Leto con Apollo e Artemide |
Leto, Aurora e il Gallo
Cari lettori del Trafiletto, oggi faccio un balzo
nell’affascinante mitologia greca, per ritrovare quell’uccello
domestico dal piumaggio brillante e dalla testa grossa con cresta
carnosa e bargigli che tutti noi conosciamo: il gallo. Ancora
oggi questo volatile viene ricordato per il suo canto
annunciatore dell’alba, senza che nessuno si domandi il come e il
perché esso apra il becco e faccia vibrare l’ugola per intonare la
sua millenaria melodia poco prima dell’arrivo del giorno. Tutto
ebbe inizio quando: Leto, (Latona per la mitologia romana,
figlia dei titani Ceo e Febe)
dea greca, sposa Zeus e diviene madre di Apollo e
Artemide.
Secondo la tradizione storica più diffusa, l’unione
di Leto con il re olimpico ebbe luogo a Didimo presso Mileto,
e da quel momento la dea fu perseguitata dalla gelosia di Era,
(settima moglie di Zeus) che la costrinse a vagare per molte
terre prima di poter partorire.
Per volere di Era, infatti, Leto avrebbe
potuto sgravarsi unicamente in un luogo che non fosse mai stato
illuminato dal sole. Le peregrinazioni di Leto incinta sono state
narrate e suddivise in due gruppi, di cui il primo si ricollega alla
Licia, il secondo all’isola di Delo.
La singolare condizione posta da Era al parto di
Leto, sottolinea che Apollo doveva nascere nelle tenebre, e quindi
pone in evidenza l’aspetto oscuro ed infero del dio e di sua madre:
aspetto che coincide con il carattere lupino di Apollo e si
riconnette alla Licia (in greco Likia, paese dei lupi);
l’elemento lupino sopravvive anche nelle tradizioni che indicano
l’isola di Delo come luogo natale di Apollo. Si narra infatti che
Zeus abbia trasformato Leto in lupa, e che sotto questa forma la dea
sia giunta a Delo e qui abbia partorito i due gemelli. Parto che si
protrae per nove giorni e nove notti di terribili doglie, alla
presenza di tutte le grandi dee. Le doglie si protraggono così a
lungo poiché Era aveva trattenuto con l’inganno sull’Olimpo la
dea dei parti, Ilizia; quest’ultima, infine, viene chiamata
da Iris, (personificazione dell’arcobaleno) che
sospinge la dea dei parti sull’isola, la quale sollecita e assiste
al parto. Ed è proprio nel divino evento che entra in scena il
nostro comune gallo: Fato vuole che alla fine dello sgravio
gemellare sia presente l’uccello domestico che oggi noi chiamiamo
il gallo del mattino; questo, fino ad allora anonimo volatile, passa
alla storia mitologica come l’annunciatore di Aurora, (dea
greca dalle rosee dita che precede in cielo il fratello Elios,
recando agli uomini la luce), divenendo per sempre sacro alla
stessa dea Leto.
Cari amici del Trafiletto, se un comune uccello
domestico è riuscito a divenire un "illustro sconosciuto", non disperate, siate speranzosi, anche voi
un giorno potreste ritagliarvi un lembo di eterna storia.
La cresta del Gallo-particolare |
Il gallo sacro a Leto |