Il-Trafiletto
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03/03/14

Famiglia Beckham trasloca | Concluso l'acquisto di Villa Versace.

Famiglia Beckham trasloca! Concluso l'acquisto di Villa Versace. La famiglia Beckham conclude l'affare che gli consentirà di acquistare la villa in cui fu ucciso lo stilista Versace.


Dopo vari mesi di complesse trattative, l'accordo è giunto al termine permettendo finalmente alla famiglia di effettuare l'acquisto della mega-villa di Versace a Miami Beach, per la modica cifra di 60 milioni di dollari. A dare la notizia ci pensa l'agenzia di stampa spagnola Europa Press.
La villa, dove si consumò l'omicidio dello stilista italiano sedici anni fa da uno squilibrato, si chiama Casa Casuarina, ed è un edificio risalente gli anni '30 con una impareggiabile vista sul mare, piscina, dieci camere da letto e un megasalone di 250 metri quadrati.
Casa Casuarina

L'edificio fu acquistato da Versace nel '92 per 10 milioni di dollari e ristrutturata con altri 33 milioni. Nel 2000 era diventata di proprietà del magnate americano Peter Loftin, che aveva tentato, senza successo, di trasformarla in un albergo di lusso. Nel 2012, la villa era stata messa all'asta, ma senza esito.

Ora, invece, villa Causarina potrebbe avere un nuovo proprietario. Tra l'altro Victoria Beckham, moglie dell'ex calciatore inglese, è intima amica della sorella dello stilista, Donatella Versace. La vendita della villa è stata confermata all'agenzia spagnola da Donatella Versace, che ha espresso soddisfazione per l'operazione, portata avanti dalla Proto Organization, società londinese che segue gli affari immobiliari di stelle di Hollywood e campioni dello sport.

15/02/14

Andrew Forrest magnate australiano libera i bambini pakistani dalla schiavitù

Il magnate australiano Andrew Forrest pensa di avere la risposta alla carenza energetica del Pakistan. Ma vuole qualcosa in cambio: "Io vi do la tecnologia per ricavare gas dalle biomasse e voi fate una legge che mette al bando il lavoro minorile e liberate i bambini dalla schiavitù".


Mr Forrest
Mr Forrest è il presidente del Fortescue Metals e il Fondatore del Cammino Free Foundation, che è dedicato a porre fine alla schiavitù moderna. La partnership vedrà Mr Forrest aiutare il Pakistan intraprendere uno studio di fattibilità per convertire il suo carbone lignite in carburante diesel. In cambio si impegnano a lavorare con la Fondazione del signor Forrest. Blair ha incontrato il primo ministro Tony Abbott, al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Blair ha detto il signor Forrest prima di andarsene "un buon esempio filantropica australiana". Mr Forrest ha annunciato l'accordo a Davos ieri. "Sono lieto di annunciare che Punjab è impegnata a diventare la prima provincia in Pakistan per sradicare completamente la schiavitù," ha detto il primo ministro del Pakistan Shabaz Sharif. "I nostri scambi sulle nuove tecnologie per il carbone liquido per ricostruire l'economia del Pakistan hanno progredito in parallelo con un più ampio accordo umanitario per liberare Punjab del flagello della schiavitù." Mr Forrest ha detto che le due iniziative potrebbero guidare la crescita. "Garantire l'indipendenza energetica del Punjab e rimuovere la sua dipendenza dalle importazioni di petrolio, mentre sradicare la schiavitù non è solo moralmente degno, sarà anche liberare il potenziale economico del Pakistan", ha detto. Stringendo un accordo informale con il governo del Pakistan, Forrest si è impegnato a fornire al Paese la tecnologia necessaria a realizzare la "gassificazione della biomassa", una nuova tecnica inventata in Australia che consente di convertire la lignite, materiale di poco valore di cui il Pakistan è ricco, in combustibile diesel.

bambini lavoratori
L'uso di questa nuova tecnologia non è eccessivamente dispendioso e potrebbe mettere fine alle frequenti interruzioni di corrente che tormentano le industrie tessili e manifatturiere in Pakistan, consentendo inoltre la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro. In cambio Shahbaz Sharif, primo ministro della provincia del Punjab - regione del Pakistan orientale - si è impegnato a introdurre nuove leggi che vietino il lavoro minorile e che impongano un salario minimo, promettendo anche di liberare tutti coloro che sono sottoposti ai lavori forzati dentro i confini del Punjab. Secondo l'Indice Globale di Schiavitù del 2013, il Pakistan è il terzo Paese al mondo - dopo l'India e la Cina - per numero di persone ridotte ai lavori forzati o in schiavitù perché costrette a ripagare un debito. Gli sforzi del governo per affrontare il problema sono stati finora inefficaci: in totale, secondo le stime della Banca Asiatica di Sviluppo, in Pakistan circa 1.8 milioni di persone lavorano come schiavi soprattutto nel settore di produzione di mattoni ricevendo in cambio poco o nulla. Si tratta in genere di uomini delle caste inferiori, membri di minoranze religiose, donne, disabili, rifugiati afgani o bambini. Rompono le rocce a piedi nudi subendo spesso percosse e abusi, camminano in fila tenendole appese con una corda alle loro spalle e poi salgono su assi in equilibrio precario per gettare le pietre in una fornace. "Io non posso costringerli a smettere di usare gli schiavi", ha ammesso Forrest in un'intervista con il Time, "Questo lavoro dovrà essere fatto dalle forze dell'ordine nazionali. Io personalmente penso che il Pakistan possa far valere le proprie leggi, ma che nelle ultime occasioni non abbia avuto incentivo sufficiente a farlo." Chissà che l'accordo sottoscritto col miliardario del ferro non costituisca proprio l'impulso

31/10/13

In diciotto mesi ha dissipato 34,8 miliardi di dollari. Eike Batista

In diciotto mesi ha dissipato 34,8 miliardi di dollari. Eike Batista era l’ottavo uomo più ricco del mondo nelle classifiche della rivista americana Forbes.
Voleva diventare il più ricco del mondo, ora il suo impero è sull'orlo del fallimento. Dopo essere stato a lungo l'imprenditore simbolo del successo e della potenza economica verde oro, in un anno e mezzo l'ambizioso tycoon ha perso oltre  il 90% del suo patrimonio.
Eike Batista era l’ottavo uomo più ricco del mondo

l’inizio dell’anno scorso il Brasile era in pieno boom economico e il simbolo del successo verde-oro era incarnato da Eike Batista.  All’epoca il magnate brasiliano prometteva che entro il 2015 sarebbe diventato «il numero uno planetario», ma oggi le sue aziende sono sull’orlo della bancarotta e il suo patrimonio attuale vale solo 300 milioni di dollari. Un miracolo al contrario, insomma, quello dell’ormai ex «soldato del Brasile», come lui stesso amava definirsi.

Della quindicina di aziende che possiede, e che fanno capo alla holding Ebx, sei sono quotate alla Bovespa, la borsa di San Paolo: la Ogx, il «gioiello» che si occupa di petrolio e gas, la Mpx, che pure opera nell’energia, la Llx (logistica), la Mmx, un’azienda mineraria, i cantieri navali della Osx e la Imx, organizzatrice di show. La Ogx non ha rispettato le ambiziose promesse (i pozzi dei suoi campi petroliferi estraggono il 75 per cento meno dei barili previsti) e non è stata in grado di pagare i 45 milioni di dollari di debiti scaduti a inizio ottobre, preannunciando di fatto quella che potrebbe diventare la maggiore bancarotta di un’azienda mai verificatasi in America Latina. Come conseguenza i titoli in borsa (sul mercato ci sono anche obbligazioni per 3,6 miliardi di dollari) hanno subito un tracollo, con le quotazioni precipitate a 0,41 reais, rispetto ai 20 reais di quando Eike prometteva di diventare l’uomo più ricco del mondo.

«Eike crede nel Brasile e investe i suoi denari qui, spero venga imitato dai nostri imprenditori» ripeteva il presidente brasiliano Dilma Rousseff sino all’anno scorso. «È una brava persona ma racconta troppe bugie» si è lasciato invece sfuggire l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

Figlio di Eliezer Batista, presidente della Vale do Rio Doce che trasformò negli anni Sessanta la compagnia mineraria brasiliana in un leader mondiale del settore, Eike del padre non sembra possedere lo stesso tocco magico. «Sono più fortunato di lui, che con la Vale industrializzò il Giappone, io farò lo stesso con la Cina» prometteva, confermando di voler competere persino con il padre. «Puntate a essere sempre i migliori, fosse anche solo del vostro quartiere» diceva l’Eike sulla cresta dell’onda del 2012 agli studenti della Usp, l’università simbolo di San Paolo, «non fate come quella banda di culi flaccidi che sono i nostri imprenditori». E ancora: «Manca una cultura del rischio in Brasile» ripeteva ovunque come un mantra. Una frase che oggi suona beffarda.

Fallimento alle porte, dunque? «È il momento di acquistare» è invece la voce di ambienti vicini al partito di Lula. Partito che oggi sembra avere scaricato Eike, dopo averlo appoggiato per un decennio. «Lui è stato tagliato fuori, tutti i soldi che recupererà d’ora in avanti per salvare le sue aziende andranno ai suoi creditori, a cominciare dal Bndes, la banca pubblica che lo ha finanziato molto in passato. La Ogx non fallirà però passerà di mano» prevedono questi stessi ambienti. A chi? Forse alla Petrobras, la compagnia petrolifera brasiliana che Batista aveva sfidato, illudendosi di poter competere con lei. Ipotesi, indiscrezioni, comunque il mito è crollato.

Quando, 35 anni fa, Eike apparve sulla scena brasiliana dopo una gioventù passata all’estero, la voce più ricorrente era che il padre gli avesse lasciato in eredità dalla Vale la mappatura dei principali giacimenti auriferi del Brasile. Invenzione o meno, sino all’inizio degli anni Novanta di Batista jr a Rio si sapeva solo che era un amante della bella vita, che guadagnava con l’oro e che amava i bolidi della motonautica. Soprattutto era noto per essere l’uomo di Luma de Oliveira, reginetta del Carnevale carioca e coniglietta di Playboy.

Per lei perse la testa e nel 1991 la sposò contro il volere del padre, annullando appena una settimana prima il matrimonio già programmato da tempo con una donna meno appariscente. La fama per Eike arrivò però una domenica quando, in diretta sulla Globo, la principale tv del Brasile, finirono all’asta le mutandine di Luma. Eike fece irruzione negli studi della seguitissima trasmissione (una sorta di Domenica in) e ricomprò furente la biancheria della moglie.

L’amore è finito nel 2004, Luma nel frattempo gli ha dato due figli, ma la psicologia di Batista è rimasta la stessa: «Alternare euforia e depressione nello spazio di poco tempo è la caratteristica che più mi colpisce del suo carattere» dice a Panorama un imprenditore suo amico che sottolinea anche la sua «ingenuità nello scegliersi i collaboratori». Di certo c’è che le Unità di polizia pacificatrice che Rio sta usando per normalizzare le favelas in vista delle Olimpiadi sono state finanziate quasi interamente da questo ex miliardario ossessionato dal simbolo della moltiplicazione x, inserito nei nomi di tutte le sue aziende perché a suo dire «la ics accelera la creazione della ricchezza». Chi finanzierà ora la pacificazione in favela non si sa, ma «sostituire la x col segno della divisione (:) sarebbe un atto dovuto» si sfoga un azionista che aveva creduto in Eike.
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