Il-Trafiletto
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25/01/14

Sprechiamo troppo cibo | Casonetti pieni di prodotti ancora commestibili

Sprechiamo troppo cibo. I casonetti dell'immondizia accolgono cibo in parte ancora edibile. In una società consumistica come la nostra, non poteva che essere così. Abbiamo molto di più di quello che ci serve, e di conseguenza buttiamo.

Lo spreco di cibo è un tema molto discusso, e per quanto alcune stime allarmistiche possano essere forse sovrastimate, resta il fatto che troppo cibo viene sprecato. E questo sembrerebbe essere vero soprattutto negli USA. Per sensibilizzare sul problema, il ventisettenne Rob Greenfield di San Diego si è impegnato in una insolita sfida personale: per una settimana ha mangiato cibo recuperato dalla spazzatura.
Ma ha fatto anche qualcosa di più, realizzando anche 21 piatti di “alta cucina”, per dimostrare che si tratta di cibo in perfette condizioni.
 Greenfield ha recuperato le sue cibarie dai cassonetti dei negozi di alimentari, che appaiono il vero punto debole dello spreco di cibo negli Stati Uniti: prodotti come frutta, verdura, latte e latticini, quando non sono più freschissimi vengono gettati via. Ma il fatto che non siano freschissimi non vuol dire che non siano più commestibili e nemmeno che siano scaduti. Alcune stime dicono che negli USA vengono buttati via ogni anno 40.000 tonnellate di cibo che potrebbe essere commestibile e l’iniziativa di Greenfield (come altre su questo tema) vogliono sensibilizzare alla possibilità di impieghi alternativi: ad esempio il cibo potrebbe essere regalato ai poveri e alle associazioni di volontariato.

18/11/13

La Regione Toscana fa da apripista in Italia e vara il censimento dei terreni abbandonati

La politica dello spreco in Italia, aveva contagiato un po' tutti i settori. Ma in momenti di crisi, la necessità si fa virtù. Inizia la Regione Toscana a censire i campi incolti da mettere a disposizione di agricoltori senza terreni da coltivare. A Milano intanto, nasce il portale per mettere in contatto i contadini urbani e non, con i proprietari di campi improduttivi.

Campi incolti Toscani
L'Italia prova a far fruttare la miniera d'oro dei terreni incolti per combattere dissesto idrogeologico e disoccupazione. A fare da apripista con un progetto pilota destinato - si spera - a fare proseliti, è la Regione Toscana che in questi giorni ha messo a punto gli ultimi tasselli per il lancio operativo della Banca della Terra. Il progetto è semplice: censire le migliaia di ettari di campi lasciati a gerbido o in pasto ai rovi (pubblici e privati) per metterli poi a disposizione a canoni concordati e con sussidi ai tanti agricoltori senza terreni da coltivare. Un modo non solo per creare posti di lavoro, ma anche di "incrementare i livelli di sicurezza idraulica e idrogeologica del territorio", come ha spiegato l'assessore Gianni Salvadori uno dei promotori della "Borsa" dei terreni incolti. La materia prima, come è evidente a tutti, non manca. Stime vere e proprie sull'estensione delle terre abbandonate nel Belpaese non esistono. Ma per dare un'idea delle proporzioni, un'area attenta al territorio come l'Alto Adige ha calcolato che sul territorio regionale ci sono 30mila ettari dedicati alla cultura intensiva e 100mila lasciati a se stessi che non vedono da anni un aratro o un trattore in azione. Firenze si è mossa unendo le forze di tutte le istituzioni locali: è stato messo a punto con l'Ente delle terre regionali il regolamento tecnico per il censimento e l'inserimento dell'incolto nella Banca della Terra. Una volta scattata la fotografia del patrimonio a disposizione, la banca provvederà all'assegnazione. Avranno priorità i coltivatori diretti più giovani e il canone d'affitto equo sarà stabilito dall'Ente terre. In caso di campi di privati, il prezzo potrà pure essere negoziato tra le parti. Il risultato sarà doppio: da una parte si rimetteranno in attività aree rimaste improduttive a volte per decenni. Dall'altra si creeranno posti di lavoro e si curerà di più senza troppa spesa pubblica (si sa in che condizioni sono i conti degli enti locali) la stabilità dei terreni. Fatto che in un paese con i guai idrogeologici dell'Italia non è certo un male. L'iniziativa della Toscana potrebbe a breve trovare nuovi emuli. La Liguria (altra regione di terre abbandonate e di dissesti geologici) ha già approvato il varo della sua Banca della terra anche se allo stato non sono ancora stati attivati i decreti attuativi per renderla operativa. E la LegaCoop ha preso a cuore la vicenda, iniziando a promuovere la proposta in giro per l'Italia attraverso la rete dei suoi associati. Il mercato, del resto, esiste se è vero che a Milano, non proprio un'area agricola d'elezione è nato di recente il sito www.terraXchange.it. Una piazza virtuale privata e non a fine di lucro dove si mettono in contatto i proprietari dei terreni abbandonati attorno alla città (molti più di quanto si pensi) e le migliaia di agricoltori e di contadini urbani a caccia disperata di un fazzoletto di terra da coltivare. L'affitto, in questo caso, si salda con i prodotti dei campi.
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