13/03/15

Vampiri della Tradizione Popolare nella Russia del 1812

Per il suo libro "I dodici", Jasper Kent ci porta in Russia, durante le guerre napoleoniche, dove i vampiri combattono affianco ai soldati russi.


La Trama

Siamo nella Russia del 1812, le truppe francesi di Napoleone stanno avanzando inesorabile verso Mosca, scontrandosi con un esercito russo incapace di arrestare la sua avanzata. Il capitano Aleksej Ivanovič Danilov e i suoi commilitoni Vadim, Dmitrij e Maksim, sono quattro spie che, per aiutare l'esercito russo si occupano dello spionaggio e del sabotaggio delle truppe francesi.

Ogni azione compiuta da questo piccolo gruppo di uomini, sembra tuttavia non sortire alcun effetto concreto tra le linee nemiche così Dmitrij Fetjukovič, annuncia di aver chiesto aiuto ad un gruppo di mercenari, conosciuti mentre combatteva i turchi, di raggiungerli e aiutarli. Questi mercenari che vengono dai Carpazi, non inseguono un ideale o una bandiera, sono guerrieri spietati e agiscono di notte senza lasciare testimoni del loro operato. Gli Opričniki, come vengono presto chiamati da Aleksej e i suoi compagni, che giungono in soccorso dell'esercito russo sono dodici e si chiamano come gli apostoli. Efficienti, silenziosi e indifferenti, ma anche terribilmente spietati, questi mercenari destano subito repulsione e sospetto in Aleksej e Maksim, soprattutto in quest'ultimo. Il passare del tempo e la vicinanza forzata con gli Opričniki, faranno sorgere nella mente di Aleksej il dubbio, che quei mercenari non siano realmente degli uomini, ma vurdalaki, ovvero vampiri.

La recensione

"I dodici" di Jasper Kent
"I dodici"
Dimenticate i vampiri raffinati di Anne Rice, quelli romantici di Stephenie Meyer o quelli sensuali di J. R. Ward, i vampiri di Kent pescano direttamente dalla cultura popolare russa. Sono vampiri rozzi, spietati, sadici e privi di coscienza. L'autore pone questi vampiri in una Russia sconvolta dalla guerra, dove la morte è all'ordine del giorno e dove gli stessi vampiri possono passare inosservati.

Nonostante le premesse e le indubbie capacità di narrazione dell'autore, il libro non decolla mai del tutto, i veri colpi di scena sono pochi, il migliore lo si trova solo nelle ultime venti pagine. Le scene d'azione scivolano via con eccessiva rapidità, senza coinvolgere il lettore e creare la giusta dose di tensione e suspance.

Alla sua prima prova Kent delude un po', per un libro che rimane comunque piacevole da leggere ma che non colpisce mai fino in fondo.
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