Nella maggior parte dei thriller lo scontro tra il bene (la polizia) e il male (l'assassino) avviene prevalentemente su un piano concreto: prove, tracce di sangue, indizi, esami, autopsie. Quando in questo quadro entra la psicologia, solitamente ad usarla è il bene. Ci sono sempre le eccezioni ovviamente, non tutti i thriller sono uguali per nostra fortuna. Il libro di cui voglio parlarvi oggi è proprio uno di quei thriller che si divertono a cambiare le regole del gioco.
Il Manipolatore |
Ne Il manipolatore di Michael Robotham, ci troviamo a seguire uno scontro tra il bene e il male giocato tutto sul piano psicologico. Prove ed indizi sono solo un contorno, il vero campo di scontro è la mente umana. Da una parte abbiamo Joseph O'Loughlin, noto psicologo affetto dal morbo di Parkinson che insegna psicologia comportamentale all'Università di Bath, un uomo che usa le sue abilità per il bene. Dall'altra parte c'è un misterioso killer, con la straordinaria abilità di entrare nella testa delle loro vittime, costringendole a fare tutto ciò che lui vuole, compreso gettarsi da un ponte o lasciarsi morire appesi ad un albero. Joseph si trova, suo malgrado, a giocare contro un avversario spietato, che conosce i suoi stessi trucchi e li usa per i propri scopi.
“Io so come aprire una mente. So piegarla o spezzarla.”
“Io so forzare una mente. Posso lacerarla. Posso giocare con i suoi pezzi.”
Il Manipolatore, premiato con il Ned Kelly Award 2008 per il miglior romanzo di crime fiction, è il quarto romanzo pubblicato da Robotham. Di questo autore ho letto solo questo romanzo, quindi non posso dirvi se sia il migliore, se si noti un miglioramento nel modo di scrivere o altro. Quello che posso dirvi è che un libro magistralmente architettato.
Michael Robotham |
La figura di Joseph, con il suo male, la sua decisione di ritirarsi dal proprio passato tormentato, fanno di lui un protagonista eccezionale e subito preso in simpatia dal lettore, una scelta questa davvero geniale da parte dell'autore. Co-protagonista e antagonista di Joseph, quest'uomo in grado di entrare nella mente delle persone, di cui si intuisce l'identità in davvero pochi capitoli. Attenti però, questa non una pecca per il libro, il romanzo non ci perde nulla in questa rivelazione senza sorpresa, questo perché l'intento dell'autore non era quella di creare un colpo di scena sulla sua scoperta. L'intento è la contrapposizione tra i due personaggi, lo scontro ad armi pari tra i due. E' questo su cui l'autore punta per il suo Il Manipolatore.
Robotham divide la narrazione proprio tra questi due personaggi, così che il lettore possa entrare nella psiche ora di Joseph ora del Manipolatore. Anche questa scelta si dimostra efficace, pochi autori lo fanno e ancora meno lo sanno fare bene riuscendo a cogliere le diversità e le sfumature tra il bene e il male.
“C'è un momento in cui tutta la speranza svanisce, tutto l'orgoglio è perduto, tutte le aspettative, tutta la fede, tutti i desideri. Quel momento è mio. Appartiene a me. E' allora che sento il suono, il suono di una mente che va in pezzi. Non è lo schiocco secco di quando un osso si frantuma, una spina dorsale si incrina o un cranio si frattura. E non è dolce e umido come il cedere di un cuore. E' un suono che ti fa domandare quanto dolore possa sopportare una persona, un suono che infrange i ricordi e lascia che il passato fluisca nel presente; un suono così acuto che solo i Mastini dell'Inferno possono udirlo. Riesci a sentirlo? Qualcuno, rannicchiato su se stesso, sta piangendo piano in una notte senza fine.”
Un libro scritto con un'abilità narrativa tale da farlo sembrare più un film che un libro. Uno psicothriller che è un viaggio nei recessi più sconvolgenti della mente. Un libro che gli amanti di questo genere non possono assolutamente perdere.
(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)