05/11/14

I Cavalieri di San Giovanni | L'Alchimia

...............lo sono il capo e il più alto e il più bello a vedersi ...».[Qui]

John Dastin, membro di un austero ordine monastico, è ricordato per la sua coraggiosa lotta volta a preservare incorrotto il nome dell'alchimia. Visse nella prima metà del XIV secolo, nell'epoca in cui Papa Giovanni XXII aveva condannato l'alchimia a causa del proliferare di ciarlatani e imbroglioni. Egli emise un editto stando al quale chi fosse stato sorpreso a falsificare oro ed argento doveva versare l'equivalente in denaro nel tesoro comune; i recidivi subivano la confisca dei beni ed erano bollati come criminali; nel caso di chierici, questi dovevano essere privati delle loro abitazioni. Dastin scrisse sia al Papa sia al cardinale Orsini assicurando loro che l'alchimia era ben di più della ciarlataneria diffusa e sostenne che la preparazione dell' elisir alchimistico era nelle possibilità della natura.

Il Papa sarà rimasto sconcertato da tanta erudizione; in ogni caso, Dastin non sembra aver subito dei danni per i suoi tentativi; EJ. Holmyard ci dice che quando il Papa morì, egli lasciò un'enorme fortuna che si credeva fosse di origine alchimistica! Il più famoso monaco alchimista è Sir George Ripley, che proveniva da una famiglia aristocratica ed era un canonico regolare del priorato agostiniano a Bridlington nello Yorkshire. Questo priorato aveva una grande tradizione di studi e nel XV secolo Ripley ne fece la base per i suoi esperimenti di alchimia, cosa per cui fu perennemente in lotta con gli altri abitanti a causa dell'odore e dei fumi provenienti dal suo laboratorio. Un caso singolare: per accrescere le sue conoscenze alchemiche Ripley trascorse alcuni anni a Rodi, ospite dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme.

 Cavalieri si trovavano a Rodi dal 1310 e si guadagnarono ben presto la reputazione di centro cosmopolita di cultura, un po' sul modello dell'antica Alessandria. La comunità dei Cavalieri, per quanto basata su principi cattolici, era pronta ad accogliere idee innovative, che altrove sarebbero state ritenute sospette, e molti vennero a Rodi per apprendere ed insegnare in un'atmosfera di libero confronto intellettuale. Poiché una delle principali innovazioni dei Cavalieri di San Giovanni era la cura dei malati, si veniva a creare una naturale connessione fra i loro sforzi di promozione degli studi di medicina ed erboristeria e l'alchimia, il cui Elisir aveva la reputazione di essere una panacea. Nel tardo Medioevo, Jacques Millac, un erborista e farmacista francese che si era messo in urto con la Chiesa cattolica nel suo paese per i suoi interessi di alchimia, si uni all'Ordine per poter vivere a Rodi e fare esperimenti come desiderava.

Là era stata stabilita un'università che era nota per i suoi insegnamenti di medicina, mentre una scuola apposita per farmacisti era stata annessa all'ospedale tenuto dai Cavalieri. Ci sono fondati motivi per credere che Ripley, nel XV secolo, abbia acquisito parte delle sue capacità alchimistiche durante la permanenza a Rodi. Un altro noto alchimista, Bernardo di Treves (probabilmente nel XIV secolo) completò i suoi studi di alchimia a Rodi, dove si dice che ebbe un incontro con un «religioso» la cui biblioteca alchimistica esercitò su di lui un tale fascino da indurlo a rimanere per otto anni. Ripley divenne molto noto per opere come The Compound of Alchemy [Il composto alchemico] (che contiene il famoso passo sulle Dodici Porte), testo che divenne ben presto un classico dell'alchimia.

Thomas Norton, un benestante mercante di Bristol, sosteneva che Ripley fosse stato suo maestro. Norton, che potrebbe avere detenuto la carica di consigliere privato di Edoardo IV, pubblicò anonima la sua opera The Ordinall of Alcherny [L'Ordinale dell'alchimia] nel 1477. Nonostante le pretese di modestia e di discrezione, egli sperava che qualcuno avrebbe riconosciuto nel libro la sua mano, poiché aveva nascosto il suo nome in un facile enigma che svelava il motto:
«Thomas Norton of Briseto
un perfetto maestro davvero lo potete ritenere».
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