08/08/14

...gli Dei ci hanno fatto bere al fiume dell'oblio, prima di lasciarci ritornare sulla terra, | JINARAJADASA

......... poiché l'individuo è quasi costretto a obbedirgli, senza potersi trattenere....[qui]

Ci sono soltanto due spiegazioni logiche possibili: una sarebbe quella che si tratti di dissolutezza, cioè di una forma d'isterismo e d'incipiente demenza, dovuta forse ai complessi psichici; l'altra, invece, indicherebbe che questo profondo sentimento di un individuo per l'altro non rappresenti altro che un nuovo incontro, l'ultimo dei molti, poiché molti altri incontri si sono susseguiti nelle vite passate. Dove e quando ebbero luogo questi incontri ha poca importanza per gli amanti.

Rudyard Kipling nel suo libro «La più bella storia del mondo» dice che gli Dei ci hanno fatto bere al fiume dell'oblio, prima di lasciarci ritornare sulla terra, per procurarci la divina sensazione di innamorarsi della persona amata. Il punto principale da notare in questo stato emozionale, cioè, nell'essere innamorati, è quello che l'amicizia non sorge, per così dire, ma continua, poiché nell' atteggiamento psicologico dei due amanti si esprime il ricordo rimosso delle passate esistenze, quando cioè si incontrarono, amarono e sacrificarono l'uno per l'altra.

Non diverso da un simile non comune attaccamento, che consiste nell'innamorarsi, è pure la non comune avversione reciproca, che non è tanto rara nell'esperienza degli uomini. Certe avversioni normali possiamo facilmente spiegarle, ma prendiamo due individui che si incontrano per la prima volta, che non si sono nemmeno mai conosciuti nemmeno di vista; pure, quando s'incontrano, sperimentano Un fenomeno di avversione reciproca, non dovuta al gesto esteriore, ma al sentimento interiore o intuizione. In tutti i casi di avversione, lo strano fatto è che non c'è alcun sentimento personale, cioè non si sente una sensazione violenta di "non ti amo", ma piuttosto di uno stato di coscienza mentale impersonale, dove quasi non si manifesta alcun sentimento e che si potrebbe esprimere con le parole: "È meglio non avere a che fare con costui".

Qualche volta seguiamo subito questa intuizione, ma di solito la respingiamo come scorretta e poi cerchiamo di comprendere con la mente questo nuovo conoscente. Qualche volta, succede che comincia a piacerci o addirittura incominciamo ad amarlo. Abbiamo dimenticato la nostra prima impressione, oppure l'abbiamo respinta come un impulso irragionevole. Bisogna considerare che, effettivamente, ci sono molte avversioni dovute puramente ad impulsi irragionevoli, ma ci sono anche dei casi in cui gli eventi successivi ci dimostrano, che non si trattava di un impulso ma bensì di una precisa intuizione. Può accadere che, magari dopo anni di rapporti amichevoli, il nostro amico improvvisamente e senza una ragione ci vibri un colpo mortale alle spalle ed allora, nel dolore e nell'umiliazione patita, ci ricordiamo della prima impressione che abbiamo avuta di quell'individuo, e vorremmo averla seguita.

Da dove trae origine questa prima impressione? La Rincarnazione ci offre una soluzione; cioè, possiamo spiegarla con il fatto che, nelle vite passate, la stessa persona ci ha procurato un grande dispiacere ed il ricordo del fatto ci balena nella mente come un'intuizione; al primo contatto con quella persona. Più caratteristici sono quei casi dove vi è, nello stesso tempo, l'attaccamento e l'avversione, amore e risentimento.

Mi ricordo di una signora che descrisse bene il suo atteggiamento nei confronti dell' amico al quale era profondamente attaccata: "Lo amo, ma lo disprezzo!" Quante mogli giornalmente ripetono le stesse parole nei riguardi dei loro mariti, e quanti mariti nei confronti delle mogli! Perché mai sorge questa confusione incomprensibile di sentimenti contraddittori?  Il bandolo di questa matassa ce lo offre efficacemente W.E.Henley nel suo poema.......
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