Il-Trafiletto
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05/06/14

Il Garante per la privacy disciplina i cookie

Che cosa sono i cookie? I cookie sono stringhe di testo di piccola dimensione inviate da un server ad un Web client (di solito un browser) e poi rimandati indietro dal client al server (senza subire modifiche) ogni volta che il client accede alla stessa porzione dello stesso dominio web. I cookie rendono semplici operazioni che altrimenti sarebbero molto complesse, ma al tempo stesso permettono di tracciare una sorta di “identikit” del consumatore-internauta, un po’ come succede con le carte fedeltà dei supermercati.

Cookies
immagine presa dal web
Da ora in poi il Garante per la privacy, ha deciso di vietare l'installazione dei cookie per finalità di marketing senza consenso: chi naviga on line potrà decidere se far usare o no le informazioni raccolte sui siti visitati per ricevere pubblicità mirata. Questo cambierà l’accesso ai siti internet. 

 In che cosa consiste il provvedimento? In pratica stabilisce che nella home page e nelle altre pagine del sito dovrà comparire un banner ben visibile contenente le seguenti indicazioni:
 · utilizzo da parte del sito di cookie di profilazione per l’invio di messaggi pubblicitari mirati
 · eventuale utilizzo di cookie di terzi
 · link con l’informativa attraverso la quale è possibile negare il consenso alla loro installazione
 · avvisi che prevedono il consenso all’uso dei cookie per la prosecuzione della navigazione, ad es. di pagine specifiche del sito.

22/11/13

Via libera al redditometro ma è tutto complicato

Il Garante della privacy ha dato il suo assesnso per dare il via libera all'utilizzo del redditometro ma le contraddizioni non mancano! Infatti il suo "si" mette delle limitazioni non indifferenti all'Agenzia delle Entrate riguardo l'utilizzo dei dati dei contribuenti da monitorare. Il provvedimento che ha avuto il via libera dall'Authority, il cui responsabile, Antonello Soro mostra i dettami da seguire nell'utilizzo dei dati e nella profilazione dei contribuenti, vale a dire nella loro classificazione per poi attribuire le spese medie Istat. Ma passiamo a vedere nel dettaglio le criticità sottolineate nel sudetto provvedimento dal Garante, dei quali l'agenzia dovrà adesso tener conto nell'applicazione di questo tanto contestato strumento e quindi prima di far partire i controlli.

 Profilazione
 Il reddito del contribuente potrà essere ricostruito facendo uso unicamente delle spese certe e spese che valorizzano elementi certi (possesso di beni o utilizzo di servizi e relativo mantenimento) senza utilizzare spese presunte basate unicamente sulla media Istat.

Spese medie Istat
I dati delle spese medie Istat non potranno essere utilizzati per determinare l'ammontare di spese frazionate e ricorrenti (abbigliamento, alimentari, alberghi) per le quali il fisco non ha evidenze certe. Tali dati infatti, riferibili allo standard di consumo medio familiare, che non saranno riconducibili correttamente ad alcun individuo, se non con notevoli margini di errore in eccesso o in difetto.

Redditometro
Fitto figurativo
 Il cosiddetto "fitto figurativo" (attribuito al contribuente in assenza di abitazione in proprietà o locazione nel comune di residenza) non verrà utilizzato per selezionare i contribuenti da sottoporre ad accertamento, ma solo ove necessario a seguito del contraddittorio. Il "fitto figurativo" dovrà essere attribuito solo una volta verificata la corretta composizione del nucleo familiare, per evitare le incongruenze riscontrate dal Garante (che comportavano l'attribuzione automatica a 2 milioni di minori della spesa fittizia per l'affitto di una abitazione).

 Esattezza dei dati
L'Agenzia dovrà porre particolare attenzione alla qualità e all'esattezza dei dati al fine di prevenire e correggere le evidenti anomalie riscontrate nella banca dati o i disallineamenti tra famiglia fiscale e anagrafica.
La corretta composizione della famiglia è infatti rilevante per la ricostruzione del reddito familiare, l'individuazione della tipologia di famiglia o l'attribuzione del fitto figurativo.

Informativa ai contribuenti
Il contribuente dovrà essere informato, attraverso l'apposita informativa allegata al modello di dichiarazione dei redditi e disponibile anche sul sito dell'Agenzia delle entrate, del fatto che i suoi dati personali saranno utilizzati anche ai fini del redditometro.

Contraddittorio
 Nell'invito al contraddittorio dovrà essere specificata chiaramente al contribuente la natura obbligatoria o facoltativa degli ulteriori dati richiesti dall'Agenzia (estratto conto) e le conseguenze di un eventuale rifiuto anche parziale a rispondere. Dati presunti di spesa, non ancorati ad alcun elemento certo e quantificabili esclusivamente sulla base delle spese Istat, non potranno costituire oggetto del contraddittorio. E questo perché la richiesta di tali dati - relativi ad ogni aspetto della vita quotidiana, anche risalenti nel tempo - entra in conflitto con i principi generali di riservatezza e protezione dati sanciti in particolare dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo

20/11/13

Il telefono squilla,ma dall’altra parte c’è solo il silenzio.

Il telefono squilla, pronto chi è, ma dall’altra parte c’è solo il silenzio. Il motivo è semplice. Dalle indagini del Garante risulta che le aziende di call center, per ottimizzare la forza lavoro, impostano i propri sistemi per avviare un numero di telefonate più alto degli operatori in effetti disponibili. Queste chiamate, una volta ottenuta risposta, possono essere mantenute in attesa silenziosa finché non si libera un operatore. Il risultato è appunto una "chiamata muta". Serve a eliminare i tempi morti tra una chiamata e l’altra, secondo le aziende, e a tormentare gli utenti, secondo il Garante. Le nuove regole decise sono cinque piccoli principi di buon senso. I call center dovranno tenere precisa traccia delle "chiamate mute", che dovranno comunque essere interrotte trascorsi 3 secondi dalla risposta dell'utente; non potranno verificarsi più di 3 telefonate "mute" ogni 100 andate "a buon fine. Tale rapporto dovrà essere rispettato nell'ambito di ogni singola campagna di telemarketing.

L'utente non potrà più essere messo in attesa silenziosa, ma il sistema dovrà generare una sorta di rumore ambientale (ad es. con voci di sottofondo, squilli di telefono, brusio) per dare la sensazione che la chiamata non provenga da un eventuale molestatore. L'utente disturbato da una chiamata muta non potrà essere ricontattato per una settimana e, al contatto successivo, dovrà essere garantita la presenza di un operatore. I call center saranno tenuti a conservare per almeno due anni i report statistici delle telefonate "mute" effettuate per ciascuna campagna, così da consentire eventuali controlli. Le regole non scattano subito, perché il Garante ha preferito scriverle in uno schema di provvedimento che sarà in consultazione pubblica per 60 giorni. Tra poco più di due mesi quindi dovrebbe scattare la tagliola sulle chiamate mute, che il Garante paragona a una forma di stalking. "E' importante garantire la massima produttività dei call center, ma i costi della loro attività non possono essere scaricati sugli abbonati inermi. Se alcune pratiche di marketing telefonico – ha dichiarato il Presidente dell'Autorità, Antonello Soro – vengono vissute dagli utenti addirittura come una forma di stalking, significa che l'impresa non sta facendo bene il suo lavoro. E' prioritario per le stesse società di telemarketing che le cosiddette "chiamate mute" vengano drasticamente ridotte". Se si legge lo schema di provvedimento si scopre che il Garante si era già occupato del fenomeno, contro due aziende specifiche colpevoli di telefonate mute: Enel e Reitek. È il provvedimento del Garante n.474 del 6 dicembre 2011 "con il quale l'Autorità ha prescritto a Enel Energia S.p.A. e Reitek S.p.A. l'adozione di una serie di misure per rendere, tra l'altro, le modalità del trattamento dei dati personali dei destinatari di iniziative di telemarketing conformi ai principî di correttezza e liceità, anche in relazione all'effettuazione di chiamate cosiddette mute". Le due aziende si sono opposte, ma il Tribunale di Roma a settembre ha dato loro torto e ragione al Garante. Che quindi ha avuto la strada spianata per estendere l’azione, contro le telefonate, mute, a tutto il settore.
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