02/11/14

Con la mia saggezza governo il principio primo del movimento | L'Alchimista

..............senza tenere conto di eventuali nozioni di «teoria degli atomi» da possedere.[Qui]

L'INFLUSSO CELESTE
I rapporti fra la Terra, il sistema solare e le stelle erano considerate molto importanti dall'alchimia. Di fatto, fino al XVIII secolo, la maggioranza delle persone credeva che i corpi celesti fossero animati e in possesso di qualità particolari, che avevano la capacità di influire sulla vita della Terra. Di conseguenza si riteneva che fossero strumenti, o agenti, del Volere Divino, e talvolta (ancor più direttamente) gli strumenti della Natura, che presiedono alla crescita di tutto ciò che si trova sulla Terra, inclusi i metalli. La citazione che segue mostra il potere della Natura e il ruolo svolto dai pianeti:
«Con la mia saggezza governo il principio primo del movimento, Le mie mani sono l'ottava sfera, così come mio Padre ha ordinato· i miei martelli sono i sette pianeti con cui modello le cose belle. La sostanza con cui do corpo a tutte le mie opere, e tutte le cose sotto il cielo, le ottengo dai soli quattro elementi.. Per la mia virtù e la mia potenza rendo imperfetto ciò che è perfetto, sia esso un metallo o un corpo umano, ne mescolo gli ingredienti e regolo la quantità dei quattro elementi. Riconcilio gli opposti e calmo la loro Discordia. Questa è la catena d'oro con Cui ho legato saldamente le mie virtù celesti e le Sostanze della terra».

Si diceva che ciascun metallo corrispondesse ad un particolare pianeta, e che quando il pianeta esercitava un forte influsso la «crescita» del metallo che si trovava nella terra sarebbe stata accelerata. Con l'astrologia si poteva determinare l'influsso del pianeta, attraverso l'esame delle reciproche relazioni dei pianeti e lo studio delle loro posizioni in rapporto ai segni dello zodiaco nel periodo in questione. L'associazione dei pianeti con i metalli era assai precisa e messa in relazione al principio attivo del pianeta definito per via astrologica o mitologica.
Saturno, per esempio, tendeva ad essere considerato lento, profondo, pesante. e corrispondeva perciò al piombo, il più pesante dei metalli In questione.
Venere, il pianeta della comodità, del piacere, della bellezza e della malleabilità corrispondeva al rame un metallo duttile e lucente.
Il Sole era connesso all'oro
La Luna all'argento,
Mercurio all'omonimo metallo,
Marte al ferro e
Giove allo stagno.
L'alchimista era costretto a sapere e a comprendere bene queste corrispondenze, poiché era una pratica comune quella di cercare di preparare elisir con altri metalli separati da argento ed oro, specialmente come rimedi medicinali. Nei testi alchimistici ricorrono spesso casi in cui i metalli sono chiamati con il nome del pianeta cui corrispondono. Dal momento che si diceva che la natura operasse per tramite del pianeta, l'alchimista, che cerca di usare l'arte per accelerare e perfezionare i processi naturali, deve capire e utilizzare i principi degli influssi astraIi. Molti alchimisti, perciò, erano astrologì esperti; era una pratica comune scegliere il momento astrologicamente più propizio per cominciare la Grande Opera.

L'avvio delle nuove fasi del processo poteva essere regolato anche dalle condizioni astrologiche. L'equinozio invernale, cioè Il momento in cui il Sole entra nella costellazione dell'Ariete il primo segno dello zodiaco, era reputato il periodo più favorevole per dare inizio al lavoro. Si ricorreva di frequente a calcoli e determinazioni di posizioni più complicate, esattamente come farebbe un giardiniere che avesse intenzione di seminare qualcosa in una settimana ben precisa, ma sceglierebbe il momento adatto in base alle condizioni del clima e del terreno. Gli alchimisti mantennero viva l'opinione che il cosmo sia un tutto vitale e che tutti i suoi componenti abbiano uno spirito e un fine; le stelle e i pianeti forniscono un «campo» di energia che l'uomo può subire passivamente o impiegare attivamente e in modo creativo per i propri scopi. L'alchimista, perciò, non può operare contro gli influssi astrali e della natura, ma può incanalarli per attuarne la trasformazione:
«Lasciatemi riassumere in poche parole ciò che devo dire. La sostanza è di origine celeste, è mantenuta in vita dalle stelle e nutrita dai quattro elementi; poi è destinata a perire e ad andare in putrefazione; di nuovo, per l'influsso degli astri, che opera sugli elementi, viene riportata in vita e diventa ancor più una cosa celeste che dimora nelle più alte regioni del firmamento. Poi troverete che ciò che è celeste ha assunto un corpo terrestre e che il corpo terrestre è stato ridotto ad una sostanza celeste».


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