Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta Coldiretti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Coldiretti. Mostra tutti i post

23/10/14

Bibite a base di frutta: si passa dal 12% al 20 % di succo di frutta.

L’aranciata sarà più buona. Il Parlamento ha deciso: è stato approvato l’articolo 17 della legge comunitaria che prevede la quantità minima di succo nelle bibite a base d’arancia, che passa finalmente dal 12 al 20 per cento. 

Le bibite a base di succo d’arancia saranno più buone. Infatti è stata approvata dalla Camera dei Deputati una norma che prevede una concentrazione di almeno il 20% delle bibite analcoliche a base di frutta, mandando in cantina la vecchia legge del1958 che prevedeva una concentrazione massima del 12% di frutta. Questa norma varrà per tutte le bibite prodotte in Italia, non si applica ai produttori esteri.

 Una vittoria della Coldiretti Sicilia che da tempo è sul piede di guerra mobilitata contro “l’aranciata senza arance”: “E’ una nostra vittoria – ha dichiarato - la vittoria di chi vuole che i consumatori mangino e bevano bene”. Ha detto la sua anche il direttore Giuseppe Campione: “E’ stata sconfitta la lobby delle aranciate senza arance che pretendeva di continuare a vendere acqua come fosse succo. Da oggi si consumeranno oltre duecento milioni di chili di arance all’anno in più per essere bevute dai 23 milioni di italiani che consumano bibite gassate”.

  I contro – Secondo il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua “la norma approvata è chiaramente incostituzionale: determina una discriminazione al contrario nei confronti dei produttori italiani”. Dello stesso avviso è l’Assobibe, l’Associazione italiana industriali delle bevande analcooliche: “I prodotti importanti dall’estero continueranno ad essere disponibili sul mercato italiano anche se avranno una percentuale di succo inferiore.”

I pro - il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina non la pensa così: “Con l’intervento sulla percentuale di frutta nelle bevande, mettiamo in condizione la filiera agricola e quella alimentare di trovare una sempre maggiore collaborazione, in un’ottica di sistema”.(immagine presa dal web)

14/10/14

Ha toccato il minimo storico la raccolta delle castagne

Brutta annata anche per le castagne, quest'anno la raccolta di questo delizioso frutto ha toccato il minimo storico con una produzione nazionale soto i 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e 1/3 di quella di 10 anni fa. 

Questo è il campanello  d’allarme suonato dalla Coldiretti sul crollo produttivo dell’alimento più diffuso in quella che era la vecchia Italia rurale e che rischia di sparire dalla realtà nazionale dopo essere stato il simbolo dell’autunno nei libri scolastici di molteplici generazioni di giovani scolari. La Coldiretti è stata chiara, le cause sono da identificarsi nell'andamento climatico alquanto sfavorevole, a causa dell’eccesso di precipitazioni ma anche alla strage provocata dagli attacchi dell’insetto killer ”Cinipide galligeno del castagno” arrivato in Italia dalla Cina e che da alcuni anni sta decimando i raccolti.

Castagne italiane
immagine presa dal web

Un vero peccato per un alimento insuperabile che nell'Italia del 1911 aveva raggiunto una produzione straordinaria  di 829 milioni di chili con il castagno che riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane del Paese. Coldiretti afferma: "Il taglio dei raccolti italiani ha favorito le importazioni che sono quasi raddoppiate, passando dai 38,7 milioni di euro del 2012 ai 67,8 milioni di euro del 2013 e l’amaro risultato  è che gli italiani hanno più del 50 per cento di probabilità di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Slovenia".  Nonostante la grande mobilitazione per la lotta biologica al cinipide attraverso i lanci del suo nemico naturale, il parassitoide Torymus sinensis e i segnali positivi in alcune regioni, serviranno infatti anni per ritornare ad un livello produttivo degno della tradizione nazionale.

"Per queste motivazioni", sostiene la Coldiretti, "è necessario che le Istituzioni, oltre a continuare le attività di lotta al cinipide, mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane. Se dal punto di vista quantitativo la situazione è preoccupante, il primato italiano sul piano qualitativo è confermato dalla presenza di ben dodici tipi di castagne che hanno ottenuto il riconoscimento europeo".

Precisa infatti Coldiretti: "Quattro si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp e la Farina di Neccio della Garfagnana Dop, mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp e il Marrone di Roccadaspide Igp, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop".

E conclude: "Il 2014 sarà ricordato nella storia per il taglio nei raccolti di tutti i prodotti agricoli dell’autunno italiano con l’olio in riduzione del 30 per una produzione attorno a 300mila tonnellate ed un taglio di oltre il 15 per cento rispetto allo scorso anno e la vendemmia che rischia di classificarsi come la piu’ scarsa dal 1950, con una produzione di vino che potrebbe scendere fino a 41 milioni di ettolitri".

13/03/14

Coldiretti: aumento esportazioni vino che trascina con sè il settore agroalimentare

Che l'Italia sia il paese del vino d'eccellenza bene o male lo sappiamo tutti; le tipologie dei vitigni, le innumerevoli qualità fanno del nostro paese un punto di riferimento mondiale per tutti gli estimatori e coloro  che lavorano nel settore. Da uno studio della Coldiretti infatti, basato su dati Istat, si evince che il vino è la principale voce delle esportazioni agroalimentari.
L’aumento record del valore delle esportazioni di vino (+7%) traina l’intero settore agroalimentare Made in Italy che all’estero raggiunge la cifra record di 33,4 miliardi di euro (+5&).

L’andamento positivo sui mercati esteri compensa solo parzialmente il forte calo nei consumi che si è verificato in Italia con le famiglie che nel 2013 - sottolinea la Coldiretti - hanno tagliato gli acquisti dal pesce fresco (-20%) alla pasta (-9%), dal latte (-8%) all’olio di oliva extravergine (- 6%) dall’ortofrutta (- 3%) alla carne (-2%) mentre aumentano solo le uova (+2%), sulla base dell’analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primi undici mesi che evidenzia un calo medio del 4%. Il prodotto Made in italy più esportato è il vino, ma rilevanti sono anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, quelle di pasta e di olio di oliva. I 2/3 del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione europea, ma il Made in Italy va forte anche nelle Americhe e nei mercati emergenti come quelli asiatici. A preoccupare per il 2014 è il rialzo dell’euro che rischia di frenare le esportazioni Made in Italy in mercati importanti come gli Stati Uniti dove ad esempio il valore delle esportazioni di vino - conclude la Coldiretti - ha superato il miliardo di euro nel 2013.

30/12/13

Nel mondo si brinda in Italiano: "Salute!"

140 milioni di bottiglie si stapperanno per il brindisi di capodanno in tutto il mondo, con dentro le bollicine italiane. E' quanto stima la Coldiretti. 
A segnare il maggior incremento degli acquisti è la Cina, dove le esportazioni sono raddoppiate +101 per cento.
Mentre in Russia la crescita è del 31 per cento. Un successo che, spiega Coldiretti, viene ulteriormente confermato dal boom degli acquisti di bollicine italiane nel Regno Unito +50 per cento, che diventa il secondo importatore dopo gli Stati Uniti, dove peraltro lo spumante tricolore cresce del 24 per cento.



Tra i nuovi mercati va sottolineato l'aumento record delle esportazioni in Australia +72 per cento. Si tratta di risultati che, afferma l'associazione degli agricoltori, ''trainano l'intero settore dei vini, per il quale si registra complessivamente un aumento dell'8 per cento in valore dell'export''. Complessivamente a fine anno saranno 290 milioni le bottiglie di spumante italiano esportate all'estero. Un numero superiore a quelle consumate in Italia se si considera che nel 2013 sono state prodotte oltre 440 milioni di bottiglie. Per l'80 per cento è stato utilizzato il metodo Charmat e il resto il metodo classico Champenois. La crescita dello spumante italiano è accompagnata dalla leadership incontrastata in Italia, dove sono ben l'86 per cento gli italiani che non rinunciano allo spumante per le feste di fine anno mentre appena l'11 per cento ha preferito lo champagne, secondo l'indagine Coldiretti/Ixè.   (Adnkronos)
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.