Essere un alto papavero, essere un'autorità in qualunque settore, uno che conta. Oggi questa locuzione ha perso parte del suo vero significato. Un tempo, con il termine alto papavero, veniva indicata un'alta personalità che cominciava a dar fastidio, in qualche modo, e che era destinata a sparire dalla circolazione.
Tito Livio (Ab urbe condita, I, 54), racconta che Sesto, figlio di Tarquinio il Superbo, settimo e ultimo re di Roma, era fuggito dall'Urbe, fingendo di essere perseguitato dal padre, ma in effetti era partito in missione segreta, come diremo oggi, per raccogliere informazioni sui nemici, ed era riuscito a diventare l'uomo più potente di Gabii, una città ostile a Roma.
Trovandosi in difficoltà, Sesto mandò un messaggero dal padre per chiedere consiglio, e Tarquinio, senza dare una risposta precisa, condusse il messo nei giardini della reggia, dove, servendosi di un bastone, decapitò i papaveri più alti, quelli cioè che cominciavano a spargere ombra sugli altri fiori. Il messaggero non capì l'allusione, ma Sesto, degno figlio del padre, afferrò l'antifona e fece decapitare i più importanti cittadini di Gabii. Oggi, comunque, la locuzione "alto papavero", indica un personaggio influente, che ricopre un'alta carica, senza alludere ad una sua eventuale eliminazione.