26/09/14

Bhaga: significa «fortuna, amore, piacere, sesso femminile» | LE TRE VIE

...fu spezzata con stragi e incendi dall'invasione islamica del 1200. [Qui]

La coppia Sakti-Siva nel vajrayana è sostituita da quella di prajna e upaya: la conoscenza del vuoto, o donna, e il mezzo che consente di raggiungerla, che sarà il linguaggio metaforico, il rito, la finzione: l'uomo. Il sesso femminile è conoscenza, il fallo mezzo di conoscenza. Upasa, «mezzo », porta alla luce ciò che nella conoscenza del vuoto è implicito e latente. Dasgupta invita a osservare la parola bhaga: significa «fortuna, amore, piacere, sesso femminile», denota il godimento sessuale ma è anche il principio dell'essere verso il quale la conoscenza ci indirizza; mezzo per raggiungerlo è il fallo.

L'idea nuova che il buddhismo introduce nel Tantra è bodhicitta, il « pensiero dell'illuminazione» o meglio la volontà di raggiungerla. Nàgàrjuna lo interpreta come l'affrancamento da qualsiasi determinazione, vuota universalità e Vasubandhu lo paragona all'oceano, da cui ogni gemma è scaturita; si denota come infinito, smisurato, indistruttibile, al di là dell'idea di origine. È rappresentato dal vajra, fulmine, diamante, fallo. Fu identificato dalla scuola sahaja con lo sperma che sale fino al cranio. Fra le opere tantriche buddhiste primeggia lo Hevajratantra dell'VIII secolo, cui s'aggiunge il commentario del secolo successivo Yogarainamàlà o Hevajrapanjika. Snellgrove tradusse il testo.

Più tardi si aggiunse una versione dei commenti. L'inizio è un compendio stringato dell'insieme: «Così ho udito dire: un tempo il Signore [Bhagavat, il seme] sostò nel grembo della Dama Fulmine [Sapienza, vulva], corpo, verbo e mente di tutti i Buddha ». Il trattato insegna che ogni realtà è creata dalla mente e che si viene a saperlo soltanto al di là del linguaggio e della coscienza di sé congiunti a una compagna, avendo unificato i condotti sottili del corpo: fantasia, mente dipendente e mente del tutto manifestata. Ogni forma è un errore della mente che la proietta, nella veglia come nel sogno. Ma che cos'è la mente? Si definisce come la totalità dell'esperienza consapevole, che non è a sua volta una sostanza, ma si prospetta e configura soltanto per ottenere un piano dal quale togliere di mezzo l'attaccamento alle forme: la mente di per sé non esiste, è un mezzo.

Chi partorisce l'universo è la Madre, la quale è una danzatrice perché non si riesce in alcun modo a fermarla ed è senza casta perché non rientra fra le cose percettibili. Si chiama «Entrata in un cadavere»: torna in essere così l'antico concetto indù che si espresse nel mito di Prajàpati, il quale incorpora il proprio decesso, come il sacrificatore vedico incorpora il proprio trapasso offrendo in sacrificio i beni, in attesa che altri sacrifichi e lo inviti a partecipare, entro un perenne circuito di scambi. Nel Tantra la morte preziosa, che si notò fra le accezioni di moksa, si ottiene con una bella compagna dai vasti occhi colore del loto azzurro, misericordiosa e consacrata, che porge nel piacere erotico un infinito istante. Si sia certi di essere liberi da ogni legge, si abbia coscienza di emanare l'universo e di non esistere come persona, intima lo Hevajratantra.

Nell'VIII secolo un sovrano vide il maestro kashmiro Padmasambhava nell'alto del cielo, circondato da terrificanti dakini il sovrano volle nominarlo erede, ma egli rifiutò il regno, preferendo un cimitero, dove convertì al buddhismo le dakini che lo infestavano. S'inoltrò quindi in un boschetto di sandali, la seduzione delle apparenze, e scorse al centro un palazzo di teschi. Era in procinto di entrarvi un'ancella ed egli l'arrestò con la potenza del suo yoga. Lei si voltò e si squarciò il corpo, mostrandogli all'interno tutti gli dèi, i pacifici e gli iracondi.


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