23/07/14

Il divino Augusto, cui gli dei dettero più onori che ad alcun altro, non cessò di pregare per sé il riposo | Seneca

.................e volere cominciare la vita da quel momento, cui pochi sono riusciti a condurla! [ qui ]

4, 1. Ad uomini potentissimi e portati in alta posizione vedrai cadere involontariamente di bocca frasi, con cui esprimono il desiderio di riposo appartato, lo lodano, lo preferiscono a tutti i loro beni. Desiderano a volte scendere da quella loro sommità, se è possibile con sicurezza: quand'anche infatti nulla dall'esterno minacci e scuota, la fortuna da sola precipita su sé stessa.
2. Il divino Augusto, cui gli dei dettero più onori che ad alcun altro, non cessò di pregare per sé il riposo e di chiedere 1'esonero dagli affari pubblici: ogni suo discorso sempre ricadde su questa aspirazione, di sperare cioè in un riposo appartato: falsa, anche se dolce, allietava le sue fatiche con questa consolazione, che sarebbe una buona volta vissuto per sé.
3. In una lettera inviata al Senato, dopo aver promesso che il suo riposo non sarebbe stato privo dell'autorevolezza che si addiceva alla sua persona, né discrepante dalla gloria precedente, ho trovato scritte queste parole: «Ma queste cose sono tali che è più splendido realizzarle che non prometterle. Tuttavia, l'aspirazione a questo periodo di vita da me desideratissimo tanto avanti mi ha portato, che io, ritardando ancora la gioia reale, qualche piacere pregusti della dolcezza che ne viene parlandone».
4. Il riposo appartato gli apparve cosa tanto grande, da pregustarla con il pensiero, poiché nella realtà non gli era possibile. Colui che tutto vedeva dipendere da sé solo, che assegnava la fortuna ad uomini e popolazioni, con letizia somma pensava a quel giorno in cui si sarebbe spogliato della sua grandezza! aveva esperimentato quanto sudore spremano quei beni che risplendono per tutte le terre, quante preoccupazioni nascoste coprano.
5. Con i concittadini prima, poi con i colleghi, infine con i parenti costretto a scontrarsi in armi, per mare e per terra sparse sangue. Tutt'intorno alla Macedonia, alla Sicilia, all'Egitto, alla Siria e all'Asia e per quasi tutte le spiagge lontane portato dalla guerra, a guerre esterne volse gli eserciti stanchi di stragi civili. Mentre pacificava le Alpi e completamente domava i nemici che si mescolavano in mezzo alla pace dell'impero, mentre cercava di portare i confini addirittura al di là del Reno e dell'Eufrate e del Danubio, a Roma invece le punte delle spade di Murena, di Cepione, di Lepido, di Egnazio, di altri venivano acuminate contro di lui.
6. Non era ancora sfuggito alle insidie di costoro: la figlia e tanti nobili giovani, portati all'adulterio come ad un giuramento, andavano terrorizzando la sua età ormai piegata, e Paolo ed una donna, motivo di nuova paura insieme ad un Antonio. Questi bubboni li aveva tagliati insieme alle membra: altri nascevano al loro posto; come appesantito da molto sangue, il corpo in qualche parte sempre si spaccava. Cosicché desiderava la vita appartata, nella cui speranza e nel cui pensiero le sue fatiche si placavano; questo era il voto di colui, che del voto loro era in grado di rendere soddisfatti gli uomini!
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