21/10/14

Sogni e rivelazioni | L'Alchimista

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SOGNI E RIVELAZIONI
Come facevano gli alchimisti ad acquisire le loro nozioni? C'erano maestri, manoscritti e, in seguito, libri a stampa da cui potevanotrarre degli insegnamenti. I resoconti delle scoperte alchemiche, però, narrano assai di frequente che la chiave d'accesso al mistero veniva in genere fornita attraverso una visione o una rivelazione personale. Si enfatizzava anche il fatto che questa illuminazione potesse andare solo a coloro che erano animati da retta intenzione, che erano tenaci e ben predisposti ad accogliere il segreto sapere: «Il più meraviglioso Magistero ed Arcimagistero è la Tintura della sacra Alchimia, la fantastica scienza della Filosofia segreta, il dono singolare elargito agli uomini dalla grazia di Dio Onnipotente - che gli uomini non hanno mai scoperto per la sola opera delle loro mani, ma solo per rivelazione ed insegnamento di altri».

Alla base di questo approccio all'alchimia c'è l'assunto filosofico, comune, certamente, anche ad altre arti, che il sapere esiste, e che noi possiamo entrare in sintonia con esso e poterlo così ricevere. Ogni individuo ha la possibilità di mettere in contatto la propria coscienza con una coscienza di livello più alto, da cui ricavare degli insegnamenti. È assai improbabile che una conoscenza ottenuta in questo modo possa affiorare in una veste dai contorni ben precisi, ed eventualmente ammantarsi di forme letterarie; essa esiste a quel livello che noi definiamo arche tipico, un livello, cioè, dove la comprensione avviene per principi e per via astratta. Ciò che si riceverà sarà dunque molto più simile al germe di un'idea, sarà qualcosa passibile di sviluppo e di applicazione esterna. Generalmente la ricezione delle idee è condizionata dal proprio retroterra culturale e da quello dell'età in cui si vive.

La conoscenza è come un pozzo: l'uomo vi getta il suo secchio e l'acqua prende la forma del recipiente utilizzato. L'alchimia non è l'unica tradizione in cui una rivelazione individuale rende capaci di penetrare i misteri di questo mondo. Molte religioni racchiudono racconti di visioni, sogni ed incontri con messaggeri divini apportatori di saggezza; si è generalmente indotti a credere che le verità più profonde in campo religioso si raggiungano tramite illuminazioni e rivelazioni interne. Meno frequente, invece, è l'opinione che anche molti altri aspetti della vita possano favorire l'insorgere della conoscenza per questa via. Ci siamo abituati all'idea che «fatti» e «teorie» si costruiscano solo dopo molte prove e molti errori in esperimenti accuratamente progettati. Questo non sembra particolarmente vero, anche in campo scientifico, come ben sottolinea A.M. Taylor: «La storia della scienza ci offre ripetutamente grandi scoperte, frutto dell'adesione appassionata ad idee maturate nella fucina dell'immaginazione»."

Egli ci ricorda altresì che alcune delle idee scientifiche più importanti non si adattavano ai fatti che intendevano dimostrare, e che gli scienziati interessati dovettero rimanere tenacemente attaccati alle proprie vedute, nonostante tutte le apparenze fossero loro contrarie, fino a che tutti i dati a disposizione si allargarono a dimostrare la verità delle loro teorie. L'alchimia non ebbe gli scrupoli della scienza attuale, sempre riluttante ad ammettere il potere dell'Idea e addirittura ostile qualora qualcuno osi attribuire la sua nascita all'attività di una forma più alta di sentire; gli alchimisti erano convinti che la propria arte non potesse assolutamente divenire un'arte meccanica, ma che avrebbe sempre trovato la sua realizzazione solo mediante l'accesso ad una fonte di saggezza. Anche coloro che venivano istruiti oralmente da un altro adepto della disciplina nutrivano il fermo convincimento che «il maestro arriverà quando il discepolo sarà pronto».

Il registro espressivo principale nella rivelazione alchimistica, il canale attraverso cui l' «Idea» si affacciava alla coscienza, era quello della visione. Il Corpus Hermeticum, una raccolta di scritti ermetici che risale ai primi secoli del cristianesimo, si apre in questo modo: «Un tempo, quando avevo iniziato a pensare alle cose che esistono, e i miei pensieri si erano librati alti in volo, mentre le sensazioni del mio corpo erano state incatenate dal sonno - un sonno certo non paragonabile a quello profondo che grava sugli uomini oppressi dal cibo o dalla stanchezza - parvemi che un Essere smisuratamente ed enormemente grande venisse a me e mi chiamasse per nome e mi dicesse: "Cosa desideri vedere e sentire ed imparare e venire a conoscere tramite il pensiero?". "Chi sci ?", dissi io. "lo", disse, "sono Poimandres, la Mente della Sovranità". 'Vorrei giungere a conoscere le cose che esistono, e comprendere la loro natura e pervenire a conoscere Dio"».
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