07/10/14

Un dramma che si trasforma in commedia per rappresentare l'umanità

“Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre «qualcuno». Mentre un uomo – non dico lei, adesso – un uomo così in genere, può non essere «nessuno».”

Chissà se qualcuno ha già capito di quale autore parleremo oggi. Vi do un indizio: lo avete sicuramente studiato a scuola, così come l'opera di cui parleremo oggi. Vi serve qualche altro aiuto? Allora, l'autore ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1934 mentre l'opera è considerata la prima opera della trilogia del teatro nel teatro.
Luigi Pirandello

OK ok, vi svelo l'ospite di oggi, lui è Luigi Pirandello e l'opera è Sei personaggi in cerca d'autore. Prima di entrare nel dettaglio dell'opera però, rispolveriamo come sempre la trama, tanto per rinfrescarci le idee.

Ci troviamo in un teatro, dove una compagnia di attori sta provando la commedia “Il giuoco delle parti”. Durante le prove però sei individui irrompono sul palco affermando di essere stati ripudiati dall'autore che li ha creati e chiedono al Capocomico di dare loro l'occasione per mettere in scena il loro dramma.

Trattandosi di un'opera teatrale, non mi soffermerò sul modo in cui è stato scritto il libro, proprio perché sarebbe del tutto inutile, Sei personaggi in cerca d'autore va visto per essere apprezzato, non letto. Mi soffermerò invece sulle tematiche che si nascondo dietro a quest'opera, quelle che a scuola hanno magari cercato di inculcarvi in testa e adesso, forse, stanno inculcando nella testa dei vostri figli.

Cominciamo da quello che lo stesso Pirandello ci dice riguardo alla sua opera in una prefazione del  1925: «Io ho voluto rappresentare sei personaggi che cercano un autore. Il dramma non riesce a rappresentarsi appunto perché manca l’autore che essi cercano; e si rappresenta invece la commedia di questo loro vano tentativo, con tutto quello che essa ha di tragico per il fatto che questi sei personaggi sono stati rifiutati».

Chiaro no? OK, andiamo con calma e sbrogliamo la matassa. Prima di tutto ci sono questi sei personaggi, creati dal loro autore. Personaggi con una loro storia, con le loro caratteristiche, con un loro proprio modo d'agire, ma quando smettono di essere solo personaggi e diventano persone, acquistano cioè una forma... ecco che il loro autore li abbandona!

Questo autore abbandona le proprie creature, lasciandole senza una storia, senza la possibilità di raccontare la loro vita, ecco dunque il loro dramma. Vagando in cerca di qualcuno che possa rappresentare la loro storia si rendono conto che ciò è impossibile, perché gli attori non riescono a racchiudere il vero significato delle degli eventi, dei sentimenti e delle emozioni che invece i personaggi portano con sè. Ancora dramma dunque, quella di una comunicazione impossibile, di un rapporto incompreso, di una solitudine senza possibilità d'uscita.

“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”

Ecco quindi che Pirandello rompe i normali schemi del teatro e delle struttura delle opere drammatiche, per portare in scena il dramma umano. Un'umanità senza un padre, senza un'origine a cui aggrapparsi perderà la sua stessa identità ritrovandosi così a vagare di teatro in teatro in cerca di qualcuno che possa dare un senso alla sua storia, al dramma di questa perdita, senza tuttavia riuscirci, facendola sprofondare ancora di più nel dramma.

“Il dramma per me è tutto qui, signore: nella coscienza che ho, che ciascuno di noi – veda- si crede uno ma non è vero: è tanti, signore, tanti, secondo tutte le possibilità d'essere che sono in noi: uno con questo, uno con quello, – diversissimi! E con l'illusione, intanto, d'essere sempre uno per tutti e sempre quest'uno che ci crediamo in ogni nostro atto. Non è vero! Non è vero! Ce ne accorgiamo bene, quando in qualcuno dei nostri atti, per un caso sciaguratissimo, restiamo all'improvviso come agganciati e sospesi: ci accorgiamo, voglio dire, di non essere tutti in quell'atto!”

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet, le citazioni e le informazioni riguardanti l'opera sono state prese dalla Wikipedia)
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