22/07/14

Quand'anche tutti gli ingegni che mai rifulsero fossero d'accordo... | Seneca

.............................. non volevi certo stare con un altro, ma non eri capace di stare con te stesso. [ qui ]

3, 1. Quand'anche tutti gli ingegni che mai rifulsero fossero d'accordo in questo proposito solo, mai si meraviglieranno abbastanza per questa caligine che offusca la mente degli uomini: i propri campi non sopportano che siano occupati da qualcuno, e se c'è una piccola controversia per il limite del territorio, corrono qua e là alla ricerca di pietre e di armi; invece, nella vita loro permettono che altri vi incedano, anzi, spontaneamente vi introducono anche coloro che sono tali da diventarne i possessori; non si trova nessuno che voglia dividere il proprio denaro: la vita, invece, ognuno fra quante persone la distribuisce! sono taccagni nel tenere stretto il proprio patrimonio: non appena si viene alla perdita del tempo, sono generosissimi nel dare la cosa, di cui sola è rispettabile l'avarizia.
2. Piace pertanto prendere qualcuno dalla folla dei vecchi e dire: «Che tu sia giunto al punto estremo della vita umana lo vediamo, il centesimo anno, e anche più, è premuto da te: orsù, richiama la tua vita a fare i conti! calcola quanto di questo tempo te lo ha sottratto il creditore, quanto 1'amante, quanto il patrono, quanto il cliente, quanto il contenzioso giudiziario con la moglie, quanto la repressione degli schiavi, quanto il correre per la città di qua e di là, incalzato dagli obblighi sociali; aggiungici le malattie, che ci provochiamo di nostra mano, aggiungici anche il tempo che giacque senza essere usato: vedrai che hai meno anni di quanti ne conti.
3. Richiama al tuo ricordo, quando mai tu sei stato costante nella tua decisione, quanto pochi giorni sono andati a finire come avevi destinato, quando per te ci sia stata disponibilità di te stesso, quando sia rimasto nel suo stato normale il tuo volto, quando intrepido l'animo, che cosa tu abbia compiuto concretamente in una età tanto lunga, quanti abbiano saccheggiato la vita tua senza che tu ti accorgessi che cosa perdessi, quanto l'inutile dolore, la stolta gioia, l'avido desiderio, il carezzevole rapporto umano te ne abbiano strappato via, quanto poca parte di te a te sia stata lasciata: ti accorgerai di morire immaturamente ».
4. Qual è dunque il motivo? voi vivete come essendovi stato assegnato di vivere sempre, mai vi viene in mente la vostra fragilità, non osservate quanto tempo è già trascorso; come da una quantità piena ed abbondante ne perdete, mentre frattanto, proprio quel giorno, che viene donato a qualche persona o a qualche affare, forse potrebbe essere l'ultimo. Ogni cosa come mortali la temete, ogni cosa come immortali la desiderate.
5. Sentirai molti che dicono:« A cinquanta anni mi ritirerò a vita privata, il sessantesimo anno mi congederò dagli uffici ». E chi, in fin dei conti, ricevi come garante di una vita tanto lunga? chi permetterà che questi fatti vadano come tu li disponi? non ti vergogni di riservare a te stesso gli avanzi della vita e di destinare alla saggezza solo quel tempo che non è possibile sia dedicato a nessuna azione pratica? quanto tardi è cominciare a vivere, quando bisogna smettere! che stolta dimenticanza della propria condizione mortale è a cinquanta o a sessanta anni rimandare le sane decisioni, e volere cominciare la vita da quel momento, cui pochi sono riusciti a condurla!
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