Faust:
Ah,
Faust,
ora
hai solo un'ora di vita,
poi
sarai dannato per sempre.
Fermatevi
sfere del cielo che eternamente ruotate,
che
il tempo finisca e mezzanotte non venga mai.
(Atto
V, Scena II)
La
tragica storia del Dottor
Faust
è narrata in diversi libri, e anche chi non ne ha mai letto uno,
conosce per fama la
vita di questo erudito che vendetta la propria anima al diavolo in
cambio di una conoscenza sconfinata.
Scena del Dottor Faust |
Dei
molti libri scritti riguardanti il Dottor
Faust,
i più famosi sono quelli scritti da Marlowe
e da Goethe.
Oggi vi parlerò de Il
dottor Faust
di Christopher
Marlowe,
mentre venerdì vedremo il Faust
di Goethe.
Dato
che la trama la sappiamo tutti, passiamo direttamente ai retroscena e
alle caratteristiche della tragedia di Marlowe.
Una
delle possibili origini del mito del dottor Faust sembrerebbe basarsi
sulla figura del Dottor
Johann Greg Faust
che deve la sua “reputazione” ad un episodio che avvenne quando
si trovava in prigione. Pare infatti che il cambio del vino il dottor
Faust si fosse offerto di mostrare al cappellano come eliminare i
peli dal viso senza l'uso del rasoio. Il cappellano gli procurò il
vino, così il dottor Faust consegnò al cappellano un unguento a
base di arsenico, che si rimosse i peli dal viso, ma anche il resto
della carne. Tipo simpatico no?
L'altra
ipotesi è che il Dottor
Faust
prenda origine dalla figura di John
Dee,
noto per i suoi studi alchemici.
Il Dottor Faust |
Il
Dottor
Faust
di Marlowe
pare però essere interamente basato sulla traduzione del 1592 di un
certo P.F.
con l'aggiunta dell'Act
and Monuments
di John
Foxe,
relativo agli scambi tra Papa Adriano ed un papa rivale.
A
prescindere dalle reali origini del Dottor
Faust,
la figura del sapiente talmente bramoso di conoscenza da accettare di
vendere la propria anima in cambio del sapere e dei servigi di
Mefistofele,
resta una figura tragica e immortale.
Il
tema preponderante di tutta l'opera è il peccato a cui Faust cede,
spingendosi sempre più in basso, sempre più a fondo per quella sua
brama incolmabile di sapere. Gli anni in compagnia di Mefistofele
trascorrono fin troppo veloci per Faust,
che nonostante l'intervento degli angeli per redimerlo, si
inorgoglisce e persevera ancora di più nella sua condotta. Solo
all'ultimo si renderà conto dei gravi errori che ha commesso,
ritrovandosi ad attendere il fatidico momento della morte pieno di
paura e colmo di rimorsi per le sue azioni, tuttavia il suo rimorso
non è un reale pentimento. Se Faust
infatti si pentisse potrebbe salvarsi, ma teme troppo il castigo che
lo attenderebbe per farlo e così Mefistofele
ottiene ciò per cui aveva stretto quel patto: l'anima di Faust.
Faust:
Maledetti i genitori che mi fecero!
No,
Faust, maledici te stesso, maledici Lucifero
che
ti ha privato del cielo.
(Atto
V, Scena II)
Christopher Marlowe |
Trattandosi
Il
Dottor Faust
di un'opera teatrale, esaminare il tipo di scrittura sarebbe inutile
e sbagliato, per quanto trascritta in un libro, questa tragedia è
stata studiata per il teatro, per essere rappresentata dagli attori
su un palcoscenico, non per essere letta.
Tuttavia
qualcosa possiamo dire, ad esempio che l'opera è stata scritta in
versi sciolti, prevalentemente usati nelle scene principali, e in
prosa, per le scene che scivolano nella comicità. Come in molte
opere elisabettiane poi, tra gli attori che compongono la tragedia
del Faust, vi è la presenza di un coro
non interagisce con i personaggi, ma fornisce un'introduzione e una
conclusione al dramma e svolgendo il compito di presentare i fatti.
Si
potrebbe dire ancora molto sull'opera di Marlowe,
ma vi togliere tutto il divertimento e il piacere di andarvi a
leggere questa tragedia e informarmi personalmente sull'intera opera.
Io vi ho messo la pulce nell'orecchio, ora tocca a voi.
Coro:
Spezzato è il ramo che poteva crescere dritto
e
bruciata la corona di Apollo
che
crebbe in questo sapiente.
Faust
se n'è andato. Meditate la sua caduta.
La
sua tragedia possa esortare i saggi
a
una sacra paura delle cose illegali,
le
cose profonde che attirano spiriti arditi
a
esperire ciò che il cielo ha proibito.
L'ora
conclude il giorno, l'autore conclude l'opera.
(Atto
V, Scena II)
(Le immagini presenti sono state prese da internet, le citazioni presenti nell'articolo sono state prese dal libro stesso, mentre le informazioni generali del libro sono state prese dalla Wikipedia)