Il-Trafiletto
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02/01/14

"Inno alla bellezza" di Impastato, slogan della 'Glassing' | Il fratello: "offende il concetto di bellezza che Peppino voleva esprimere"

Un attore cammina fra le mura di un edificio recitando le parole di Peppino Impastato, il militante antimafia ucciso da Cosa Nostra il 9 maggio 1978, in un video-spot di 31 secondi. Alla fine viene rivelato il nome di Impastato e una voce lancia lo slogan della 'Glassing'.
"Quel video è offensivo - dice Giovanni Impastato, fratello di Peppino - "Lui non può essere utilizzato per una pubblicità come testimonial che invita ad acquistare qualcosa. Era contro il consumismo"  - Diventa un caso lo spot della "Glassing", che ha scelto le parole di Peppino Impastato sulla bellezza per pubblicizzare una nuova linea di occhiali. Giovanni Impastato, il fratello del militante antimafia assassinato da Cosa nostra il 9 maggio 1978: "Peppino non può essere utilizzato per una pubblicità, come testimonial che invita ad acquistare qualcosa.

Peppino Impastato
Lui era contro il consumismo, l'avrei detto chiaramente agli autori di questa iniziativa se mi avessero contattato". La famiglia Impastato ha già dato mandato all'avvocato Vincenzo Gervasi di chiedere il ritiro dello spot. "Siamo pronti a tutte le azioni - insiste Giovani Impastato - quella pubblicità offende il concetto di bellezza che Peppino voleva esprimere quando faceva le sue battaglie contro la speculazione edilizia che stava distruggendo il suo paese, Cinisi". Dice Giovanni Impastato: "La bellezza a cui pensava Peppino era fatta di spontaneità e non di marketing. Era impegno civile e non mercificazione. Per questo la famiglia Impastato ha deciso di donare la casa di Peppino alla società civile, quella casa è oggi patrimonio di tutti. Peppino è di tutti, nessuno può appropriarsi del suo nome". Una replica arriva dal direttore creativo dell'agenzia "Special team", che ha realizzato lo spot per la "Glassing": "Non era nostra intenzione offendere la famiglia Impastato - dice Pasquale Diaferia - con la nostra iniziativa abbiamo voluto rilanciare le idee e le parole di Peppino Impastato, che troppo spesso vengono dimenticate nella nostra società". Il direttore di "Special team" rivendica "un'azione dal grande valore civile": "La pubblicità - dice - può anche essere uno strumento per far riflettere".

25/11/13

Nicola Gratteri: il rapporto tra ‘ndranghetisti e religione è molto forte

Il legame tra ‘ndrangheta e alcuni apparati deviati della Chiesa, durerebbe gia da troppo tempo. Lo denuncia nel suo ultimo libro il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri, scritto assieme allo storico delle organizzazioni criminali Antonio Nicaso, “Acqua santissima.
Nicola Gratteri
 La Chiesa e la ‘ndrangheta: storia di potere, silenzi e assoluzioni” (Mondadori, Strade blu), presentato all’Archivio storico di Milano in occasione di Bookcity 2013. Ad essere messa nero su bianco è un tipo di infiltrazione che in pochi si aspettano, ma che purtroppo è reale. “Del resto il rapporto tra ‘ndranghetisti e religione è molto forte”, sottolinea Gratteri che aggiunge: “Questi criminali si sentono un’élite e prima di uccidere pregano la Madonna, chiedono protezione, anche se sanno di essere nel giusto. Nel giusto delle regole della ‘ndrangheta”. Gartteri e Nicaso citano diversi esempi. Come il caso controverso di Don Giovanni Stilo, l’anziano sacerdote della Locride che venne processato e condannato per mafia, ma poi assolto in Cassazione. Nei rapporti tra ‘ndrangheta e Chiesa ci sono state tante ombre, ma anche delle luci. Sacerdoti coraggiosi non hanno voluto sottostare alla legge dell’omertà o peggio ancora a quella della criminalità organizzata. Gli autori ricordano don Antonio Polimenie don Giorgio Fallara, uccisi nel 1862 ad Ortì di Reggio Calabria, perché avevano denunciato il boss locale. Un esempio che si dovrebbe ricordare e che invece è finito nell’oblio.                                                                                                       fonte
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