12/11/14

...CAOS...Dialogo sulla morale

....C A O S...

Dialogo sulla morale.

Interpreti: (Gabbianella Morin)
                 (Gabbiano Jonathan)

"Cara Gabbianella, oggi è davvero una bella giornata. Il cielo, libero da ogni affanno, c'invita per un volo nel suo azzurro baciato da Zefiro."
"Buongiorno Gabbiano Jonathan. Condivido: davvero una bella giornata. E lo sarà di più se questa mattina mi parlerai della tua morale. Me lo hai promesso da tempo."
"Veramente? Non ricordo. La memoria mi tradisce spesso ultimamente. Ma se lo dici tu , ti credo. Allora, mi hai colto di sorpresa, per cui devo riordinare le idee. Vediamo: cominciamo col dire che l’uomo non può sapere tutto. Poiché tutte le facoltà che presiedono alla crescita evolutiva dello scibile umano, hanno dei limiti, oltre i quali alle stesse facoltà non è stato concesso di conoscere oltre. Quindi di sapere se accettiamo un ipotetico ente superiore al nostro essere. Così non è scientemente eretico affermare che l’uomo è un'intelligenza alimentata dai sensi e che altrettanto è un’anima ingombrata da un corpo.

Come la coscienza che se pare sia la sembianza di un altro in noi e altresì pare non ammetta nessun dualità nel nostro inconscio, è affermabile accettare che possa anche non esistere. Allora chi urla, chi strepita, o sussurra o bisbiglia a volte, dentro di noi? Sgravati per caso su un angolo di questa terra, non è azzardato chiedere che cosa siamo venuti a farci. Ai nostri vagiti una società ci ha accolto nelle sue grazie e disgrazie, e bene o male ha sostenuto la nostra esistenza col vincolo però che la salariassimo con del lavoro od altro. Guide illuminate, toghe del potere, ministri della legge, veri capi settari di una società, al nostro arrivo ci hanno detto: ”Volete essere dei nostri?”. Magnifico, dico io, ma non ci hanno sottomesso benevolmente con firme e controfirme ai loro dogmi, ma obbligati.

Aggiungo risoluto. Ora, tante istruzioni per l’uso, fagocitate per meglio assimilare un decalogo di doveri, sono giuste o no? Siamo certi di aver seguìto in questo forzato esistere, la via naturale? E se no, quale avremmo dovuto prendere o scegliere? Ecco le interrogazioni cui dovremmo proporci di esaminare. Credo che il nostro destino dipenda dalla natura buona o malvagia di una possibile entità suprema. È questa natura che prima di tutto dovremmo approfondire. Ammesso e concesso che, dal Supremo siano stati svelati all’uomo alcuni principi, assiomi assoluti. Decolliamo da questi favori per scrutare lontano, anche se l’Assoluto non è immaginabile per il limite della mente umana.

Decolliamo postulando che si può ragionare secondo il proprio sapere e sbagliarsi perché non si sa tutto sul tutto. Le ripercussioni possono essere di facile come di difficile deduzione, se i principi sono indecifrabili per la propria indiscutibile verità. Ci si potrebbe sbagliare facendo un ragionamento esatto e viceversa. Un bel casino, l’armonia del caos! Se l’essenza del sensibile e sovrasensibile è eterna, perché non paragonarla a Dio? E se così è, allora ognuno di noi è Dio. Allora perché non idolatrare l’uomo piuttosto che Assoluti inconoscibili? Perché tanti templi, quando il vero tempio è l’uomo stesso nella sua possibile templare realtà?

Ma tralasciamo questo vasto e speculativo argomento ontologico già ampiamente trattato in secoli di storia e torniamo alla nostra ‘morale’. Che diavolo è questa benedetta morale? Quali sono gli ingredienti che la costituiscono e che ne fanno un fardello così greve che a volte riesce a creare gravi stati di conflittualità individuale? È l’ethos delle società umane, considerato in rapporto all’idea che si ha del bene e del male? Vero è, che l’armonia che regola l’intero universo è sorretta dalla legge degli eterni dualismi. Quindi l’idea in sé, non ha più ragion d’essere. È una legge dettata dalla coscienza? Allora qui dovremmo definire che cosa è la coscienza. È ciò che è conforme ai principi del giusto e dell’onesto?  Di solito un ‘principio’ rappresenta il fondamento che sta alla base di un ragionamento, una dottrina o una scienza, quindi norme create dalla speculazione mentale dell’uomo.

Ma tutto questo è solo retorica: oltre le leggi che regolano il tutto, altro non è che pura indagine creativa del pensiero dell’uomo. Poi, chi mai possiede l’assoluto del giusto e dell’onesto? Tanti incalliti moralisti asseriscono che questo benevolo fardello concerne solo lo spirito umano e non la natura o la materia, come se i sensi non fossero un dono della natura. Poi alla fine si scopre che questi sono più gaudenti dei così detti trasgressivi. Vogliamo mettere un altro ingrediente e dire che la morale riguarda o si fonda sul sentimento e sull’affettività? D’accordo. Ma pensare e credere  che la regione dei sentimenti sia vasta come l’universo stesso, da non porre confini o limiti, non è utopistico. Mi fermo con gli  ingredienti poiché mi verrebbe, cara Gabbianella, da citare la morale della chiesa che per millenni ha distillato dogmi distruttivi sul motore vitale dell’uomo, e che parafrasando Kant, a priori condanno al rogo.

 “Allora? Gabbiano Jonathan, non mi hai detto nulla che mi aiuti  a vincere la difficoltà della picchiata in verticale: le mie ali non reggono.”
“Hai ragione Gabbianella. Le nostre ali forse sono diverse. Anzi, lo sono senz'altro. Che posso dirti? Le parole non sono che parole: sì perdono nell’aria. E neppure gli antichi scritti servono a molto in questo  caso: in verità non leggiamo che parole di morti. E i più recenti non aggiungono nulla di nuovo. Dirti che la morale è l’arte delle azioni, arte estetica la cui materia è la vita pratica, dove l’arbitrio di un giusto pensare è l’arcobaleno della Bellezza che consiste nel conferire forme belle alla propria vita; aggiungere che l’onestà è qualcosa di più che compiere il proprio dovere, dove la nobiltà nella condotta presuppone un’alta intelligenza, un’arte nell’agire, pensi possa frantumare la barriera che ancora impedisce alle tue ali di superare la difficoltà della picchiata in verticale? Dirti, ‘agisci così, cosà, agisci bene’, significa schiavitù ma, dirti ‘agisci in modo bello’ che è arte, non è più schiavitù, ma libertà. È rivolgersi solo al genio creativo, mondo da ogni condizione.”

 “GJ, io affermo che l’identità di bello e di bene è consacrata nella parola ‘onore’: una buona reputazione acquistata con l’onestà, coi  meriti, la rispettabilità, coscienza della propria condotta e quindi delle virtù che l’hanno procurata.”

“Onore? Ma che roba è, mia dolce Gabbianella? Non esiste nei nostri cieli. Ok, d’accordo torniamo sulla terra. L’onore è anche il bello nell’uso della volontà, ma specialmente nelle nostre relazioni con gli altri. Mentre di fronte a noi stessi, il bene è la temperanza e poiché questa tende all’equilibrio e all’armonia, essa è anche bellezza. Così, considerando la morale da tutti i lati, non vedo che estetica. Arte estetica equivalente alle arti maggiori: musica, poesia, prosa d’arte, pittura, scultura, e perché no, amore e volare. Chi mai potrebbe delimitare dei confini alle arti belle?”...

 “Scusa se obietto, vecchio gabbiano, ma la morale allora sarebbe dunque solo relativa come l’arte? Non ci sarebbe dunque bene assoluto più di quanto non ci sia bello assoluto?”

“Ma dobbiamo continuare ancora in quest’insensata discussione?  Noi che abbiamo la fortuna di possedere delle ali?  Che c’importa della terra? Voliamo finché il cielo ci accoglie. Ok, ok, non mi guardare di sbieco. Per me la tua obiezione è come un robusto albero ben piantato ma, con qualche ramo spezzato: io asserisco che agire bene ha due sensi che significa da una parte impiegare la propria volontà a fare ciò che si giudica bene e dall’altra compiere ciò che è buono. Noi possiamo sempre tendere a realizzare ciò che giudichiamo essere il bene, poiché la responsabilità dipende unicamente dalla nostra energia e dalla nostra opinione. Va bene siamo sempre responsabili, a meno che non ci troviamo in uno stato di completa idiozia. Ma dico anche che non possiamo sempre arrivare, per mancanza d’istruzione e intelligenza sufficiente, a sapere quello che è veramente il bene. In altre parole non siamo responsabili che nei limiti della nostra conoscenza. Così in un senso il bene è l’intenzione di fare bene, unita allo sforzo di arrivarci, e in un altro senso il bene è la legge assoluta della natura umana. Mi chiedi se esistono un bene assoluto e un bello assoluto? Bè, è come domandarci se è pensabile illuminare l’oscura, per quanto impossibile, decifrazione esistenziale dell’uomo. Lascio a te l’indagine. Io sono convinto che relativa è solo la conoscenza di queste leggi, la quale varia da uomo a uomo e da un secolo all’altro. E che nessuna singola condotta è arbitrariamente colpevolizzabile, se non da un giudice che presiede un tribunale che niente a da spartire con la naturale natura dell’uomo.”

 “GJ, non mi hai accennato nulla a proposito della ‘sessualità’ dell’uomo, in senso lato, riferita alla morale. Perché?”...

  “Giusta osservazione giovane Gabbianella. Anche se sono le innaturali morali pre-costruite e inculcate a priori a giocare un ruolo determinante sulla ‘sessualità’, che fondamentalmente in sé è naturale. Attorno a questo vasto pianeta, intendo la ‘sessualità’, vi gravitano oltre alla morale costruita dall’uomo, altri corpi di differente natura. Così dovremmo aprire un altro infinito capitolo. Quando invece  ora vorrei volare senza pensare. Se non ti spiace. Pensare è roba per pazzi. Agire d’istinto è la vera salute: non ci si ammala né di colpe né di rimorsi. Si può non piacere agli altri, ma non dispiacere a se stessi. Ed ora giù, in picchiata. Stai attenta a come piego le ali. Il segreto è di non pensare se arriverai in fondo sana e salva, ma di sentire la sensazione dell’attimo che muore………là dentro giace la bella morale……………………………………

…sai Gabbianella, che da quando abiti nella stanza della mia fantasia, la mia vita è cambiata? Sì, averti accanto, parlarti, guardarti negli occhi, sfiorare le tue ali, desiderare di accarezzarti e darti un bacio è tutto, come se fosse un altro mondo e credo sia quello dell’amore. Anzi ne sono certo……………………

Figlio della Notte
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