27/05/14

Quando si dice “Vendere l'anima al diavolo”

Faust: Ah, Faust,
ora hai solo un'ora di vita,
poi sarai dannato per sempre.
Fermatevi sfere del cielo che eternamente ruotate,
che il tempo finisca e mezzanotte non venga mai.
(Atto V, Scena II)


La tragica storia del Dottor Faust è narrata in diversi libri, e anche chi non ne ha mai letto uno, conosce per fama la vita di questo erudito che vendetta la propria anima al diavolo in cambio di una conoscenza sconfinata.

Scena del Dottor Faust
Scena del Dottor Faust
Dei molti libri scritti riguardanti il Dottor Faust, i più famosi sono quelli scritti da Marlowe e da Goethe. Oggi vi parlerò de Il dottor Faust di Christopher Marlowe, mentre venerdì vedremo il Faust di Goethe.

Dato che la trama la sappiamo tutti, passiamo direttamente ai retroscena e alle caratteristiche della tragedia di Marlowe.

Una delle possibili origini del mito del dottor Faust sembrerebbe basarsi sulla figura del Dottor Johann Greg Faust che deve la sua “reputazione” ad un episodio che avvenne quando si trovava in prigione. Pare infatti che il cambio del vino il dottor Faust si fosse offerto di mostrare al cappellano come eliminare i peli dal viso senza l'uso del rasoio. Il cappellano gli procurò il vino, così il dottor Faust consegnò al cappellano un unguento a base di arsenico, che si rimosse i peli dal viso, ma anche il resto della carne. Tipo simpatico no?

L'altra ipotesi è che il Dottor Faust prenda origine dalla figura di John Dee, noto per i suoi studi alchemici.

Il Dottor Faust
Il Dottor Faust
Il Dottor Faust di Marlowe pare però essere interamente basato sulla traduzione del 1592 di un certo P.F. con l'aggiunta dell'Act and Monuments di John Foxe, relativo agli scambi tra Papa Adriano ed un papa rivale.

A prescindere dalle reali origini del Dottor Faust, la figura del sapiente talmente bramoso di conoscenza da accettare di vendere la propria anima in cambio del sapere e dei servigi di Mefistofele, resta una figura tragica e immortale.

Il tema preponderante di tutta l'opera è il peccato a cui Faust cede, spingendosi sempre più in basso, sempre più a fondo per quella sua brama incolmabile di sapere. Gli anni in compagnia di Mefistofele trascorrono fin troppo veloci per Faust, che nonostante l'intervento degli angeli per redimerlo, si inorgoglisce e persevera ancora di più nella sua condotta. Solo all'ultimo si renderà conto dei gravi errori che ha commesso, ritrovandosi ad attendere il fatidico momento della morte pieno di paura e colmo di rimorsi per le sue azioni, tuttavia il suo rimorso non è un reale pentimento. Se Faust infatti si pentisse potrebbe salvarsi, ma teme troppo il castigo che lo attenderebbe per farlo e così Mefistofele ottiene ciò per cui aveva stretto quel patto: l'anima di Faust.


Faust: Maledetti i genitori che mi fecero!
No, Faust, maledici te stesso, maledici Lucifero
che ti ha privato del cielo.
(Atto V, Scena II)


Christopher Marlowe
Christopher Marlowe
Trattandosi Il Dottor Faust di un'opera teatrale, esaminare il tipo di scrittura sarebbe inutile e sbagliato, per quanto trascritta in un libro, questa tragedia è stata studiata per il teatro, per essere rappresentata dagli attori su un palcoscenico, non per essere letta.

Tuttavia qualcosa possiamo dire, ad esempio che l'opera è stata scritta in versi sciolti, prevalentemente usati nelle scene principali, e in prosa, per le scene che scivolano nella comicità. Come in molte opere elisabettiane poi, tra gli attori che compongono la tragedia del Faust, vi è la presenza di un coro non interagisce con i personaggi, ma fornisce un'introduzione e una conclusione al dramma e svolgendo il compito di presentare i fatti.

Si potrebbe dire ancora molto sull'opera di Marlowe, ma vi togliere tutto il divertimento e il piacere di andarvi a leggere questa tragedia e informarmi personalmente sull'intera opera. Io vi ho messo la pulce nell'orecchio, ora tocca a voi.




Coro: Spezzato è il ramo che poteva crescere dritto
e bruciata la corona di Apollo
che crebbe in questo sapiente.
Faust se n'è andato. Meditate la sua caduta.
La sua tragedia possa esortare i saggi
a una sacra paura delle cose illegali,
le cose profonde che attirano spiriti arditi
a esperire ciò che il cielo ha proibito.
L'ora conclude il giorno, l'autore conclude l'opera.
(Atto V, Scena II)


(Le immagini presenti sono state prese da internet, le citazioni presenti nell'articolo sono state prese dal libro stesso, mentre le informazioni generali del libro sono state prese dalla Wikipedia)
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.