13/10/17

Blade runner 2049: storia di replicanti

Vi trovate nella nebbia fitta, e vi guardate attorno con fare sospetto, ignari di cosa possa accadere ma pronti a qualsiasi evenienza, anche al peggio.

Davanti a voi la desolazione più profonda, putridi ammassi di immondizia e fumi nauseabondi, i resti di un mondo che ormai vive soltanto insieme al ricordo dei vostri avi. Questo lontano dalle metropoli, in quelle che un tempo erano considerate rigogliose campagne coltivate. Nelle città i fumi sono ancora più spessi, la pioggia acida si abbatte violenta e rancida sulla vostra testa e gli unici colori provengono dai grandi schermi elettronici al servizio della pubblicità.

Ologrammi nel migliore dei casi, pronti a materializzarsi ad un palmo del vostro naso per offrirvi bibite gassate, noodles cinesi di dubbia natura, amore a buon mercato, sempre che abbiate un cuore e un'anima per amare. L'agente K non ha nulla di tutto questo, è un replicante di eccellente fattura, una versione legale e approvata che non a caso presta servizio nella polizia di Los Angeles. Nella sua sterile vita ha un solo compito, oltre a nutrirsi di pietanze e manicaretti virtuali: dare la caccia a vecchie unità in disuso, androidi banditi dalla società che meritano soltanto la distruzione. L'anno è il 2049 e chi fa un mestiere simile viene ancora chiamato Blade Runner.http://cinema.everyeye.it/articoli/recensione-blade-runner-2049-futuro-donna-d-autore-35281.html

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