Il-Trafiletto

23/01/14

Totò Riina ne ha per tutti, anche per Barbara Berlusconi definendola “Potentosa come suo padre

Nelle intercettazioni, durante l'ora d'aria di Totò Riina mentre parla con Lorusso, suo compagno di detenzione, Riina parla anche di Barbara Berlusconi: “Potentosa come suo padre” Nuova puntata delle conversazioni con Lorusso intercettate nel carcere di Opera. Il capo dei capi ironizza sulla Minetti e sul Cavaliere, ma parla anche di Andreotti - "persona seria" - e dell'omicidio Dalla Chiesa: "Eravamo pronti a dargli il benvenuto". 

 

Questa volta Totò Riina dice la sua su Barbara Berlusconi, figlia di Silvio: “Min… Barbarella, Barbaretta, sta Barbarella è potentosa come suo padre, perché si è messa sotto quello lì… Lui era un potente giocatore e non ha potuto giocare più, lui dice che vuole venire di nuovo”. Parole che il boss di Cosa nostra ha pronunciato il 18 settembre scorso durante l’ora d’aria nel carcere di Opera (Milano) in compagnia del solito compagno di detenzione Alberto Lorusso.

 La conversazione ha poi toccato altri argomenti collaterali: Nicole Minetti, Ruby “la nipote di Mubarak”, la ventilata candidatura di Silvio Berlusconi in Lettonia alle Europee… E, in altre giornate, Giulio Andreotti e l’omicidio Dalla Chiesa. Tutto captato dai microfoni nascosti della Dia e depositato agli atti del processo sulla trattativa Stato-Mafia in corso a Palermo, come altre conversazioni rese note nei giorni scorsi, comprese quelle contenenti le minacce al pm Nino Di Matteo, che rappresenta l’accusa in quel processo. Riina e Lorusso, in particolare, si chiedono se Berlusconi, ancora leader del Pdl e alleato di Letta, voglia fare cadere l’esecutivo. “Stasera c’è la votazione – dice Lorusso – Il Governo lui non lo farà cadere, non gli conviene fare cadere il Governo”: E Riina: “No, no. Cornuti sono chi sale al Governo. Lo sai com’è”. A questo punto Lorusso parla della possibile candidatura di Berlusconi in Lettonia: “Forse si candida là”. E Riina: “Va là a ‘cafuddare’“. Gli inquirenti hanno tradotto questo termine “nel senso di fare sesso”. E’ Lorusso a spiegare che “Berlusconi è conosciuto dappertutto, sono vent’anni che tutte le televisioni parlano di lui. In tutto il mondo parlano di lui”. Poi i due citano anche Nicole Minetti, l’ex consigliera regionale lombarda: “L’ha fatta assessore (in realtà era stata eletta in consiglio regionale nel listino bloccato, ndr) a 12.000 euro al mese, perché faceva l’assessore? Perche sapeva parlare la lingua inglese”. E Riina ride. Fino a parlare anche di Mubarak e di Ruby Rubacuori, definita “nipote di Mubarak”. “Che figlio di … – dice Riina – le vede che figlio…”. E continua a ridere. Ce n’è anche per Giulio Andreotti, il potente leader democristiano scomparso l’anno scorso. “Andreotti, quello è stato una persona seria, a livello mondiale. Figlio di put…, che persona seria, eh? Chiesa e casa, casa e chiesa. Questo qua era un burattinaio, che cavolo di burattinaio…”, dice Riina a Lorusso il 31 ottobre 2013. Pezzi di storia italiana, filtrati dalla logica del “capo dei capi” che nei primi anni Ottanta portò i “viddani” corleonesi alla conquista di Cosa nostra. “Quando ho sentito alla televisione che il generale Dalla Chiesa era stato promosso prefetto di Palermo per distruggere la mafia ho detto: ‘prepariamoci’. Mettiamo tutti i ferramenti a posto, tutte le cose pronte per dargli il benvenuto”. E ancora: “Lui gli sembrava che veniva a trovare qua i terroristi. Gli ho detto: ‘qua il culo glielo facciamo a cappello di prete”. I due poi si dilungano in considerazioni sull’assassinio del generale, il 3 settembre 1982 a Palermo. Riina poi ironizza sulle tesi che vedono dietro al delitto Dalla Chiesa il coinvolgimento di soggetti estranei a Cosa nostra: “Loro (i figli del generale, ndr) sono convinti che a uccidere il padre fu lo Stato. Ma c’è solo un uomo e basta. Ha avuto la punizione di un uomo che non ne nasceranno più”.

Testa di rapa? Sì, con tutti i benefici che ne derivano

E ci risiamo con i perchè si dice, anche il detto "testa di rapa" lo avrete sentito, o perchè ne siete stati vittima o perchè voi stessi lo avete lanciato contro qualcuno......ma è il caso di sfatare questo mito della rapa insulsa, perchè al contrario di quanto la popolare credenza ci porta a credere, la rapa, in tutte le sue varietà è una miniera di qualità (e ho fatto anche una rima...).
La rapa, nome scientifico Brassica rapa, è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Crocifere; il nome rapa si utilizza in modo generico per identificare circa 30 specie di questo ortaggio che viene coltivato sia per la sua radice che per sue cime fiorite, conosciute come cime di rapa. La rapa, a seconda della pianta da cui proviene, si presenta sotto varie forme e colori con dimensioni molto variabili: ne esistono varietà molto piccole ed altre grandi con forme sferiche, allungate oppure appiattite, mentre i colori vanno dal bianco violetto al giallo ed al nero. La rapa si consuma solitamente cotta ed ha un gusto leggermente dolciastro.
Rape bianche
E' composta per il 95,6% da acqua, contiene proteine, lipidi, carboidrati, zuccheri e fibra alimentare. La rapa contiene i seguenti sali minerali: ferro, sodio, potassio, e calcio. Per quanto riguarda gli aminoacidi sono presenti tiamina, riboflavina e niacina. Contiene vitamina C. La rapa ha proprietà depurative, diuretiche, emollienti, rinfrescanti, espettoranti e rivitalizzanti; il suo consumo è consigliato in presenza di stati di stanchezza, tosse, bronchite ed in caso di problemi legati ai reni come cistiti, calcoli ed insufficienza renale. Un decotto ottenuto con la cottura della rapa nel latte, nella proporzione di 150 gr. per un litro di latte, ha proprietà espettoranti ed apporta benefici in caso di mal di gola. Il consumo di rapa è altresì indicato in casi di gotta ed obesità. Le cime di rapa sono un ortaggio tipicamente italiano, coltivato soprattutto nelle regioni del sud Italia ( Puglia, Lazio e Campania ); le cime di rapa vanno consumate cotte ed hanno un sapore leggermente pizzicante ed amaro. Le cime di rapa contengono molte sostanze nutritive in possesso di proprietà terapeutiche e, la loro assunzione, apporta benefici a livello generale per il nostro organismo. I minerali e le vitamine contenute nelle foglie sono molto più abbondanti di quelle contenute nelle radici ( rape ); oltre agli antiossidanti le cime di rapa contengono vitamina A, B, C e vitamina K e carotenoidi. Le cime di rapa contengono acido folico, tiamina, riboflavina, luteina, xanthina, acido pantotecnico; nelle foglie sono presenti anche minerali come calcio, ferro, manganese, rame e potassio, quest'ultimo presente in buona quantità. Le cime di rapa contengono buone quantità di polifenoli, flavonoidi e acido hydroxycinnamico, una sostanza con proprietà antiossidanti responsabile di molti benefici alla salute del nostro organismo. I flavonoidi presenti nelle cime di rapa invece combattono i radicali liberi ritardando così l'invecchiamento delle cellule ed aumentando, in teoria, lo stato di salute di un individuo.

Perchè si dice "avere le corna"?

Tutti i giorni vi capiterà di sentire qualcuno che parlando di tradimenti dà del cornuto o cornuta a qualsivoglia persona. Giusto per distinguersi, i labronici usano la parola "becco", e nel loro linguaggio con le vocali aperte dicono: "Oh becco lì"........ Ma noi vogliamo indagare l'origine del detto originale e rimanderemo ad altra occasione lo studio dei detti livornesi.
Pasifae e il Toro
"Avere le corna", è spesso utilizzata per indicare qualcuno che è stato tradito. L'origine di questo modo di dire trova le proprie radici nella mitologia. Si narra infatti che nell'isola di Creta, la regina Pasifae, moglie del Re Minosse, fosse molto restia ad avere rapporti sessuali. Fu così punita da Afrodite, Dea dell'amore, che la rese totalemente dipendente del sesso, praticamente una ninfomane. Dopo essere stata allontanata dal marito Minosse, preoccupato di perdere la corona, in una zona sperduta ed incolta di Creta, pur di soddisfare il suo bisogno si invaghì di un toro e per consumare l'atto chiese a Dedalo di costruirle una struttura a forma di mucca. Dalla loro unione nacque il famoso Minotauro e contestualmente l'abitudine degli abitanti dell'isola di salutare Minosse con il gesto della corna, per ricordargli che era stato tradito anche con un toro.

I delfini si chiamano per nome

I delfini secondo il modesto parere sono un anello di congiunzione fra l'umano e il divino, e gli studi relativi alla comprensione del loro linguaggio così complesso e altrettanto misterioso, portano gli studiosi a trarre interessanti conclusioni.
Questo linguaggio è composto da dialetti locali o lingue a più vasta diffusione, fino ad arrivare a vere e proprie "lezioni di vita" impartite dai delfini adulti ai più piccoli a colpi di vocalizzazioni, fischi e click. I ricercatori della University of St Andrews hanno recentemente scoperto che alcune specie di delfini, durante le loro vocalizzazioni, utilizzano suoni ben definiti che potrebbero essere associati a nomi propri. Ogni delfino ha un suono che lo contraddistingue, e gli individui del gruppo sono in grado di capire e memorizzare il suo nome per utilizzarlo in qualche conversazione futura. "I delfini vivono in un universo tridimensionale, lontano dalla costa, senza alcun punto di riferimento, e hanno bisogno di rimanere in gruppo" spiega Vincent Janik, ricercatore della Sea Mammal Reserach Unit.
 "Questi animali vivono in un ambiente in cui è necessario possedere un sistema di contatti molto efficiente". Le relazioni sociali nel mondo dei delfini sono particolarmente complesse, e non sempre idilliache come mostrano alcuni documentari: alla spiccata intelligenza spaziale, linguistica e matematica si associano anche casi di violenza deliberata verso individui del sesso opposto o appartenenti ad altri gruppi sociali, fino ad arrivare a stupri e infanticidi. In un mondo in cui il tuo compagno potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte, identificarsi nel mezzo dell'oceano diventa indispensabile. E' da molto tempo che si sospetta che i delfini utilizzino dei suoni distintivi per chiamarsi per nome, in modo molto simile a quanto fa quotidianamente l'essere umano. Questi suoni, insoliti se paragonati ai set vocali più tradizionali, vengono appresi dagli altri delfini e utilizzati, pare, per riferirsi ad altri individui del proprio gruppo. E' la prima volta, tuttavia, che viene dimostrato come i delfini rispondano al richiamo corrispondente al proprio nome. I ricercatori hanno registrato i segnali sonori distintivi di alcuni delfini "naso a bottiglia" (Tursiops truncatus), facendoli ascoltare agli stessi mammiferi marini attraverso alcuni speaker subacquei. "Abbiamo riprodotto i fischi distintivi degli animali di quel gruppo, abbiamo anche riprodotto alcuni suoni del loro repertorio, per finire con fischi provenienti da diverse popolazioni di delfini, animali che non avevano mai visto nella loro vita" spiega Janik. I ricercatori hanno scoperto che i delfini hanno reagito (rispondendo con lo stesso richiamo) soltanto ai loro suoni distintivi, proprio come farebbe un essere umano nel momento in cui sente chiamarsi per nome. "La maggior parte del tempo i delfini non riescono a mantenere il contatto visivo, non possono usare l'olfatto sott'acqua, cosa molto importante nella fase di riconoscimento dei mammiferi, e non tendono a rimanere in un solo posto, per cui non hanno nidi o tane in cui ritornare". Secondo i ricercatori, è la prima volta che si osserva un animale utilizzare suoni particolari per riferirsi ad un individuo utilizzando un vero e proprio sistema di nomi. Anche se, rimanendo nella sfera dei mammiferi marini, un altro animale potrebbe comportarsi in modo molto simile: il capodoglio. Nel 2011, una ricerca pubblicata su Marine Mammal Sciences riportava come un piccolo gruppo di capodogli che vive al largo delle coste caraibiche utilizzi delle particolari vocalizzazioni in grado di distinguere ogni individuo della comunità. Questi capodogli approcciavano gli altri membri del gruppo emettendo una serie di vocalizzazioni uniche, "presentandosi" agli altri e rendendosi riconoscibili a distanza di chilometri.

"Keep 32" la molecola che elimina il batterio responsabile della carie dentale!

Sono una fissata con i denti e l'igiene dentale e nella mia borsa non  manca mai un piccolo spazzolino da viaggio e il mini dentifricio. Non riesco a stare una giornata intera senza lavarmi i denti, mi si impasta tutta la bocca, ho la sensazione che tutto mi si attacchi al palato. E poi c'è comunque il problema della carie,  andare dal dentista e doversi sottoporre alla tortura del trapano e successivamente ai costi lunari dell'otturazione, non va per niente bene (per lo meno secondo i miei calcoli). Perciò, questa notizia mi ha fatto fare una ola immensa, mi ha fatto canticchiare, e per festeggiare sono andata a comprare le "lingue di Menelicche".
Alcuni ricercatori dell'Univesità di Santiago del Cile in collaborazione con i colleghi della prestigiosa Università di Yale (Stati Uniti), già creatori di un vaccino contro carie e cavità dentarie ma mai giunto in commercio,  hanno brevettato una nuova molecola in grado di eliminare il batterio responsabile della carie e delle cavità dentarie. Si chiama "Keep 32" poiché in grado di preservare la salute di tutti e 32 i nostri denti.
 L'innovativo composto chimico si basa su un procedimento semplice ma che impedisce sul nascere la formazione della carie; uccide infatti lo Streptococcus mutans, il batterio gram positivo comunemente presente nella cavità orale e principale responsabile della formazione delle carie. Questo batterio, infatti, attraverso il suo metabolismo trasforma lo zucchero saccarosio in acido lattico che è capace di corrodere il prezioso smalto dei denti. A differenza dei comuni colluttori e dentifrici a base di fluoro,  che rinvigoriscono lo smalto, Keep 32 estirpa il problema alla radice eliminando i biofilm batterici di Streptococcus mutans. I due principali autori della ricerca, i ricercatori Erich Astudillo e Jose Cordova, a supporto dell'importante scoperta scientifica hanno rilasciato la seguente dichiarazione: "Siamo in attesa di un via libera per la sperimentazione clinica. La nostra molecola - hanno aggiunto i due - è molto versatile e potrebbe essere aggiunta tranquillamente a dentifrici, collutori, gomme da masticare e perché no, perfino nei dolci". Prima di dire addio al fastidiosissimo problema dentario ed al trapano del dentista ci sono da attendere diversi passaggi burocratici e tecnici, che già in passato hanno bloccato il rivoluzionario vaccino anticarie. Oltre a quello dell'Università di Yale, il più conosciuto, ne fu approntato un altro anche da ricercatori del Forsyth Institute e recentemente, nel 2010, l'Università di Parma ha presentato un innovativo progetto di ricerca al fine di realizzare un vaccino contro la carie, in particolare quella infantile.
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