Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta rover. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta rover. Mostra tutti i post

24/05/14

Mars One | Parte seconda | Fuori dal mondo pensando a Marte!

Già, proprio cosi! Vivere fuori dal mondo pensando ad una vita nel Pianeta rosso. Uscire fuori necessita d'indossare una tuta spaziale realistica e attraversare una camera d'equilibrio simulata.

Perfino comunicare con il resto del mondo implica un ritardo di 20 minuti.
"La tuta fa sentire davvero isolati", ricorda Asheley Dale, studente di dottorato in ingegneria aerospaziale presso l'Università di Bristol che nel 2011 ha trascorso due settimane nella Mars Desert Research Station (MDRS) nello Utah occidentale.

"I guanti sono ingombranti e l'aria viene fatta circolare da un sistema apposito: non si riesce a sentire nulla se non attraverso la radio. La quota elevata mette a dura prova il sistema cardiovascolare e la tuta pesa più di 10 kg. Inoltre il casco limita la visuale: normalmente non ci rendiamo conto di quanto vedere i propri piedi aiuti nel camminare".
Mars Desert Research Station (MDRS)
(immagine dal web)

A gennaio, Ashely è tornato nello Utah per altri 14 giorni, Tra gli obiettivi c'è quello del collaudo di una nuova tuta con scorte d'aria incorporate, l'osservazione di come i batteri "estremofili" reagiscono al deserto dello Utah e l'uso del rover Artemis Jr dell'Agenzia spaziale canadese un prototipo di mezzo per l'esplorazione lunare: "Per collaudare davvero sistemi come questi bisogna uscire fuori dai laboratori", aggiunge Ashely, "e lo stesso vale per le persone".

L'Università di Bristol lavora anche su guanti di nuova concezione che trasmetteranno informazioni dalla superfice esterna ai polpastrelli di chi li usa, attraverso impulsi di ultrasuoni. La speranza è che questi guanti permettano agli astronauti di interagire meglio con l'ambiente, nonchè di svolgere più facilmente lavori manuali che richiedono l'uso di attrezzi. Gli studi sulla reclusione di esseri umani, in cui si emula l'isolamento richiesto da missioni spaziali prolungate, sono iniziati negli anni Sessanta. (science)

26/01/14

Il cerchio si stringe | La vita su Marte ha le…ore contate!

Il cerchio si stringe: la vita su Marte ha le...ore contate! Alla fatidica domanda, al dubbio ormai incessante e costante nelle menti degli scienziati se Marte abbia mai ospitato la vita, pare che si stia arrivando ad una risposta certa e definitiva!

Pur nonostante la risposta a tale domanda pare "dribblare", rendendo quasi del tutto inutili i tentativi continui degli scienziati, nel giungere ad una conclusione definitiva, pare che il cerchio si sta stringendo! Sono ben 5 gli articoli pubblicati sulla rivista scientifica Science che in maniera dettagliata, grazie alle ultime analisi fatte da Curiosity all’interno del cratere di Gale, alla ricerca di ambienti che nel remoto passato del pianeta potessero risultare abitabili, ne danno prova di quanto sudetto. A capo di queste scoperte è un editoriale firmato da Ohn P. Grotzinger, del California Institute of Technology di Pasadena: stando ai dati chimici e fisici raccolti, Marte in passato avrebbe potuto ospitare la vita!
 
I nuovi risultati, racconta Grotzinger, sono solamente l’ultima tappa di una ricerca che prosegue ormai da un decennio. La storia inizia infatti nel 2004, con lo sbarco sul pianeta di Spirit e Opportunity, i dei due rover della Nasa che dovevano verificare i risultati degli esami orbitali, dimostrare cioè che nel lontano passato su Marte, esistevano ambienti ricchi di acqua. La missione fu un successo, gettando così le basi per l’impresa successiva, nome in codice: Mars Science Laboratory (Msl).

2dlsr3l
Suolo Marziano
Il rover sviluppato dalla nuova missione della Nasa, Curiosity, è sbarcato infatti nel cratere di Gale nel 2012, equipaggiato con un set di strumenti pensati espressamente per verificare se gli ambienti acquatici presenti su Marte fossero in grado di sostenere la vita. Oltre all’acqua infatti, sono necessari anche alcuni elementi specifici, ovvero Ossigeno, Azoto, Idrogeno, Zolfo e Fosforo, e ambienti che permettano il sostentamento e lo sviluppo di batteri. I risultati delle analisi, pubblicati oggi su Science, segnano un nuovo passo avanti.

I 5 studi dimostrano infatti che nell’antichità il cratere di Gale era percorso da lunghi corsi d’acqua, che dalle pendici della depressione scorrevano a valle, formando un lago al centro dell’area. Ph e salinità dell’acqua erano moderati, ed erano presenti anidride carbonica e monossido di azoto, composti chimici che rendono molto probabile la presenza di carbonati e materiali organici. Cosa vuol dire? Per gli scienziati, significa che la zona era abitabile.

Dimostrare che fosse realmente abitata però è un’altra storia. Gli strumenti di Curiosity infatti non sono pensati per rilevare la presenza di forme di vita, e il compito cadrà quindi sulle spalle delle prossime missioni, che dovranno esplorare le rocce della zona alla ricerca di fossili. Questo non vuol dire che la missione del rover sia giunta a termine. “Curiosity ora potrà aiutare a comprendere in che modo i composti organici potrebbero essere conservati negli strati rocciosi”, scrive infatti Grotzinger. “In questo modo, fornirà indicazioni preziose per restringere la ricerca delle aree in cui potrebbero essere presenti materiali in grado di preservare dei fossili”.



Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.