12/09/14

Attraverso la parola del maestro si può scorgere l'Inconoscibile| LE TRE VIE

.......... la riflessione sul suo insegnamento; la devozione ai maestri; l'amor di Dio.[Qui]

Dal secolo VII in poi una nuova tendenza di poesia e di commenti filosofici si diffuse in kannada, maràthi, gujaràti, hindi, bengàli, assàmi e panjàbi, Nel Bengala si esaltò l'imitazione delle deliranti bovare, che nel secolo XI ispirò il poema d'amore dijayadeva, gitagovinda (Canto del pastore »), sequela di liriche ardenti sull'amore di Krsna e Ràdhà. Fra i Maràthi, Jfiànesvar (t 129·3) scrisse un commento in versi alla Bhagaoadgità. Al culmine di questa trafila risplende Gorakh Nath, vissuto tra l'VIII e il XIII secolo, che di recente è stato voltato in italiano da Donatella Dolcini: Nell'orbita celeste la parola s'è fatta luce. Là hai ascoltato la rivelazione della scienza impercettibile.

Attraverso la parola del maestro si può scorgere l'Inconoscibile. Il nostro maestro ha proferito il verbo, abbiamo becchettato i rubini. E nello stesso tempo: Nell'orbita celeste la parola s'è fatta luce. Là hai ascoltato la scienza impercettibile. La scienza impercettibile ha formato due luci e queste due luci i tre mondi. Se si pensa a queste, i tre mondi divengono visibili, si sono cominciati a becchettare rubini e per le.relazioni al di fuori dal matrimonio, adàrahriyarati, divenne la metafora dell'amor divino, e il poeta Nimbàrka, forse contemporaneo di Madhva, indicò la via delle bovare come quella che conduceva alla visione del Signore (Il testo dice: samahsàktara, « mettere sotto gli occhi »).

Madhva sarà la fonte della poesia di Kabir (t 1518), il quale sdegna ogni legame con le istituzioni sociali: soltanto l'amor di Dio e lo yoga violento si salvano nella sua poesia. Tutta la religione sikh o del discepolo è fondata sulla bhakti kabiriana di Nànak (t 1539). Allo stesso modo, il culto di Ràma che permea Ràmànanda (t 1470) esclude qualsiasi rito, basta da solo a liberare il devoto da ogni pregiudizio di casta e perfino di sesso, facendone un Avadkùta, uomo sciolto da ogni obbligazione, da ogni distinzione sessuale. Anche Tulsi Das (t 1623) adottò il culto di Ràrna, e scrisse l'epica hindi Ràmcaritmànas, sulle azioni dell'eroe ispirato alla devozione e al servizio piuttosto che all'amore.

Tulsi Dàs seguiva l'Advaita Vedànta, ma era allo stesso tempo innamorato di Ràrna, di Krsna e di tutti gli altri dèi. Vidyapàti (t 1450), autore della Padàoali, poema che rinarra gli amori di Krsna, mette in luce l'intermediaria (dut'i) fra Ràdhà e Krsna, analoga al maestro o alla fede che mediano fra Dio e l'anima. Vallabha (t 1531) invece, che dichiarò di aver avuto l'impulso a rettificare la bhakti da una statuina dissepolta di Krsna, esortava all'amore, stato superiore alla verità sociale (dharma); per lui due erano le vie, disciplina e grazia (margadajiva e Pustijiva).).

Quando grazia soccorre, il devoto mangia e beve, gode liberamente del bello, spingendosi infine a una devozione amorosa (premabhakti) che si suddivide in tre fasi: l'amor di Dio, l'attaccamento a Lui, la passione intensa per Lui, e questa sfocia nella beatitudine. Tutta l'arte moghul si può leggere come uno spiegamento di questa devozione sorretta dalla grazia.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.