15/02/14

A volte ritornano | Antichi momenti di gloria sembrano giungere all'orizzonte per Verona Torino e Parma seconde ma non troppo!

A volte ritornano! Antichi e sopiti momenti di gloria sembrano giungere all'orizzonte per Verona, Torino e Parma, seconde ma non troppo! Tante, troppe per essere ignorate le pagine d'inchieste, riprese televisive, siti web in collasso per Conte tuonava con ira più che giustificata ai suoi, dopo il pareggio in rimonta di domenica scorsa al Bentegodi.

Con le relative apparizioni dell'allenatore "simbolo" di questa Juve che in preda ad un'inevitabile delirio di onnipotenza, prova a spiegare ai giornalisti tra il serio ed il faceto. Che dire dell'esegesi delle lacrime di Balotelli un ibrido tra Tyson e Papa Francesco.
In tanto fracasso però, è di fatto scomparso l'eroe del campionato: il Verona, protagonista della rimonta sull'invincibile armata bianconera. Un'impresa, che con i tempi che corrono e per la bulimia calcistica della Juventus, non si può mettere nel cassetto dei ricordi in maniera prematura.
Luca Toni leader del Verona

Eppure, se proviamo a dare uno sguardo alla classifica, quel punto strappato alla "Vecchia Signora", non è poi cosi tanto figlio della dea bendata. Il Verona è 5o in classifica con 36 punti. Al 7o e 8o posto troviamo Parma e Torino, anch'esse reduci da un turno avaro di soddisfazioni.
Le gerarchie del ventunesimo secolo sono regolate da montagne di denaro e quindi sono proibiti sogni di grandezza. Tuttavia, comunque vada, uno scudetto le tre squadre l'hanno già conquistato: quello del rapporto tra prezzo e qualità, tra costi d'ingaggio, spese di mercato e risultati raggiunti.

Verona, era l'anno 1984... "Da allenatore la prima cosa che chiedevo a un mio calciatore era: tu dove vuoi giocare?". Sono parole di quel galantuomo di Bagnoli in una bella intervista rilasciata in settimana alla Gazzetta. E pare musica in quest'orgia di moduli e di schemi tattici che spesso annebbiano le idee e cancellano il bel gioco. Giusto trent'anni fa con Garella, Fanna, Briegel, Elkyaer, Galderisi e Di Gennaro, il saggio Osvaldo iniziava la straordinaria galoppata che condusse i gialloblù alla conquista dello scudetto nell'anno successivo.
Di quella squadra i figli d'oggi hanno ereditato, se non il tasso di classe individuale, certo il carattere e la volontà del collettivo.

Perso per ragioni di cassa il tessitore Jorginho, hanno ripreso a macinare gioco, mettendo in vetrina la classe del ventenne Iturbe, già oggetto di desideri altrui o riscoprendo talenti che parevano definitivamente tramontati, come Romulo, ma soprattutto come Toni, alla sua terza o quarta giovinezza, vero condottiero della squadra. Alzi la mano chi avrebbe pronosticato un simile rendimento del panzer. La trama è opera di Mandorlini che ha saggiamente deciso di far parlare il campo e le sue doti di ottimo trainer piuttosto che le ruvide parole e gli impulsi da veterano delle curve del nord, in lotta contro nemici immaginari.

Cerci e Immobile, i gemelli del Torino
Chi è venuto al mondo qualche mese prima della sciagura che cancellò a Superga il grande Toro ed era ventenne quando il destinò crudele si portò via nel 1967 la farfalla Gigi Meroni, le glorie dei granata hanno le sembianze di Pulici e del suo "gemello" Graziani e di quello scudetto conquistato in volata sui rivali juventini nel 1976. Da allora la squadra ha mangiato tanta polvere, conosciuto più volte la serie B, con quel pubblico così esigente che nulla ti perdona, anche se sa bene che non ti chiami Bacigalupo, Ballarini, Maroso, nè Rigamonti, Castigliano, Loik, Mazzola.
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