Monte Rosa immagine presa dal web |
"Durante le fasi glaciali del Quaternario" , spiega la geologa, "i ghiacciai delle Alpi occidentali si sono man mano espansi e ritirati edificando cerchie moreniche formate dai detriti. Successivamente la rete fluviale ha aperto dei varchi in questi depositi che ancor oggi i fiumi erodono e trascinano a valle durante le piene. L'oro contenuto in tali depositi si presenta sotto forma di lamelle e di granuli: la forma a granulo è indice del basso tasso di trasporto che esso ha subito ad opera dei corsi d'acqua; in genere, infatti, i granuli subiscono in acqua corrente continue percussioni tra i ciottoli e per la loro elevata malleabilità si assottigliano assumendo una forma lamellare. Si sono così formati i giacimenti secondari".
Ma come si sa, tra i fiumi di origine alpina e cioè Po, Dora Baltea, Adda, Serio, Oglio,anche il Ticino è un bacino in cui è possibile trovare l'oro. Esiste una vera e propria documentazione di concessione per cercare oro nei greti del fiume risalente addirittura al Barbarossa, anche se già Plinio parla di diverse testimonianze in proposito. Le concessioni passarono di mano in mano tra feudatari ed ecclesiastici, fino a quando tutti i greti dei fiumi italiani passarono sotto il Demanio, che iniziò ad assegnare le licenze ai richiedenti. Fino alla Seconda Guerra Mondiale, da Varallo Pombia a Galliate, circa seicento cercatori trascorrevano la loro giornata chini sui setacci.
Il duro lavoro era ripagato dalla raccolta di 10-15 g al giorno del prezioso elemento. Alla fine dell'800, una compagnia francese, decise di avviare un'impresa di estrazione estensiva per mezzo di draghe a vapore, ma il tutto si risolse in un fallimento: nessun sistema industriale è infatti in grado di emulare la segreta capacità dei cercatori d'oro, tramandata di generazione in generazione. Per ovvi motivi lal situazione attuale è totalmente cambiata, le risorse sono nettamente diminuite e la ricerca dell'oro in Italia è diventata un hobby per i pochi che hanno un po' di tempo, molta pazienza e una grande resistenza fisica.
Dopo ore di lavoro è possibile andarsene senza nulla oppure trovare delle vere e proprie pepite fino a 14 grammi. Non è pensabile farlo per guadagnare, ma solo per collezionare. La Schiavo, che fa parte dell'Associazione Didattica Museale si è fatta promotrice di un evento straordinario nell'ambito della Settimana del Pianeta Terra: 'La Febbre dell'oro'. E dice che: "la miniera d'oro della Guia nella frazione di Borca, è oggi accessibile alle visite guidate, durante le quali è possibile scorgere lungo il percorso autentici filoni di pirite aurifera. Durante La Settimana del Pianeta Terra, armati di cappellino, barra, setaccio, canalina, tulin, secchi e pala, metteremo i piedi nelle acque del fiume blu, il Ticino a Pombia, per cercare l'oro".
E continua: "Il 12 ottobre tutti potranno cimentarsi, in questa attività e portare a casa le proprie pagliuzze, seguendo Pierpaolo, un cercatore d'oro dotato di licenza imposta da regio decreto. Dopo una breve passeggiata in piano, si raggiungeranno delle piccole aree sabbiose in un'ansa del fiume Ticino e, immersi in un magnifico paesaggio naturale, dotati di stivali di gomma, s'inizierà la ricerca". "Come succede durante le gare", ha chiarito, "che avvengono sia a livello nazionale che internazionale, alcune pagliuzze verranno aggiunte in loco, quindi nessuno si preoccupi, tutti potranno soddisfare la propria febbre dell'oro".