Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta pianta. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pianta. Mostra tutti i post

16/09/14

Spezie in cucina: Rosmarino e Salvia.

Il ROSMARINO è una pianta appartenente alla famiglia delle Lamiacee, è originaria dei Paesi mediterranei e possiamo trovarlo lungo i litorali del mar Mediterraneo, infatti ros marinus in latino significa rugiada marina. È una pianta sempreverde con fusto legnoso e foglie aghiformi, spesso con fiori, acheni di colore azzurro-violetto presenti per quasi tutto il corso dell’anno. Prima del XVIII secolo era utilizzato soprattutto come erba officinale, oggi viene usato in tutte le cucine per dare sapore e profumo a molte pietanze, siano queste a base di carne, pesce, patate o addirittura per insaporire pane torte rustiche e focacce. In diverse regioni è uso comune impiegare il rosmarino per aromatizzare olio e aceto, grazie alla presenza di olio essenziale contenente il pinene, il limonene, il conforene, flavonoidi, tannini, canfora, acido rosmarinico, acidi fenolici ecc. In fitoterapia il rosmarino viene impiegato per trattare la diarrea, le mestruazioni troppo abbondanti, per il mal di testa e come antidepressivo. La SALVIA La salvia, come il rosmarino è una pianta sempreverde che appartiene alla famiglia delle Lamiacee, ha foglie ovali e anche lei fiori azzurro-violacei. In latino il suo nome deriva da Salvus, che significa sano, salvo, infatti la salvia era conosciuta già nell’antichità dove veniva stimata per le sue proprietà medicinali. Tra i fornelli la salvia viene spesso usata in combinazione col rosmarino per la farcitura di carni e da sola per aromatizzare formaggi, burro e zuppe varie. Come fitoterapico è un ottimo rimedio contro le patologie delle alte vie respiratorie e come antiglicemico. E’ da sconsigliare nelle donne in gravidanza in quanto in tempi lontani era usato per favorire le contrazioni uterine nei parti difficili.(immagini prese dal web)

13/06/14

L'olivo: origini e leggende

Da circa 7.000 anni la storia dell'uomo è legata a quella dell'olivo, pianta natichissima. Civiltà e religioni sono una reale testimonianza del legame fra uomo e olivo, l'olivo ha cambiato la vita dell'uomo. Testimonianza ne è la Bibbia, in cui il ramoscello d’ulivo è (insieme all’arcobaleno) il simbolo della pace tra Dio e gli uomini dopo il diluvio universale. L’ulivo e l’olio compaiono anche nel Corano: “Dio è la luce dei cieli e della terra. La sua luce è come una nicchia, in cui si trova una lampada (...) il suo combustibile viene dall’olio di un albero benedetto, un Olivo ”.

Nella mitologia greca la creazione di questo albero è attribuita ad Atena, dea della Sapienza. Infatti  durante una competizione con il dio Poseidone per diventare la divinità protettrice di Atene, la dea fece sorgere una pianta di ulivo da una roccia per donarla agli ateniesi, mentre Poseidone fece comparire dalla foresta un nuovo animale: il cavallo. Gli ateniesi scelsero l’ulivo, perché il cavallo rappresentava la guerra mentre la nuova pianta avrebbe garantito loro olio, legname e luce e quindi abbondanza e pace.

Antico olivo
immagine presa dal web
E' una pianta  originaria del Mediterraneo Orientale, le sue tracce più antiche sono state trovate ad Haifa in Israele e risalgono al V millennio a.C. La coltivazione e la produzione dell’olio extravergine d'oliva vennero invece messe a punto prima dai Greci e poi dai Romani e rimasero sostanzialmente invariate per secoli. Anche la diffusione della pianta si deve ai greci che, nella loro espansione, portarono l’ulivo in tutti i paesi della Magna Grecia, ed ai romani che fecero lo stesso portando la coltivazione dell’ulivo fino in Francia e Spagna. In queste aree, così come in Italia, l’ulivo trovò condizioni climatiche tali da diventare facilmente e ben presto parte integrante del paesaggio.

Gli utilizzi dell’olio d’oliva sin dall’antichità sono stati i più vari, infatti anche se il ruolo più importante lo riveste nell’alimentazione per la cottura dei cibi e come condimento, l’olio di oliva è anche stato un componente dei cosmetici più antichi, è stato da sempre utilizzato come medicamento, come combustibile e nei riti religiosi.

01/05/14

La rugiada del sole: Drosea

DROSERA ROTUNDIFOLIA In caso di faringite, laringite o tracbeite Cresce sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale, negli acquitrini e nelle torbiere, sugli sfagni e i muschi, in suoli acidi e poveri d'azoto. 

Le minuscole drosere, della famiglia delle droseroceoe, con le loro rosette di foglie arrotondate, si innalzano in gracili fusti fiorali alti dai 15 ai 20 cm. Le foglie sono ricoperte da tentacoli rossi, sensibili e sottilissimi, che terminano con piccole ghiandole che secernono un succo vischioso, zuccherino e luccicante (dal greco droserà = coperto di rugiada) che ha dato alla pianta il nome popolare di Rugiada del sole. I fiori, riuniti in una o più spighe, sono bianchi, rivolti tutti dallo stesso lato e fioriscono in maggio e luglio. Gli insetti attirati da questa secrezione restano invischiati e altri tentacoli si richiudono sopra la minuscola preda. Digerito l'insetto, la drosera ridistende le sue foglie pronte a catturare un'altra vittima. Si dice che, durante l'estate, possa catturarne duemila; è, in effetti, una pianta carnivora, dotata di un enzima simile alla pepsina del succo gastrico dell'uomo. La pianta, per la sua azione spasmolitica, bronchiolitica e bechica è utilizzata nelle affezioni dell'apparato respiratorio caratterizzate da tosse secca o irritante provocata da faringite, laringite o tracheite, e tosse convulsiva. È particolarmente adatta nel trattamento delle forme bronchiali da spasmo, come bronchite asmatica, asma allergico e nella pertosse. Calma gli accessi, ne diminuisce la frequenza, la durata e inibisce i conati di vomito scatenati dagli accessi pertussoidi. Esternamente veniva impiegata contro verruche, porri e callosità. Contiene notevoli quantità di polisaccaridi, polifenoli tra cui: iperosside, quercitina e isoquercitina.
DROSERA ROTUNDIFOLIA
immagine presa dal web
La pianta allo stato fresco risulta rubefacente (provoca un temporaneo aumento della quantità di sangue presente nei capi Ilari), leggermente irritante e proteolitica (trasformazione delle proteine in sostanze meno complesse). l'uso cosmetico è limitato a preparazioni estemporanee come frizioni antiforfora e pediluvi. La presenza dei naftochinoni, tra i costituenti principali, dal colore rosso bruno, conferisce alla pianta la sua tipica colorazione rossastra. La tisana scurisce le urine.
PREPARAZIONE E USO L'uso della pianta è controindicato in caso di ulcera gastroduodenale è intestinale, perchè le sue preparazioni possono provocare infiammazioni alle mucose.La somministrazione può provocare, in alcuni casi, nausea e diarrea. Ad eccezione di questi casi la pianta, ai dosaggi terapeutici, non presenta effetti collaterali. Viene utilizzata tutta la parte aerea. *Infuso: 1g di droga sminuzzata in 150 ml di acqua bollente. Filtrare dopo 15 minuti e assumere 2-3 tazze al giorno.
*Tintura di Drosea: macerare 50g di pianta fresca schiacciata in un quarto di litro di alcool a 60° per 10 giorni; 10 gocce, tre volte nelle 24 ore, in una tisana.
*Su calli e verruche applicare 3-4 volte al giorno del succo fresco di Drosea.
*Tintura Madre: adulti, 20 gocce tre volte al giorno; bambini, 5 gocce per anno di etàsuddivise nella giornata, fino ad un massimo di 30 gocce al giorno. Somministrarla diluita in acqua o in succo di frutta.

21/04/14

Echinacea, un grazie ai Pellerossa

Echinacea, un grazie ai Pellerossa Il suo nome deriva dal termine greco echinos, riccio. E si riferisce al cono spinoso centrale dei suoi fiori. Questa pianta erbacea perenne, universalmente riconosciuta e apprezzata, appartiene alla famiglia delle Asteraceae ed è originaria delle praterie dell'America del nordest. 

Echinacea

Ne esistono parecchie varietà, ma le più conosciute e utilizzate sono sostanzialmente tre: purpurea, angustifolia e pallida" I fusti cavi raggiungono il metro di altezza; le foglie sono allungate, strette e ricoperte da peluria; i fiori, colar malva, che crescono all'estremità dei fusti, sono molto vistosi. L'uso medicinale della pianta si deve agli indiani del Nord America che "Impiegavano la radice dell'echinacea per curare molti disturbi della pelle: dalle piaghe normali a quelle causate da decubito, dalle ferite a foruncoli e acne fino alla cura dei geloni" I Comanches la utilizzavano come rimedio contro il mal di denti e le affezioni della gola" Ma era soprattutto usata contro "il morso dei serpenti Oggi l'echinacea è una delle piante su cui è stato compiuto il maggior numero di studi scientifici, dopo che l'uso empirico ne aveva messo in luce la sua straordinaria efficacia sia a livello locale, in quanto ritarda la diffusione delle infezioni, sia a livello generale, perché aumenta le resistenze dell'organismo" Le proprietà fondamentali dell'echinacea sono: Immunostimolante, aumenta "I meccanismi di difesa attraverso una maggiore produzione di anticorpi e l'aumento del numero dei leucociti (glubuli bianchi) nel sangue, che provoca la distruzione dei microrgansrni; antinfiammatoria, particolarmente nel cavo orale, perché inibisce la diffusione della carica batterica soprattutto nei tessuti molli, e grazie all'echinacina, un polisaccaride, favorisce la cicatrizzazione delle ferite; antitossica, stimola nel fegato e nei reni i processi di disintossicazione, grazie ai quali si neutralizzano ed eliminano le sostanze tossiche o estranee che circolano nel sangue" l'azione antivirale è specfica contro il virus dell'influenza, quelli responsabili dell'herpes e delle stomatiti vescicolari. È indicata quindi In caso di malattie "Infettive infantili, sinusite, tonsillite e malattie respiratorie acute e croniche" Si consiglia in caso di ascessi, ferite o ustioni, follicolite, ulcere, psoriasi dermatite ed eczerni. Nelle malattie prostatiche decongestiona la ghiandola prostatica ed evita le frequenti infezioni umane.

PREPARAZIONE E USO MEGLIO CON L'AIUTO DEL MEDICO 
Se ne sconsiglia l'impiego in caso di allergia accertata nei confronti delle Asteraceae. L'uso interno e intramuscolare è sconsgliato nelle malattie sistemiche progressive quali collogenopatie, leucosi, sclerosi multipla, tubercolosi, aids e altre malattie auto immuni L'uso a scopo preventivo e curativo deve essere stabilito dal medico.
Infuso per uso interno: mezzo cucchiaino da tè (circa l g) per ogni tazza d'acqua bollente; filtrare dopo circa l0 minuti. Bere da 3 a 5 tazze al giorno tra ipasti. Impacchi e lozioni per uso esterno: 30-50 g di radice tritata in l litro d'acqua. Per prevenire il mal di gola: 50 gocce al mattino di estratto fluido a digiuno; associarlo al complesso di oligoelementi rame-oro-argento. Normalmente l'echinacea è disponibile sotto forma di estratto, liquido, tintura, capsule, ecc In questi casi si devono seguire le istruzioni allegate al medicinale.

16/03/14

Un antinfiammatorio, antialcol e antistress per gli "svapatori" delle sigarette elettroniche.

Sembra che il mercato delle sigarette elettroniche sia destinato, nei prossimi mesi, ad un altro boom nella campagna antitabacco. Infatti tra non molto farà la sua comparsa in questo mercato un prodotto che sembra aiutare a disintossicarsi in modo naturale dalla nicotina. Si chiamerà Whiff il nuovo brand che da fine luglio lancerà i suoi prodotti sul mercato. Esso vanta un team di ricerca e sviluppo tutto Made in Italy,composto dalla Dott.ssa Dissette dell’Università di Ferrara, dal partner farmaceutico Pharmaday e dagli stessi manager Whiff. I liquidi delle sigarette elettroniche Whiff contengono estratto di Kudzu, una pianta nota per le sue proprietà contro l’assuefazione da alcool e nicotina.Questa pianta contiene due principi attivi, gli isoflavonoidi daidzina e daidzeina, contenuti nelle foglie, nei semi e nelle radici del Kudzu. I liquidi Whiff, prodotti interamente in Italia e brevettati a livello internazionale, sono stati approvati dal Ministero della Salute, e fanno già parte della Farmacopea, ovvero godono di certificati e test e la loro formula è stata studiata da specialisti in prodotti per aerosol. E proprio questa formula inalante li renda adatti ad essere assorbiti dai polmoni in modo naturale. Essi svolgono anche un effetto protettivo dell’apparato respiratorio e contribuiscono a mantenere idratato il cavo orale, sono naturali al 100% e, soprattutto, non contengono nicotina”. Dalla fine di luglio i liquidi Whiff saranno pronti per essere commercializzati. In un primo momento saranno venduti tramite il sito web  del brand. Ma l’azienda ha già in previsione l’apertura di punti vendita Whiff Gallery, il primo dei quali taglierà il nastro nei prossimi mesi a Lecco. Restiamo in attesa dei commenti e delle opinioni degli svapatori più esigenti come di quelli occasionali, comunque sempre attenti alle novità.

05/12/13

Toglietemi tutto tranne il mio…olio e le mie castagne!

L’autunno si sà, è il tempo di vino novello, olio nuovo e castagne, come tradizione gastronomica mediterranea comanda. Ma se per il vino non c'è da allarmarsi (almeno fino ad ora), per l'olio nostrano, e le castagne, che siano sempre presenti all’appello nelle nostre tavole non è poi così scontato. Ultimamente infatti i casi di infezioni del batterio Xylella, deleteria per gli ulivi del Salento e del cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus) per gli alberi di castagno di mezza penisola tricolore hanno suscitato più di qualche preoccupazione tra gli agricoltori, giunte fino all'Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha provveduto a diramare qualche indicazione utile su come evitare il propagarsi delle infezioni. Ma iniziamo con il raccontare chi e cosa sono i patogeni che stanno compromettendo il futuro delle tavole nostrane.
Xylella fastidiosa è un batterio che si trasmette attraverso gli insetti meglio conosciuti come “sputacchine e cicaline”, che oltre agli ulivi può essere devastante anche per il mandorlo, il pesco, il susino, l’albicocco, la vite, gli agrumi, la pianta del caffè, la quercia, l’olmo, il Ginko e per finire la lunga sfilza di vittime che potrebbe mietere il “solare” girasole.
Uliveti e castagneti

Negli ulivi, alcuni ceppi di Xylella possono essere ritenuti patogeni, provocando il cosiddetto "complesso di disseccamento rapido dell'olivo", malattia che, scrive l'Efsa, ha colpito qualcosa come 8000 ettari di piante in Puglia, presentandosi con imbrunimento del legno e disseccamenti che coinvolgono foglie, rami e chiome stesse (anche se, secondo alcuni, la Xylella non vada ritenuta l'agente primario di quanto osservato in Salento).

Collega, per modo di dire, nei castagneti è il cinipide galligeno, un insetto che impestando le piante ne blocca il ciclo vitale che quest'anno a contribuito a far scendere la produzione di castagne nazionali sotto i 18 milioni di kg.
Ma come si possono combattere le infezioni così diffuse? Dipende. Se per le castagne la strategia è tipicamente di tipo biologico - ovvero affidarsi alle infezioni dell'insetto antagonista Torymus sinensis, che parassita uova e larve del cinipide - diverse sono le misure messe in atto per combattere la Xylella. Quelle emanate dalla Regione Puglia hanno lo scopo di prevenire, controllare e possibilmente eradicare il batterio. Come?

Punto primo: affidandosi alle ispezioni, monitorando lo stato di salute delle piante e affiancando analisi di laboratorio per individuare la presenza del batterio. Qualora venga confermato un caso di infezione è necessario procedere attraverso una serie di misure, come l'estirpazione della pianta, la bruciatura delle potature, evitare il movimento di materiale infetto, ricorrere all'uso di insetticidi per il controllo dei vettori e operare la pulizia dei canali di bonifica e irrigazione.

Misure che non chiamano in causa solo gli agricoltori, ma anche i vivai e chiunque si trovi a operare nella zona infetta. Per l'Efsa la sorveglianza sul commercio delle piante e il controllo della presenza di insetti infetti contenuti nelle spedizioni vegetali sono i modi più adeguati per contenere il rischio di diffusione del patogeno. E per contrastare il rischio di diffusione su più larga scala anche l'Unione europea è pronta a venire in soccorso della Puglia.

La questione della scomparsa di un patrimonio ambientale come quello rappresentato da castagneti e uliveti è ancora ben più delicata di quel che sembra però, perché non riguarda solo l'agricoltura e l'identità di un prodotto tradizionale. Infatti non sono poche le voci in controcorrente, quelle che gridano alla bufala, a inutili allarmismi e alludono a possibili interessi mascherati dietro le esigenze di estirpare gli ulivi nel Salento. Quali interessi? Quelli  delle biomasse, dei biocarburanti e dell'industria chimica-industriale. Certo è che il problema delle infestazioni da insetti e batteri è quanto mai attuale.

Così tanto che un gruppo di esperti sulle pagine di Diversity & Distributions si chiede come la coltivazione di piante non tradizionali, i cambiamenti climatici e il mercato globale dei prodotti vegetali influenzerà le infestazioni agricole del futuro e dove queste potrebbero colpire. E l'Italia, purtroppo, insieme a Francia, Ungheria, Spagna e Germania, è tra i paesi che rischiano di diventare vittime di nuove pesti. Infestate da chi? Impossibile dirlo con certezza, ma gli autori del paper su Diversity & Distributions hanno le loro idee. Per il futuro il pericolo potrebbe venire dalla Spodoptera litura, dalla Diabrotica barberi e dal Pheletes californicus.



Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.