I conventi, per secoli, sono stati le pasticcerie della festa di precetto, con cialde appena cotte e biscotti da conservare.
Dal Portogallo alla Spagna sino alla Sicilia, un repertorio lunghissimo di dolci con nomignoli di Santi e di Sante, di comunità e simboli sacri, disegna un fitto reticolo di segni alimentari. Nel taccuino di suor Maria Vittoria della Verde (1555-1626), del convento di San Tommaso a Perugia, sono trascritte 170 ricette.Ripropongono le basi della cucina tardorinascimentale, gli abbinamenti di spezie e pietanze, un ricco discreto repertorio di peccati golosi, con un dettato confidenziale e con utensili dalle funzioni tutte previste in una moderna cucina. Anche la dieta pare ricca senza eccessi.
Alla camerlinga, di domenica, spettava un menù così ordinato: lasagne, corate/- la, uova fritte, e un'arancia. La sera, questa cena veniva servita a suor Maria Vittoria: insalata, brodo, un quarto di pollo e due polpette.
Quando invece il convitto doveva rifocillare il predicatore, un capretto, una gallina lessa e due ricotte con zucchero venivano aggiunti davanti al suo posto. I dolci comparivano all'inizio e alla fine, a colazione e a merenda; si servivano prima dei tagliarini e delle lasagne, con il Moscatello, oppure a parte, comandati da patroni e martiri, dagli ospiti e dalle pie converse nel giorno della monacazione.
Erano tutti semplici: biscottini con mandorle, berlingozzi, calzoncini, cialde, panmelato, mostaccioli, schiacciatelle, strufoli, zuccherini.