Ve l'hanno mai detto che
l'amore è come fare marketing? Agli inizi almeno è come se stesse
piazzando un prodotto ad un cliente, e il prodotto da vendere siete
proprio voi. Così si finisce per raccontare qualche bugia, dicendo a
voi stessi che non sono proprio bugie, sono studiate omissioni.
E' una questione di marketing, di sapersi vendere. Così si cambia il
numero di fidanzati passati, si cambia di posto gli scheletri
nell'armadio perché non vengano trovati, ci si appassiona per
argomenti che non si sono mai piaciuti e magari, chissà, ci si finge
più stupide (o stupidi), per non far sfigurare il nostro potenziale
cliente.
No,
non mi sono ammattita del tutto, è semplicemente l'effetto del libro
In verità è
meglio mentire
di Kerstin Gier.
La
scrittrice tedesca che sta riscuotendo tanto successo ci racconta la
storia di Carolin, una plurilaureata con 158 di quoziente
intellettivo che, abbandonato il fidanzato Leo si sposa con il padre
di lui, Karl. Carolin ha sempre trovato la sua vita complicata
soprattutto a causa della sua intelligenza, con Karl però era tutto
diverso, tutto perfetto finché, 5 anni dopo il loro matrimonio, lui
muore e Carolin deve ricostruirsi una vita e fare i conti con la
famiglia del marito: un esercito di parenti inferociti che vogliono
una parte dell'ingente patrimonio di cui Carolin non sapeva neppure
l'esistenza.
“Sii semplicemente te stessa è stato il
principio-guida della mia infanzia. Mia madre me lo ripeteva sempre
quando mi lamentavo di non avere amici. Sii te stessa e tutti ti
ameranno per quello che sei. Non è affatto vero. Chiaramente non si
dovrebbe fingere, ci si dovrebbe mostrare per quel che si è, ma è
sbagliato aspettarsi che basti questo. Solo se sei molto fortunato
trovi persone che ti amano così come sei. E’ seccante quando la
persona trovata muore.”
Comincio
subito col mettervi in guardia. Se pensate di leggere questo libro
sperando in un romanzo introspettivo e dalla lacrime facile, lasciate
perdere, perché In
verità è meglio mentire
non è affatto così. Il romanzo della Gier
è un libro leggero, da
ombrellone,
ironico e pungente, superficiale, ma non in senso negativo,
superficiale nel senso l'idea della Gier
non era quella di sviscerare la situazione, ma di passarci sopra
cercando di coglierne l'ironia.
Nessun avvenimento eclatante, nessun particolare colpo di scena,
insomma l'unico reale motivo per leggere questo libro è proprio la
protagonista Carolin. Il suo sarcasmo pungente è talmente spassoso
da farti scordare che il libro di per se è niente di particolare.
Le citazioni poste all'inizio di ogni capitolo ne sono la prova,
perché dopo ogni saggia citazione c'è l'interpretazione
dell'autrice/Carolin, che le dissacra e le demolisce come solo
un'adorabile cinica donna può fare.
“In quanto vedova addolorata, puoi decidere se
essere riluttante o perfida, o se tenere lo sguardo fisso davanti a
te tutto il giorno, puoi dimenticarti di farti uno shampoo, e puoi
anche non pettinarti o truccarti.”
Insomma, se state cercando qualche libro da portarvi sotto l'ombrellone questa estate In verità è meglio mentire fa proprio al caso vostro. Giunti alla fine del romanzo però, non perdete tempo a cercare il seguito del libro, non c'è, dovrete restare con un libro senza finale e senza storia, ma con una fantastica protagonista.