notte del Venerdì Santo.

Nemoli (Potenza)
Gran frittata del sabato di Pasqua.
Nocera Tirinese (Catanzaro)
Processione con penitenti dietro le statue del Cristo e della Madonna: rovi, spine e cardi (sugheri armati di pezzi di vetro) sono gli strumenti di numerosi episodi di flagellazione.

Oleggio (Novara)
Corsa della torta, gara podistica di origine sforzesca.

Orgosolo (Nuoro)
Doppia processione, maschile e' femminile, nel giorno di Pasqua e incontro, nel centro del paese, di Cristo e della Madonna, al suono delle campane.

Partanna Mondello (Palermo)
Da giovedì a sabato, si svolgono, truziando con l'Ultima cena, la sacra recita delle fasi salienti della Passione.

Piana degli Albanesi (Palermo)
Celebrazione della Pasqua in costume, con rito bizantino, Offerta di uova dipinte di rosso.

Ponzano Romani (Roma)
Processione in costume del Venerdì Santo.

Porto Recanati (Macerata)
Nella notte del Venerdì Santo, viene portata in processione da dodici pescatori scalzi, la bara ligneo con i simboli del dramma sacro. Due croci, una bianca e una nera, aprono e chiudono il corteo.

Prato (Firenze)
Esposizione della "sacra cintola", dal pulpito scolpito in Duomo da Donatello.

Prato Principato Ultra (Avellino)
Rappresentazione con due giovinetti sospesi come angeli in volo, che recitano versi e preghiere in onore della Madonna dell'Annunziata.

Prizzi (Palermo)
Nel giorno di Pasqua, sarabanda di diavoli in maschera, fugati dagli angeli, da Maria e dal Cristo risorto.

Roma
Solenne processione del venerdì, in memoria della via crucis, dal Colosseo al Palatino.

Teramo
Nel pomeriggio e nella notte del giovedì la statua della "Madonna che cerca il figlio" viene trasportata di chiesa in chiesa. Conclude il rito la processione del "Cristo morto" all'indomani.

Teulada (Cagliari)
Processione notturna, accompagnata da antichi strumenti locali.

Todi (Perugia)
Nel giorno di venerdì, si svolgono la processione, il sacro dramma nella chiesa di San Fortunato e la recita.del Pianto della Madonna di lacopone.

Tolentino (Macerata)
Processione in costume del Venerdì Santo.

Trapani
Venti gruppi lignei con episodi della via crucis, portati a spalla, attorniati da penitenti, celebrano per le vie il mistero del Venerdì Santo

Vasto
Nella sera di venerdì, fra ceri e lumere, processione del "Cristo morto". A Pasqua, si svolge la sagra dedicata ai dolci: calcionetti, piadoni, taralli e mostaccioli. Alcuni, a forma di agnello o di bambino, derivano da una tradizione iconografica locale.

Venafro (Isernia)
Sacra rappresentazione negli uliveti che circondano la cattedrale.

Vercelli
Processione delle macchine, portantine che reggono i quadri e i gruppi lignei della Passione. Inizia il venerdì sera, dalla Basilica di Sant'Andrea.

Vittoria (Ragusa)
Il venerdì, recita della Scesa della Croce nella piazzetta del Calvario.



21/02/17

Guida alle feste pasquali

Le statue fuorescono dalle chiese sorrette a spalla, i canti popolari o gregoriani sgorgano dalle bocche, i passi rallentano, strisciano alla luce di ceri e torce. 



La processione diventa un mistero, recita in costume e rito divino, entro le mura del borgo, del quartiere, delle città italiane. Il santo teatro inizia dall' Ultima Cena, più spesso il banchetto segue la fine di ogni uffizio, la domenica di Pasqua, nella piazza principale o nelle singole case.

L'uovo sodo e l'uovo di cioccolato, la frittata e la frittella, i biscotti d'ogni sagoma sono le più diffuse ricompense dell'estro recitativo e scenografico, e le risposte, più o meno congrue, alla questua che riparava la fatica della penitenza. Da qualche decennio, sempre più forte è avvertita la pressione del turismo e del finanziamento pubblico: la Passione viene contaminata dal modello carnevalesco e rientra non solo nella liturgia ma negli stessi programmi delle aziende di soggiorno.

Le vetrine dei pasticceri, gli scaffali dei negozi, si son riempiti prima che la Quaresima termini e inizi la vacanza. Non di rado il lunedì dell'Angelo la festa continua nelle piazze. Nel compilare un registro dei luoghi, salta all'occhio una netta differenza fra i riti vivacissimi della Settimana Santa nell'Italia meridionale e insulare, e quelli, radi, rapidi o di recente recupero, al nord. Per il resto dell'Europa vale la medesima legge.

Adrano (Catania)
Nel giorno della Pasqua, la sacra tenzone
fra angeli e diavoli (La Diavolata e l'Angelicata)
ha luogo nella piazza principale,
con la sconfitta di questi ultimi.
Assisi (Perugia)
Vengono celebrati, il giovedì, nella cattedrale
di San Ruffino, la deposizione e il
dì seguente, in Santa Maria Maggiore, le
tre ore di agonia. Quindi la sera, si snoda
la fiaccolata per il Cristo morto.
Atri (Teramo)
Passione del Mercoledì Santo, con quadri
viventi nello scenario urbano ed ultimo
atto nella cattedrale.
Aquila
Processione del Venerdì Santo dal pomeriggio
al crepuscolo.
Bevagna (Perugia)
Come in molti borghi dell'Umbria, il Venerdì
Santo viene celebrato con la processione
della Confraternita della Misericordia
e la conseguente sacra rappresentazione.
Bitonto (Bari)
Nella notte del Venerdì Santo, lenta processione
dei penitenti.
Bormio (Sondrio)
Nella mattinata della Resurrezione, sfilata
di carri "pasquali".
Cagliari
La Confraternita della Solitudine organizza
la processione del Venerdì Santo,
con costumi e canti gregoriani, alla luce
dei ceri. Ben tre altri cortei sono previsti
per la domenica, organizzate da singoli
quartieri.

20/02/17

A tavola contenti come una "Pasqua"

La Pasqua

La partenza degli Ebrei dall' Egitto (ESODO XII), l'ultima cena e la resurrezione di Cristo (Vangeli di S. Matteo 26, di S. Marco 14,di S. Luca 22) e la determinazione della domenica successiva alla prima luna piena dell'equinozio di primavera: le origini della Pasqua tengo entro questi termini. Sui calcoli astrologici e sulle sacre scritture, s'è appuntata quindi un'interpretazione ibrida e mutevole: quaranta giorni di Quaresima e sette di Passione hanno suggerito precetti lassi o restrittivi, con lo sguardo rivolto ora al sacrificio ora al tripudio. 

Mosè ha dettato la scelta degli alimenti e la loro preparazione: "L'agnello maschio (d'età inferiore all'anno) arrostito intiero, con testa e visceri, il pane senza lievito e le erbe amare. Un cesto posto sulla tavola del Seder (pranzo pasquale) contiene tre azzime, una zampa d'agnello arrostita, un uovo sodo, qualche foglia di lattuga. Ogni commensale ha il suo bicchiere per il vino, più uno, sulla tovaglia bianca, per il profeta Elia". 

Di questa legge, ripetendo la Cena nel giorno della Resurrezione, i cristiani hanno serbato l'agnello e il vino, rinunciato alle erbe e aggiunto il lievito nella farina. Nella sua antica forma, la Pasqua è una festa parca, di pochi e meditati sapori. Cristo risorgeva con un corpo piagato e l'incertezza regnava sul suo ritorno: ascoltando i racconti di feroci torture, migliaia di cristiani .oscilleranno nel crederlo ora un uomo ora un dio. Austera nell'ispirazione, in seno alla chiesa di Roma questa ricorrenza s'è via via corrotta a contatto con il passato digiuno e liberata dai lacci della tradizione mosaica ed evangelica. Tutte le varianti, anche le più innocenti, sottolineate dalla pittura italiana del '400, pesce, crostacei e frutta, appartengono ad una gioia tardiva, istruita dal gusto e dal rapporto fra latitudine, ciclo stagionale e pregio delle derrate. La geografia della festa contribuisce molto al suo protocollo. Nelle valli alpine e subalpine, cinque secoli fà, si serviva un piatto di gamberi, sulle coste mediterranee la verdura si mostrava varia e bella mentre per molti fedeli regnava ancora l'inverno.

Pane, carne e vino sono le basi di una millenaria alimentazione cui l'affresco conferisce leggiadria nuova con un arredo talora prezioso e con qualche ghiottoneria d'autore. L'uovo e il dolce per la loro natura superflua o mediata, hanno invece un posto discreto, fuor della cena (sacra), entro il banchetto (profano). In una lenta muta, il serpente della gola è andato inghiottendo l'angelo dell'astinenza, favorito dalla terra che al sud produce già frutta quando al nord sbucano grame le erbette. In mancanza di ovini, si tira il collo al pollame, riservandone le uova, parte per la frittata e parte per dipingerle. Sulla domenica di Pasqua preme il ricordo del Carnevale, laddove era la Quaresima con pani e pesci ad anticipare la Resurrezione. Le processioni, in tutta Italia, portano le statue colorate di Gesù, della Madonna, di qualche Santo a visitare le vie e le case. Quelle grosse teste lignee, quegli occhi neri dietro veli d'argento si trascinano dietro un gran desiderio di spettacolo, consanguineo dei misteri e delle sceneggiate. 

In questo mito frugale e nel suo conseguente traviamento, hanno attecchito infinite varianti storiche, ed alcune recenti in cui l'ombra dei simboli eucaristici vela appena la presenza di un' offerta che si ripete nella cioccolata, in forma d'uovo, o nel coniglio, avvolto nella stagnola, con sorpresa. Come per gli ebrei era un rito di partenza (dall'esilio) e per i cristiani la scoperta di un mondo (provvisoriamente) senza l'Uomo-Dio, oggi la vacanza e il viaggio sanciscono l'abbandono della propria comunità e l'avventura in un altro deserto, fitto di oasi turistiche, e di alberghi dispensa tori di manna. Il precetto dietetico cede tutta la sua forza al simbolo che diviene moneta e consumo. Pasquale fa rima con ovale. Un neopaganesimo spiritualmente indigente, e una antropologia da rotocalco ripetono che nel tuorlo c'è sempre stata la cellula della rigenerazione, prima di Cristo e dopo. Ma conferire alla festa religiosa radicipaleolitiche, significa, il più delle volte, laicizzare il presente, legittimandolo in tutte le sue forme. 

Essendo tempo di pace o tregua di guerra, la colomba (più antica di Mosè) ha buon gioco nell'imporsi, non arrostita, ma soffice e zuccherina: è un prodotto dell'industria con varianti cremose, mandor/ate, e candite. Come già in occasione dell' Epifania e del Carnevale, il gusto dolce prevarica sugli altri, ultimo nel servizio, primo per volume d'acquisti, liberando il menù dalla sottile scelta delle erbe, crude, cotte o in torta, dall'alternanza di pesci e carne ovina, da un servizio avveduto e fantasioso di frittate. Viceversa, alcuni piatti regionali saldano l'inverno dell'anno passato con la primavera del futuro. La torta pasqualina, sfoglia e ricotta con qualche filo d'erba e fette d'uovo, farcia dalle mille ricette, si vende a fette in ogni rosticceria prima e dopo la Resurrezione. 

L'agnello da latte cede il suo posto alla faraona? Entrambi sono disponibili per dodici mesi. Sta forse spegnendosi il ricordo della Cena? Forse vacilla il lume della memoria,di un regime ciclico e forzato. Nessuno ignora la fine alimentare delle stagioni e dietetica della Quaresima, la semplificazione crescente della liturgia e la minore povertà sociale. Come rimettere ordine nella carnevalata pasquale, o punzecchiare l'apatia festiva? Si potrebbe consigliare di attenersi ai precetti: Niente gusci di cioccolato con anellini di plastica, una sola carne, quella più antica, e pane a volontà. Ma come persuadere chi ha già scelto, profittando della neve o di un viaggio di modico forfait? Che faranno i più avvezzi da anni a comperarsi qualche porzione di fricassea d'agnello, aggiungendo, se è il caso, una confezione di cuori di carciofo surgelati? Impartire il contrordine alle abitudini, è uno sforzo impari alla forza dell'inerzia e dei consumi agevolati. I simboli costano mille lire o milioni, vengono offerti ovunque. Per riequilibrare passato e futuro, occorre sapere, farsi una idea della Pasqua ampia e varia, soppesare tradizioni e novità, studiare il guado, scegliere per gusto. 

Un giro per l'Italia e per l'Europa; una sbirciata ai riti ebraici, cattolici, greci possono metter appetito di fare, dopo aver letto, e di godere, dopo aver meditato. Parrebbe inutile mettersi in viaggio, senza una terra promessa: si rischia di finire in quelle isole che pure vengon chiamate di Pasqua, dove i capoccioni neri e accigliati, guardano il turista come un sauro e dove mille lucertole crestate e antichissime paion fornire la prova che, prima della festa ebraica o cristiana, si celava un mondo cruento e tetro. 

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.