I debiti della diocesi e l'allontanamento di don Caruso - L'incarico di don Franco Caruso non è stato più rinnovato da Mogavero quando questi, tra aprile e maggio 2014, si è accorto dei notevoli debiti accumulati negli ultimi anni dalla Curia. Don Franco Caruso, attualmente parroco a Santa Ninfa (Tp), è accusato anche di malversazione.
Soldi della diocesi accreditati sul conto del vescovo - A Mogavero si contesta di essersi appropriato di circa 180mila euro, con accredito di somme sul proprio conto corrente e di assegni tratti in proprio favore dai conti correnti intestati alla Diocesi di Mazara. A don Franco Caruso, invece, di essersi appropriato di oltre 120mila euro mediante il prelievo di somme in contanti, nonché con l'emissione in proprio favore di assegni tratti sui conti correnti della Diocesi.
Soldi destinati ad opere caritatevoli spesi dall'ex economo - La malversazione, inoltre, è contestata all'ex economo della Curia in quanto, delegato a operare sui conti correnti della Diocesi e avendo la disponibilità delle somme erogate dalla Cei, invece di destinare il denaro a interventi caritatevoli, avrebbe speso oltre 250mila euro per altre finalità. Parte di questo denaro sarebbe finito a don Vito Caradonna, prete marsalese sospeso a divinis dopo una condanna per tentata violenza sessuale su un uomo e attualmente sotto processo, a Marsala, per circonvenzione di incapace.
Legale del vescovo: "E' stato lui a fare le denunce" - "I fatti sui quali monsignor Domenico Mogavero, quale Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, è stato chiamato a rispondere sono risalenti agli anni 2010-2011 e attengono ad anomalie nella gestione dell'economato della Curia rilevate e denunciate alla Procura dallo stesso vescovo lo scorso anno". Lo dice l'avvocato Stefano Pellegrino, legale del vescovo.
"Al primo sospetto di irregolarità gestionale del servizio economato della Diocesi, il vescovo - aggiunge il legale - provvide a incaricare due consulenti fiduciari per verificare la corretta applicazione della normativa canonistica e concordataria nella gestione della Diocesi, nonché accertare la regolarità della redazione dei rendiconti e dei finanziamenti della Cei. Poiche' dalle citate relazioni si evidenziarono condotte che avrebbero potuto integrare estremi di reato, il vescovo ritenne opportuno trasmettere alla Procura la consulenza dei dottori Roberto Ciaccio e Gianfranco Sciamone, manifestando la propria volontà querelatoria e chiedendo, al contempo, di essere sentito dal Procuratore della Repubblica".
"Di conseguenza, sollevo' dall'incarico i responsabili dell' Ufficio economato, collaborando fattivamente con gli organi di polizia giudiziaria - conclude l'avvocato - al fine di accertare responsabilità gestionali".www.tgcom24.it