Celato sotto pseudonimo, nel lontano 1981, Stephen King pubblicava una serie di libri in cui la paura e l'orrore non erano soprannaturali, ma umani (e forse per questo ancora più terrificanti). Ne è un esempio "Uscita per l'inferno" di cui vi parlerò oggi.
La trama
Da quando hanno per il loro unico figlio, Mary e Bart hanno cercato di riprendere un'esistenza normale, ma in Bart qualcosa si è ormai spezzato, e lui sta andando alla deriva. Il punto di rottura Bart lo raggiunge quando scopre che il suo quartiere, la sua casa e l'azienda dove lavora verranno rasi al suolo dal prolungamento dell'autostrada. Bart non può accettare che tutti i suoi ricordi vengano spazzati via in cambio di un arido risarcimento economico. Prima di nascosto, poi apertamente, Bart si trasforma in uno sabotatore disposto a tutto pur di non cedere.La recensione
"Uscita per l'inferno" |
Uscita per l'inferno comunque non è il solito romanzo di King. Non c'è horror, né il sovrannaturale. L'unica paura è del tutto umana, tangibile e reale.
Uscita per l'inferno è dunque più un libro psicologico, di un uomo che non riesce a voltare pagina, che si aggrappa ai ricordi fino a costruirsi una prigione dalla quale non riesce ad uscire. Un libro fatto di disperazione e umanità, contrapposta alla fredda realtà della vita della speculazione edilizia.
Il romanzo è diviso in mesi e giorni. Tre mesi nei quali assistere al lento declino di Bart e alla presa di coscienza su l'unica cosa che può fare per liberarsi del peso che lo opprime e per fargliela pagare in qualche modo a quei freddi omuncoli.
Una narrazione seria, aspra e cruda quella di questo romanzo, un lato del Re del Brivido che non si scorge tanto spesso, ma che qui emerge nella sua interezza.
Non è un libro facile da leggere questo, ma è comunque in grado di regalare qualcosa a chi avrà il coraggio di arrivare fino in fondo.