Il-Trafiletto

16/01/14

Scrub corpo fai da te: nella dispensa abbiamo tutto!

Per preparare la pelle all'arrivo dell'estate è bene agire con degli esfolianti che ci aiutino ad eliminare le cellule morte e preparino la pelle a ricevere in maniera ricettiva la protezione solare. Non importa recarsi nei centri estetici o nelle profumerie in cerca di prodotti specifici dai costi spesso proibitivi. Possiamo autoprodurre a casa e con una spesa molto contenuta degli scrub corpo molto efficaci e soprattutto naturali.
Scrub al sale: 300 g di sale grosso, 50 g di avocado o olio di sesamo o olio di jojoba, 25 g di cacao in polvere non zuccherato, tre gocce di olio essenziale di vaniglia, miele per addolcire. Mettete insieme gli ingredienti secchi, dopodiché aggiungere l’avocado o l’olio da voi scelto, fino a formare un composto abbastanza consistente seppur cremoso. In caso non fosse sufficiente, aggiungete del miele (nutriente per la pelle) o, se siete vegani, altro olio. Infine, mettete poche gocce di olio essenziale: qui vi abbiamo consigliato la vaniglia, ma potete scegliere il vostro preferito con la cura di controllare che siano adattati ad uso cutaneo (possono essere irritanti). I migliori per la pelle sono rosa, rosmarino, limone, mandarino, lavanda e camomilla.
Scrub fai da te
 Scrub al caffè:  400 g di caffè (non deve essere anche buono, quello più economico andrà benissimo), 100 g di zucchero grezzo o sale da cucina, 2-3 cucchiai di olio da massaggio (qualsiasi). Mettete insieme gli ingredienti secchi e poi aggiungete l’olio da massaggio fino a ottenere un composto sufficientemente denso. La caffeina contenuta in questo scrub ha due funzioni molto interessanti: smuove gli accumuli di cellulite favorendone lo scioglimento e combatte la formazione di vene varicose (o se le avete già le riduce). Come potete immaginare, un solo trattamento non basterà! Per dare un profumo più avvolgente e rinvigorire lo spirito, potete aggiungere un cucchiaino raso di cannella. Scrub alla menta: 100 g di sale da cucina, 1 cucchiaio di olio d’oliva (meglio extravergine), poche gocce di olio essenziale alla menta. Mescolate l’olio d’oliva con il sale e aggiungete l’olio essenziale: questo alla menta ha un profumo deliziosamente estivo che vi solleverà dalle giornate d’afa in agosto! Scrub zucchero di canna e limone: 45 g di zucchero di canna grezzo, 100 ml di olio di vinacciolo (in erboristeria), 45 g di scorza di limone grattugiata. Mescolate tutti gli ingredienti. Potete sostituire l’olio di vinacciolo con olio alle mandorle dolci. Non avete idea di quanto questo scrub sappia di vacanze. Scrub di fine estate: 80 g di arachidi o semi di sesamo, 40 g di farina d'avena, farina di riso integrale, o farina integrale, abbastanza liquido per creare una pasta (acqua, yogurt, latte o, per i vegani, gel di aloe vera), 1 cucchiaino raso di erbe aromatiche, come la lavanda – facoltativo. Riunire gli ingredienti secchi in un frullatore e passarli fino a quando sono ridotti a un composto grossolano. Versate la farina in un vaso di vetro con un tappo a vite. Quando avrete bisogno del vostro scrub, prelevate un po’ del composto e aggiungetevi il liquido che preferite fino a formare una pasta. Conservate il resto della farina in freezer. Nemmeno noi vogliamo pensare alla fine delle vacanze, ma se volete arrivare a settembre con una bella pelle abbronzata al riparo dalle scottature, sarà meglio che prendiate appunti ora. E ora le regole generali per uno scrub perfetto: fatelo sotto la doccia, dopo aver appena inumidito la pelle. Massaggiatevi con movimenti circolari, in modo da stimolare il tessuto sottocutaneo. Se notate che la vostra pelle risulta esfoliata e morbida ma ancora un po’ secca, aggiungete una quantità maggiore di parti grasse la volta successiva e, sul momento, idratatela con una crema leggera. La parte interessante di uno scrub casalingo è che potete comporlo in base alle vostre disponibilità e preferenze, risparmiando un bel po’ rispetto a quelli che si trovano in commercio, col vantaggio di controllare cosa ci mettete dentro e concedendovi magari qualche lusso in più. Per esempio, potete profumare lo scrub con dello zenzero rinvigorente o spolverarlo di petali secchi di rosa senza spendere una fortuna. Un altro dettaglio non irrilevante: potete confezionarlo in contenitori carini, metterci un fiocco e fare un bellissimo regalo personalizzato alle vostre amiche.

Cosa ci tocca inventarci per trovare un lavoro!

La creatività alla fine è stata premiata. Un disoccupato francese, ha avuto la bella idea di chiedere un lavoro a babbo natale. Si suppone scrivendo la solita letterina che recita "Caro babbo Natale, vorrei...", ma no! La sua lettere l'ha scritta su un tabellone publicitario dell'autostrada, sollecitando la curiosità di chi passava, ha ricevuto tantissime proposte.

Se per trovare lavoro è necessaria una buona dose di creatività per farsi notare dalle poche aziende che assumono, quello che ha pensato di fare il francese Laurent Lebret, 41 anni e disoccupato da sei mesi, è più che creativo. Lui, ha deciso di scommettere su sé stesso e di affittare un cartellone pubblicitario su una delle strade principali fuori da Antibes, la città nel sud della Francia, vicino a Cannes, nella quale vive.

Per natale vorrei un lavoro Il cartellone riportava la sua foto con cappello da babbo Natale, presentandolo come “direttore operativo ‘trilingue’”, i suoi recapiti telefonici e mail, e la scritta “Io… per Natale, vorrei solo un lavoro!”. L’idea ha funzionato, Lebret è stato letteralmente inondato di chiamate e di proposte, venendo alla fine assunto come direttore operativo in una catena di villaggi turistici della zona.

"Sono chiuso nell'aereo vai da qualche parte e tirami fuori da questo aeroplano"| Chiuso in un aereo e messo in deposito

Tom Wagner aveva preso il volo della United Express per Houston, e da lì doveva prendere una coincidenza che doveva portarlo in California. Solo che Wagner si è addormentato durante il viaggio: di solito non è nulla di strano, ma in questo caso quando si è risvegliato si è ritrovato completamente al buio. C’è voluto qualche secondo perché l’uomo si rendesse conto che era ancora a bordo dell’aereo, che era stato lasciato non solo dai passeggeri anche dall’equipaggio. Wagner ha chiamato la fidanzata per chiederle aiuto: “Pensava fossi matto. Le ho detto: ‘ Sono chiuso nell’aereo. Sto dicendo la verità: vai da qualche parte e tirami fuori da questo aeroplano’” ha raccontato.

I tecnici che dovevano fare manutenzione all’aereo hanno trovato e liberato l’uomo dopo qualche ora dall’atterraggio. La compagnia aerea si è scusata con l’uomo ed ha avviato un’inchiesta interna per capire come possa essere successo che nessuno si sia accorto che l’uomo era ancora a bordo quando l’aereo ha lasciato il terminal per essere portato nell’area manutenzione: le procedure infatti prevedono che l’equipaggio ispezioni la cabina prima di spostare l’aereo, e in questo caso sembrerebbe che siano state ignorate.  Oltre al disagio per il passeggero, l’accaduto ha sollevato dubbi sull’efficacia reale delle misure di sicurezza adottate dalla compagnia aera. La domanda che nasce è dunque quante altre procedure siano applicate in maniera approssimativa.

Meglio una vita al...verde che vincere alla lotteria!

Meglio una vita al...verde che vincere alla lotteria! Condurre una vita nel verde della natura fa bene alla salute mentale più di una vincita alla lotteria.
Ad affermarlo sono i protagonisti di uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology e un gruppo di ricercatori britannici, i quali hanno effettuato tale ricerca allo scopo di dimostrare come i benefici di una vita vissuta in un'area urbana che facilita l'accesso a parchi ed altre zone verdi sono più duraturi rispetto a quelli di circostanze positive spesso molto desiderate, come una promozione in ambito lavorativo, un aumento di stipendio oppure una vincita alla lotteria.
Vivere nel verde meglio di una vicita alla lotteria

Gli autori sono partiti dai risultati di uno studio precedente secondo cui vivere in aree urbane dotate di spazi verdi riduce la probabilità di avere a che fare con ansia e depressione. Ma quanto dura questo effetto?
Sfruttando una serie di dati relativi alla popolazione britannica raccolti dall'Università dell'Essex è stato possibile scoprire che mentre molti eventi positivi esercitano un effetto benefico che dura all'incirca 6 mesi, vivere nel verde migliora il benessere psicologico anche per 3 anni consecutivi. Vivere nel verde eserciterebbe il suo effetto positivo riducendo lo stress.

Ora i ricercatori vorrebbero capire se questo effetto ha anche altri risvolti positivi, ad esempio sulla vita di coppia. Come ha avuto occasione di spiegare Mathew White, esperto delle relazioni tra ambiente e salute psicofisica che ha partecipato a questa ricerca, la riduzione dello stress aiuta a prendere decisioni più ragionevoli e a comunicare meglio. Non è quindi da escludere che anche le relazioni interpersonali possano trarre benefici da una vita trascorsa nel verde.

Il mito della leggendaria Lancia Fulvia| Regina di Montecarlo con Munari e Mannucci.

Rinasce il mito della Lancia Fulvia! Regina di Montecarlo con due "principi" d'eccezione: Munari e Mannucci!
La storia dell'automobilismo è stata segnata da sole due auto che sono ricordate menzionando il numero di gara: la Mercedes 300 Slr numero 722, alla cui guida c'era Stirling Moss che vinse a tempo di record la Mille Miglia del 1955, e la ancor più mitica Lancia Fulvia HF con numero 14 che, con la coppia Munari-Mannucci, i quali dominarono contro tutto e contro tutti il Rally di Montecarlo del 1972.

Mentre si sta svolgendo l'edizione 2014 del Rally più famoso del mondo, che affronterà per ben due volte il Col de Turini anche se in senso inverso rispetto alla tradizione, ricordare la leggenda di un'auto rimasta nel cuore di tutti gli appassionati di motori è un piacere e un obbligo.
Un'auto che proprio sul Col de Turini ribaltò la classifica che fino ad allora la vedeva in terza posizione, e già quello era considerato un risultato straordinario. Perché la Lancia Fulvia HF 1600, nel 1972, era ormai considerata ormai superata, una sorta di catorcio, un'auto spompata con soli 160 CV destinata a soccombere senza speranza nel confronto diretto con le Porsche (270 CV) e le Renault Alpine (cavalleria simile alle Porsche e 200 chili in meno della Fulvia) considerate le vere predestinate al successo finale.
Lancia Fulvia HF

Poco prima di affrontare il Turini, in quel gennaio del 1972, iniziò prima a piovere e poi a nevicare. Il dio pluvio delle corse aveva scombinato le carte, apparecchiando una situazione meteo nella quale la vecchia Fulvia si trovava a suo agio. Lo si era già capito molti anni prima, al Rally di Corsica, quando il motore era ancora il 1400: le rivali non riuscivano a tenere la strada mentre lei, la piccola Fulvia, restava aggrappata all'asfalto bagnato e ricoperto di foglie e fango. Chilometro dopo chilometro, fino alla vittoria finale. Un'auto che avrebbe vinto molto, che sarebbe entrata nella storia dei Rally anche grazie a un aggiornamento del motore, portato ai 1600 di cilindrata.

Ma il Montecarlo del 1972 quello no, era un sogno impossibile. Troppo potenti le Porsche, troppo potenti e leggere le Alpine anche solo per restargli alle costole. E poi, suvvia, i francesi schieravano addirittura sei equipaggi, proprio per non tralasciare alcun particolare sulla strade di casa. E invece, pioggia e vento: e "nonna" Fulvia a fine carriera che improvvisamente si ritrova nel suo ambiente naturale. Quando le altre escono di strada... Sembra di vedere lo sguardo sornione della HF numero 14, con i fanaloni a illuminare la notte e la scritta Lancia Italia sul cofano per far sentire a francesi e tedeschi il fiato sul collo. Fino ad arrivargli alle costole, fino a prenderli. Le Porsche non restano in strada: troppa potenza da scaricare a terra e a terra, al posto dell'asfalto asciutto, c'è solo neve.

Tanta, troppa neve. Le Alpine non reggono alla prova di una natura così scatenata: sul Turini, Jean Claude Andruet esce sbattendo contro la montagna. Darnische e Ove si fermano con il cambio rotto. Le altre Alpine, beh! quelle erano già dietro da tempo. Nonna Fulvia vola. Munari la guida come se fosse un prolungamento del suo corpo, Mannucci disegna il percorso per l'amico alla guida rendendogli impossibile un qualsiasi errore. Passato il Turini la Fulvia, la nonnetta, il ronzino, la vittima predestinata è in testa, dominatrice di un Montecarlo che spianerà la strada verso il titolo Mondiale Rally. Che farà passare la Fulvia Hf 1600, targata TO E24266, dalla storia alla leggenda. Ricordandola oggi rendiamo omaggio all'immenso Sandro Munari e a Mario Mannucci, che molti chiamavano "il maestro" e che ci ha lasciati, in silenzio, nel dicembre del 2011. Ricordiamo Cesare Fiorio, che tutti ricordano come artefice della Squadra corse Lancia di quegli anni straordinari. Ma ricordiamo anche Ettore Zaccone Mina, il papà del motore della Fulvia.

L'uomo che progettò un motore millecento, per la Fulvia berlina, riuscendo a trasformarlo nel tempo con una genialità inarrivabile in un 1600 da 160 cavalli, con un rapporto di 100 CV/litro che rivisto oggi ha dello straordinario. Lo fece quasi di nascosto, nelle notti trascorse disegnando nel salotto di casa, perché il numero uno della Lancia, il professor Fessia, gli aveva dato il permesso di inseguire questo sogno solo al di fuori dell'orario di lavoro. Così nacque il V stretto che ancora oggi stupisce gli addetti ai lavori per la perfezione assoluta con cui è stato concepito. Così, con la straordinaria unione di molti e molti uomini che hanno reso grande la Lancia, è nata la vittoria al Montecarlo del 1972 e la leggenda di una macchina immmortale.
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