Dopo i cani, usati abitualmente dalle forze dell'ordine, e i topi, oggetto di alcune sperimentazioni, anche le piante potrebbero essere "addestrate", anzi, meglio dire "usate" a rivelare la presenza di esplosivi.
Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Plos One, in cui vengono descritte alcune piante Ogm realizzate dalla Colorado State University che cambiano colore in presenza di Trinitrotoluene (Tnt), l'esplosivo più comune.
I ricercatori hanno ottenuto le piante antiesplosivo aggiungendo all'interno delle foglie una proteina che, in presenza di Tnt, attiva un processo che fa defluire la clorofilla dalle cellule, provocando l'impallidimento della pianta.
Al momento il sistema impiega qualche ora a reagire, ma si é mostrato sensibile a un centesimo della quantità del composto chimico pericoloso individuato dai cani.
"Ora stiamo lavorando per ottenere piante con un tempo di risposta dell'ordine dei minuti - spiega al New York Times June Medford, uno degli autori dela ricerca - e che siano in grado di tornare verdi in poco tempo. Entrambi gli obiettivi sono raggiungibili, forse non nei tre anni che ci ha dato il Dipartimento della Difesa che finanzia lo studio, ma al massimo in cinque o sette".
Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Plos One, in cui vengono descritte alcune piante Ogm realizzate dalla Colorado State University che cambiano colore in presenza di Trinitrotoluene (Tnt), l'esplosivo più comune.
I ricercatori hanno ottenuto le piante antiesplosivo aggiungendo all'interno delle foglie una proteina che, in presenza di Tnt, attiva un processo che fa defluire la clorofilla dalle cellule, provocando l'impallidimento della pianta.
Al momento il sistema impiega qualche ora a reagire, ma si é mostrato sensibile a un centesimo della quantità del composto chimico pericoloso individuato dai cani.
"Ora stiamo lavorando per ottenere piante con un tempo di risposta dell'ordine dei minuti - spiega al New York Times June Medford, uno degli autori dela ricerca - e che siano in grado di tornare verdi in poco tempo. Entrambi gli obiettivi sono raggiungibili, forse non nei tre anni che ci ha dato il Dipartimento della Difesa che finanzia lo studio, ma al massimo in cinque o sette".