15/07/14

La persona scrupolosa ed onestissima suole custodire ciò che è stato affidato alla garanzia della coscienza. | Seneca

...............così alcuni desideri e terranno desto l'animo e, se delimitati, non ci porteranno avanti verso l'illimitato e l'incerto. [ qui ]

11, 1. Le persone non perfette e mediocri ed in salute d'animo non buona riguarda questo mio discorso, non il saggio. Costui deve camminare non timidamente né passo a passo; ha tanta fiducia in sé, da non esitare ad andare incontro alla fortuna e da proporsi di non arretrare mai. Né ha dove la tema, perché non solo gli schiavi, la proprietà, la posizione sociale, ma anche il suo corpo, gli occhi, la mano, tutto ciò che rende la vita più cara nella pratica delle cose, e sé stesso, li conta fra le cose precarie e vive come affidato a sé stesso e, senza aggrottare il volto, a chi ne faccia richiesta, pronto a restituire.
2. Non per questo si giudica di poco valore, perché sa di non appartenere a sé stesso, ma tutto farà con tanta diligenza, con tanta circospezione con quanta la persona scrupolosa ed onestissima suole custodire ciò che è stato affidato alla garanzia della coscienza. E quando, una volta o l'altra, gli sarà comandato di restituirli, non si lamenterà con la fortuna, ma dirà:
3. «Ti ringrazio per ciò che ho posseduto ed avuto in uso; ho avuto cura delle cose tue con grande compenso; ma poiché così comandi, dò, cedo, grato e con piacere. Se vorrai che io abbia in uso ancora qualche cosa di tuo, lo conserverò; se decidi diversamente, io l'argento cesellato e coniato, la casa e la servitù mia li rendo, li restituisco ». Se la natura avrà chiesto la restituzione di ciò che per prima ci ha affidato, anche a costei diremo: «Riprenditi un animo migliore di quello che hai dato; non cerco scuse né mi faccio indietro: hai bello e pronto, da parte di chi vuole così, ciò che hai dato a chi non se ne accorgeva: portalo via».
4. Ritornare là da dove sei venuto, che c'è di grave? vivrà male, chi non saprà morire bene. Pertanto, in primo luogo bisogna strappare a questa cosa il suo valore e contare la vita fra le cose di poco valore. I gladiatori, come dice Cicerone, ci sono odiosi se desiderano in ogni modo ottenere la vita; li sosteniamo, se ne portano scritta in volto la noncuranza. Sappi che lo stesso capita per noi: spesso è infatti causa di morte il morire con paura.
5. Quella fortuna, che offre a sé stessa lo spettacolo dei giochi, dice: «Per quale scopo dovrei risparmiarti, o animale di poco valore e pauroso? riceverai ferite più numerose e sarai trafitto più a fondo, proprio perché non sai offrire la gola; invece vivrai più a lungo e morirai con maggiore facilità tu che accogli il ferro senza tirare indietro il collo né ponendo innanzi le mani, ma con forza d'animo».
6. Chi avrà paura della morte non farà mai nulla degno di un uomo vivo; chi invece sa che ciò che gli è stato stabilito con decreto subito quando veniva concepito, vivrà in base alla regola del patto e con la medesima forza d'animo farà contemporaneamente in modo che nulla delle cose che capitano sia improvviso. Prevedendo, infatti, tutto ciò che può accadere come se dovesse fatalmente accadere, addolcirà gli slanci aggressivi di tutti i mali: questi nulla portano di inatteso a chi è preparato e se li aspetta; a chi se ne sta senza preoccupazioni e guarda solo ciò che è motivo di felicità, giungono invece pesanti.
7. C'è la malattia, la prigionia, il crollo, il fuoco: nulla di tutto ciò è improvviso; sapevo in quale convivenza tumultuosa la natura mi avesse rinchiuso. Tante volte si è gridato al fuoco nel mio vicinato, tante volte davanti la soglia di casa funerali immaturi faci e ceri li hanno preceduti; spesso a fianco risuonò il fragore di un edificio crollante; molti di quelli che il foro, la curia, la conversazione avevano legato a me, se li portò via la notte e tagliò mani congiunte di amici: dovrei meravigliarmi che da me, una volta o l'altra, sono giunti i pericoli, che sempre hanno vagato intorno a me?
8. C'è gran parte di gente, che quando sta per navigare non pensa alla tempesta. Mai mi vergognerò di un autore cattivo in un fatto dabbene. Publilio, più impetuoso degli ingegni degli autori tragici e comici, ogni volta che mette da parte le sciocchezze del mimo e le parole che si rivolgono alle ultime file del teatro!", fra le molte altre sentenze più forti del coturno tragico, non solo del sipario dei mimi, dice anche questo: «A chiunque può capitare ciò che può capitare a qualcuno». Questo concetto, se qualcuno lo farà scendere nelle midolla e guarderà tutti i mali altrui (di cui ogni giorno c'è grande abbondanza) come se abbiano la strada libera anche fino a lui, si armerà molto prima di essere attaccato: troppo tardi l'animo si prepara a sopportare i pericoli dopo i pericoli.
9. «Non avrei creduto che ciò sarebbe capitato » e «Tu avresti mai creduto che ciò sarebbe capitato?» perché poi no? qual è la ricchezza, cui non segua alle spalle miseria e fame e mendicità? qual è la posizione sociale, la cui pretesta" e l'insegna augurale e le cinghie dei calzari patrizi non le accompagnino vesti nere ed il rimprovero della nota censoria ed infinite macchie e l'estremo disonore? qual è quel regno, per il quale non sia pronto il crollo ed il calpestamento ed un padrone ed un carnefice? e tutto ciò non è separato da grandi intervalli di tempo, ma c'è il momento di un'ora fra il soglio e le ginocchia altrui.
l0. Sappi dunque, che ogni condizione può mutarsi e tutto ciò che si fa incontro a qualcuno è possibile si faccia incontro anche a te. Sei ricco: forse più ricco di Pompeo? a costui, dopo che Gaio, vecchio parente, ospite di nuovo tipo, aprì la casa imperiale, affinché chiudesse la sua, mancò il pane, 1'acqua. Pur possedendo tanti fiumi, che nascevano nei suoi possessi, che avevano la foce nei suoi possessi, mendicò gocce d'acqua; di fame e di sete morì nel palazzo del suo parente, mentre per lui che moriva di fame il suo erede appaltava un funerale a spese dello Stato.
11. Hai ricoperto le cariche più importanti: forse così grandi o così inaspettate o tutte senza eccezione come Seiano? il giorno in cui il Senato lo aveva scortato a casa, il popolo lo fece a pezzi; tutto ciò che era possibile fosse accumulato, dei ed uomini lo avevano raccolto in lui, del quale nulla restò, che il carnefice potesse trascinare.
12. Sei re: non ti manderò da Creso, che da vivo vide accendersi e spegnersi il suo rogo, fatto superstite non solo al regno, anche alla sua morte; non da Giugurta, che il popolo romano guardò come uno spettacolo entro l'armo da che ne aveva avuto paura; Tolomeo, re d'Africa, Mitridate, re d'Armenia li vedemmo fra le guardie Gaiane: questi fu mandato in esilio, 1'altro desiderava esservi mandato con maggiore lealtà. In così grande ribaltamento di cose, che vanno su e giù, se tutto ciò che può accadere non lo consideri destinato ad accadere, dai forze contro di te alle situazioni avverse, che riesce sempre a spezzare chi le ha viste prima.
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