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20/02/14

Marker biologico | Scoperto il primo "evidenziatore" biologico per la depressione adolescenziale!

Marker biologico! Scoperto il primo "evidenziatore" biologico per la depressione adolescenziale! Una specie di impronta digitale utile per diagnosticare e trattare preventivamente i sintomi della depressione negli adolescenti.

La depressione adolescenziale secondo la ricerca finanziata da Wellcome Trust è una condizione che colpisce prevalentemente i ragazzi maschi che evidenziano una serie di sintomi depressivi e livelli elevati di cortisolo, l'ormone che viene secernato dallo stress, fino a 14 volte in più del normale. Lo studio pubblicato su Pnas, mostra in che maniera i ricercatori dell'università di Cambridge hanno identificato questo primo biomarcatore della patologia.

«La depressione è una malattia terribile che colpirà dieci milioni di persone solo nel Regno Unito, a un certo punto della loro vita» dice Ian Goodyer dell'università di Cambridge, che ha condotto lo studio. «Attraverso la nostra ricerca, ora abbiamo un vero e proprio metodo per identificare gli adolescenti con più probabilità di sviluppare una depressione clinica, questo ci aiuterà a studiare interventi mirati». I ricercatori hanno misurato i livelli di cortisolo nella saliva in due grandi coorti separate di adolescenti.
Depressione adolescenziale

La prima era composta da 660 ragazzi che hanno fornito quattro campioni al mattino presto prima di andare a scuola nell'arco di una settimana e poi ancora dodici mesi più tardi. Un secondo gruppo, composto da 1.198 adolescenti, ha fornito campioni di prima mattina nell'arco di tre giorni di scuola.

Combinando le autovalutazioni dei ragazzi nell'arco di un anno con i risultati relativi al cortisolo, gli studiosi sono stati in grado di dividere i ragazzi della prima coorte in quattro sottogruppi distinti. Vanno da quelli con livelli normali di cortisolo e bassi sintomi di depressione fino a quelli con livelli alti di cortisolo ed elevati sintomi di depressione.
I ricercatori sperano in tal modo di avere un biomarcatore facilmente misurabile in questo caso, cortisolo più sintomi depressivi, consentirà di identificare gli adolescenti ad alto rischio e prendere in considerazione nuove strategie di salute pubblica.

19/11/13

"Na tazzulella e cafè" croce e delizia del risveglio

"Na tazzulella e cafè" croce e delizia del risveglio, ma sarà una "delizia" o una "croce"?
Cari lettori il caffè è un piacere! Se non è buono che piacere è?. Adoro il caffè, che prendo rigorosamente amaro. Ne berrei dei litri, ma mi limito alle tre quattro tazzine al giorno, assaporando quel liquido scuro e cremoso che scende nella gola, sorso dopo sorso, attenta a farmi durare quel piacere. Il primo pensiero del mattino è: " Il caffè! Una bella tazza di caffè". Ma il caffè fa bene alla mattina? Sono sicura che non va bene berlo prima di coricarsi, ma la mattina appena svegli fa bene il caffè? Secondo un neuroscienziato non fa bene, o perlomeno non fa nessun effetto. Il cortisolo raggiunge il massimo della produzione al risveglio, e ci pensa lui a mettere in moto il nostro organismo. Secondo Steven Miller, neuroscienziato dell’Uniformed Services University of the Health Sciences di Bethesda, Maryland Stati Uniti, la caffeina interagisce con questo ormone, perdendo per strada i suoi (desiderati) effetti.
E anzi producendone di opposti: «Uno dei principi chiave della farmacologia è utilizzare un farmaco quando ce n’è bisogno – ha sottolineato Miller – altrimenti possiamo sviluppare una tolleranza a un farmaco somministrato alla stessa dose. In altre parole, la stessa tazza di caffè del mattino diventerà meno efficace». Qual è, quindi, l’orario più giusto per concedersi un espresso? Semplice. Dopo un po’ dal risveglio, fra le 9,30 e le 11,30 del mattino. Insomma, nonostante i nostri clamorosi sbadigli e la scarsa lucidità mentale, non sarebbe il risveglio il momento in cui abbiamo più bisogno della caffeina. C’è infatti già il cortisolo, ormone responsabile dell’aumento della glicemia, a svolgere quel lavoro, visto che i suoi livelli crescono proprio per accompagnare le varie fasi dell’orologio biologico. Dunque, per darci la spinta al risveglio. A partire da un’ora dopo aver aperto gli occhi questi picchi iniziano a scendere ed è dunque da quel momento in poi che un bel caffè nero bollente può sfoderare tutti i suoi effetti. Prima, rischia dunque di rivelarsi del tutto inutile. Sempre per la stessa ragione non è indicato concedersi altre tazzine all’ora di pranzo e fra le 17,30 e le 18,30. Anche in quelle fasi della giornata l’organismo ha già le risorse per darsi la carica da solo. Se assumiamo caffeina, quindi, non produciamo alcun effetto. Rimane ovviamente la sensibilità personale. I picchi di cortisolo, ha spiegato il neuroscienziato statunitense, possono variare da persona a persona. Di conseguenza anche il momento più opportuno per un caffè può spostarsi nell’arco della giornata. In linea generale, però, il ragionamento rimane valido per tutti e andrebbe adattato alle singole abitudini personali. Però, a pensarci bene, “il caffè è un piacere”, come diceva Nino Manfredi in un celebre spot televisivo. Se dobbiamo programmarlo che piacere è?


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