01/11/14

Nelle Nozze chimiche di Christian Rosenkreutz | L'Alchimista

.....spesso indica anche il completamento dell'opera.[Qui]




Nelle Nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1690), una lunga allegoria alchimistica imperniata sulla vicenda di un iniziato che cerca di essere accettato ed ammesso ad un matrimonio regale, il procedimeno alchemico viene descritto come un uccello che esce da un uovo, cambia colore e forma ed è sacrificato per ottenerne il sangue:
«Il nostro Uovo, ormai pronto, fu estratto; ma non fu necessario romperlo, perché l'Uccello che era al suo interno si liberò da solo, si mostrò molto gaio, anche se appariva sanguinante e informe.... l'Uccello cresceva così rapidamente davanti ai nostri occhi che noi ben comprendemmo il perché dell'avvertimento che la Vergine ci aveva dato su di lui. Si mordeva e si graffiava in modo così furioso e indiavolato, che, se solo avesse avuto potere sopra uno di noi, l'avrebbe ben presto ridotto in misero stato. Ora, egli era completamente nero, e selvaggio; gli fu dunque portata dell'altra carne ... allora tutte le sue Penne Nere mutarono di nuovo, e al loro posto comparvero delle Penne Bianche come la neve. Egli era piuttosto addomesticato e si sforzava di mostrarsi più trattabile, ma noi non gli accordammo fiducia. Quando fu nutrito per la terza volta le sue Penne incominciarono ad assumere colori così singolari che in vita mia non ho mai visto colori simili della Bellezza. Si dimostrava anche eccessivamente sottomesso si comportava con noi in modo così amichevole, che (con il consenso della Vergine) lo liberammo dal suo stato di prigionia».
Le immagini e i simboli dell'alchimia aiutavano a comprendere la profondità e la complessità delle operazioni di laboratorio. L'alchimista considerava la sua opera un grande mistero, un modo di penetrare nel cuore della creazione. Non dava nulla per scontato; non trattava i suoi processi di laboratorio in modo ripetitivo e meccanico, ma come un processo dinamico e vivente a cui doveva prendere parte. Il suo scopo era quello di andare al di là del regno delle normali apparenze e degli effetti ordinari, per giungere alle cause di quegli effetti, dove avrebbe potuto dare un'occhiata a «Venere disvelata» nella sua camera, esperienza così intensa e potente da essere considerata molto pericolosa per un alchimista non adeguatamente preparato.

Per fare un confronto, basterebbe pensare ad un fisico atomico che avesse incominciato da principio a fare esperimenti e a percepire tutte le cose solo a livello degli atomi che le compongono. I normali concetti di solidità, figura e identità cesserebbero di avere un significato; è pi ù che evidente che l' esperimento rischia di essere completamente sconvolgente se non si è ben preparati ad affrontarlo ed allenati, dal punto di vista sia mentale sia emozionale, senza tenere conto di eventuali nozioni di «teoria degli atomi» da possedere.
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