Per un
Milan in preda alla
disperazione, arriva dal
cielo la speranza:
Clarence Seedorf dovrà compiere un vero e proprio miracolo! Il
calcio è cosi, dalle stelle alla stalle, e per adesso a pagarne le conseguenze e stare nelle “stalle” tocca ad
Allegri, già divenuto un
ricordo in
casa rossonera.
Il
mondo “pallonaro” dimentica facilmente i suoi eroi rilegandoli al termine della loro era nel breve volgere d'una notte: la regola è irremovibile, la
sentenza tuona per
l'allenatore livornese che tra pochi
rimpianti e molti “se” e altrettanti “ma” lascia la
panchina rossonera con qualche velenosa “
cinguettata” al fido messaggero
twitter. Eppure non più tardi di due anni e mezzo fa veniva portato in
trionfo al termine della sua
prima stagione alla
guida del Milan, insignito di riconoscimenti come il più
giovane mister tra i più prestigiosi ed inarrivabili in
Europa.
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| Clarence Seedorf |
Adesso, mentre passano inesorabili i
titoli di coda e la sua “bella madunina” non brillerà più per lui né da lontano né da vicino, si starà probabilmente domandando cosa è soprattutto perché mai abbia pronunciato quel fatidico e maledetto “si” in una sciagurata sera di giugno del 2013, al proseguio di un matrimonio che era già giunto alla fine da
tempo.
E pensare, ironia della sorte, che fu proprio lui a rifiutare sulla soglia dell'altare alla sua primiera promessa sposa. Era estate, il sole faceva capolino, e c'era il
cuore “de Roma” che pulsava forte solo per lui.
Sliding doors,
porte che si aprono e tante altre che si chiudono, decidendo in un istante il
futuro che sarà.
L'identico destino che gli ha portato in dote gloria e denaro, ora gli ha voltato le spalle, anzi si è materializzato nel volto di un giovanotto,
juventino rampante per ora sotto altre spoglie, che meno di una settimana fa ha inferto a lui e al
Milan l'umiliante quaterna.
Il
calcio ha necessità di eroi e la sua faccia triste ormai mal si conciliava con i propositi di
rivincita del grande
condottiero e della sua madamigella. Ed è in questi momenti che fa la sua comparsa “Lothar”
Galliani, il pensionato
miliardario il cui viso durante l'incontro con il “menestrello”
Sassuolo aveva superato la soglia del dolore per raggiungere le praterie sconfinate e tetre della
rassegnazione, alla fine s'è arreso. Così, seguito e scortato da un
coro di consensi di
popolo e di
stampa che ha pochi riscontri nella storia recente, si conclude l’era del baldo
Allegri e s'è giunta quella del cavaliere
Seedorf, il
predestinato.
La sceneggiatura del suo
arrivo è scritta con mani sapienti e interpretata da attore consumato dallo stesso
protagonista: il sobrio arrivo in elicottero sul
campo del Botafogo, la corsa verso
Milano, l'ingresso nello
stadio di San Siro da angelo nero che torna laddove la sua storia d'amore (titolo preso in prestito dalla fida Gazzetta) era iniziata. Persino i perfidi
cronisti sportivi hanno percepito
l'atmosfera, dispensando voti d'eccellenza ai
rossoneri che hanno sconfitto la resistibile armata dello
Spezia. E la
coreografia è destinata a riservare altre
sorprese al debutto sul
campo dell'olandese volante.
Seedorf in questa macchina mediatica ci sta come pochi altri. Un
campione che ha saputo costruirsi
un'immagine manageriale sin da quando le trecce ornavano la sua criniera ora nullo crinita.
Intelligente, preparato, capace di usare con proprietà le molte lingue che parla, ha sempre offerto di sé il volto di un
leader, dentro e fuori dal
campo che sa ciò che vuole e va dritto allo
scopo. Quello che si chiama un
leader naturale nello
spogliatoio, attento a non confondersi con i
comportamenti gaglioffi di certi suoi colleghi. Una sagacia applicata alla costruzione d'una
carriera di
uomo vincente. Forse perciò si è sempre mostrato riluttante a episodiche e generiche esposizioni sui temi delle battaglie civili, preferendo anche su questo
terreno condurre in proprio rilevanti azioni sociali e umanitarie. Insomma, il mondo secondo
Clarence. Ora il figliol prodigo è atteso alla più grande delle
sfide: dimostrare che la sua
classe non conosce confini e lo accompagnerà anche in
panchina.
Di lui ci hanno detto tutto gli
addetti ai lavori:
modulo prediletto, sistemi avveniristici
d'allenamento, ma
Seedorf sa bene che i miracoli a
Milano non si ripetono con facilità e finora sono riusciti a ripetizione al più illustre dei suoi
predecessori,
Fabio Capello, anch'egli voluto dal
presidente e dimostratosi una scommessa vinta. Sarà così anche per lui?
L'impresa non si presenta facile perché la
squadra è ora un lento e informe agglomerato di
giocatori che recitano a soggetto. Se la
difesa pare il
reparto più debole e non all'altezza di una
compagine di rango, anche in
mezzo e in
avanti molto sarà da
sistemare, dalla
posizione di Montolivo al ruolo di
Kakà e
Honda fino all'enigma
Balotelli, di cui non si discutono i mezzi eccelsi, ma
l'anarchia tattica oltre al suo
carattere. Chissà se l'olandese gli mostrerà qualche utile filmato su come
giocano il pallone d'oro Cristiano Ronaldo, Messi, Ribery, sempre pronti a
ripiegare quando è necessario. Ora
Clarence parte con un indiscutibile vantaggio: peggio di così non si può davvero fare.
C'è da proseguire il
cammino in Coppa Italia. Quanto alla
Champions, ciò che verrà in più sarà giudicato un vero miracolo.
Seedorf sa bene tuttavia quanto sia importante sfruttare il
mezzo campionato che resta: ha un
bonus da utilizzare, ma conosce altrettanto bene il suo datore di lavoro e non gli sfugge che anche quest'anno c'è poco da scherzare. Ci sono 30 punti tra la
Juventus e il
Milan, un abisso intollerabile per re
Silvio che ha sempre identificato l'immagine di uomo vincente con la
squadra.