30/12/13

Perchè si dice "per un punto Martin perse la cappa"?

Nel livornese, e non chiedetemi perchè, ho sentito spesso questo adagio. Già sentirlo con accento tipico del portuale, mi ha fatto smascellare dal ridere; il vernacolo livornese, si sa, è molto volgare, ma credetemi, è una fonte inesauribile di detti e proverbi. Certo è che avendomi i labronici gettato l'esca, io ho abboccato, e mi sono chiesta quale storia si nascondesse dietro Martino e relativa cappa.
Per un punto,
Martin perse la cappa
 Per un punto Martin perse la cappa,  per dire che basta un niente, a volte, a provocare un disastro, il fallimento di un progetto meditato, d'una lunga fatica. Questa curiosa espressione deriverebbe da un aneddoto che ebbe motlo credito ne medioevo. Martino era abate dell'Abbazia di Asello, e da persona molto caritatevole, volle sulla sua porta questa iscrizione: Porta patens esto. Nulli claudarus honesto (Porta, resta aperta. Non chiuderti a nessuna persona onesta). Ma chi eseguì il lavoro, sbagliò l'ortografia, e scrisse invece: Porta patens esto nulli. Claudaris honesto (Porta, non restare aperta a nessuno. Chiuditi alla persona honesta). Lo scandalo prodotto dalla trasposizione del punto fu enorme, e il papa dovette privare Martino dell'abbazia, facendogli così perdere la cappa di abate. L'espressione originaria però pare che fosse un po' diversa: Uno pro puncto caruit Martinus Asello (Per un punto Martino perse Asello) . E da qui viene il proverbio francese: Pour un point Martin perdit son ane!
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