E' sotittuita da sostanze organiche (circa 300) di carattere grasso: idrocarburi, acidi, alcoli. Si presenta, nel momento della secrezione, di un colore bianco traslucido. Può poi assumere una vasta gamma di colorazioni, dal giallo chiaro all’arancio scuro, a seconda dei colori delle sostanze oleose contenute nei pollini di diversi fiori bottinati dalle api, che in essa si sciolgono. Il girasole conferisce per esempio alla cera una tonalità giallo oro, la sulla una tonalità aranciata, l’acacia una tonalità bianca.
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Cera |
Un iscurimento avviene, sempre nell’alveare, per contaminazione con la propoli e con residui dei bozzoli lasciati dalle larve sui fondi delle celle, e, successivamente, a causa del calore impiegato per l’estrazione o del tipo di metallo dei recipienti in cui viene fusa o conservata (se in ferro, zinco, rame e ottone, provocano ossidazione, buoni quelli stagnati e in alluminio, ideali in acciaio inossidabile). La cera d’ape è una sostanza insolubile in acqua, per questo è ottimale per ospitare - all’interno delle celle del favo - una sostanza che ha una base acquosa come il miele senza che ci sia compenetrazione o perdita. La cera è già plasmabile a una temperatura di 35°, e la sua temperatura di fusione è relativamente bassa (62-66°). Anche se può fondersi in presenza di solventi chimici (cloroformio, solfuro di carbonio, essenza di trementina, benzolo) è una sostanza sostanzialmente inerte, per questo si presta bene a essere utilizzata come protettivo o come isolante. In fusione, può essere mescolata a sostanze grasse. E’ resistente alla maggior parte agli acidi e agli enzimi digestivi della maggior parte degli animali. E’ più leggera dell’acqua sia allo stato solido che liquido. Le sue caratteristiche hanno permesso che venisse utilizzata in una grande varietà di ambiti: dalla fabbricazione di candele alla scultura, al trattamento del legno e diversi tipi delle superfici, come sostanza portante in cosmesi e farmaceutica.