Il-Trafiletto
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14/10/16

Corona voleva pagare le tasse con quei soldi

Fabrizio Corona si difende davanti al gip di Milano: dice che quei soldi sono frutto di un lavoro lecito e che era pronto a pagare le tasse. 


 “Non ho mai guadagnato un euro in modo illecito in vita mia, quei soldi sono frutto del mio lavoro frenetico di 10 mesi e avevo intenzione di pagare le tasse e mettermi in regola”.


Così ha detto al giudice l’ex agente fotografico, a quanto riferito dal suo avvocato, e ha aggiunto:
“Dopo averli nascosti e averne portato una parte in Austria, avevo intenzione di dare una svolta alla mia vita, di pagare le tasse e le sanzioni e di mettermi in regola”.
Il suo legale Ivano Chiesa fa notare che il reato di evasione fiscale non sussiste “perché i termini per pagare le tasse sono ancora aperti”.

Per questo già oggi depositerà istanza di scarcerazione, istanza che sarà presentata anche da Francesca Persi, la collaboratrice che teneva in casa il denaro.

Fonte: http://www.msn.com

16/03/14

"Gocce" di notizie: 'Mea culpa', il libro scritto da Fabrizio Corona

"Non un pentimento" ma un percorso di "reinvenzione". Cosi' il coautore, lo scrittore Franco Bolelli, ha descritto il senso di 'Mea culpa', il libro scritto da Fabrizio Corona (sottotitolo 'Voglio che mio figlio sia fiero di me'), edito da Mondadori e presentato a Milano. L'ex agente dei vip si trova attualmente in carcere per scontare un cumulo di condanne e non era presente all'evento, ma per lui hanno parlato Bolelli e il fratello Federico. "E' ovvio che Fabrizio ha fatto tutto quello che ha fatto per il denaro - riconosce Federico Corona - ma c'e' molto che va salvato del suo passato". "E' stato un imprenditore, che ha dato da lavorare a molta gente, ed e' comunque una persona diversa, che ha imparato ad ascoltare la gente che gli sta intorno", ha proseguito il fratello. Il titolo originale, raccontano Bolelli e Federico, avrebbe dovuto essere 'Orgoglio', ma 'Mea Culpa', a loro giudizio, riassume meglio il senso del libro. Non perche' Corona si sia pentito della gran parte di quello che ha fatto; se c'e' qualcosa che rimpiange, dice il fratello, e' l'eccessivo orgoglio negli anni in cui viaggiava al massimo. "Non e' un pentimento, non e' un folgorato sulla via di Damasco - dice Bolelli - siamo piu' di fronte a una reinvenzione di se' stesso, un processo che il carcere ha aiutato.          fonte(AGI)
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