29/12/13

"La Rai, Radiotelevisione italiana, inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive" | Auguri Rai

Il 3 gennaio 1954, domenica: la Rai inaugura ufficialmente le trasmissioni. La prima annunciatrice, Fulvia Colombo, scandisce il proclama: "La Rai, Radiotelevisione italiana, inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive. Le maggiori trasmissioni dell’odierno programma sono...". E via con il palinsesto, dove si trovavano già quelli che sarebbero diventati generi. Ettore Bernabei arrivò a fine 1960, quando stava per concludersi l’infanzia della tv. E così, dall’adolescenza all’annunciarsi dell’età matura (dal ’60 al ’74, anno in cui la Rai perse il monopolio) Bernabei fu mitico direttore generale.
Vecchio logo della Rai
Per 14 anni mantenne la carica portando con sé fama di lavoratore instancabile, di uomo dai modi bruschi, dittatoriale, cinico e abile, autoritario e sintonizzato sui gusti del pubblico. Si dice che il suo motto fosse: "Prima di pensare a un programma, ricordatevi sempre che davanti al televisore siedono milioni di coglioni". Storia o leggenda?: "Realtà romanzata. Il servizio opinioni Rai aveva fatto uno studio sul pubblico tv dei primi ’60: il livello culturale era in media quello dei ragazzini di 12 anni che frequentavano l’avviamento. Da lì, quella frase, che forse non ho neppure pronunciato. Però sono convinto che fosse e sia così: lo spettatore che siede davanti alla tv ha 12 anni. Ma è in grado di trasformarsi in adulto. Solo che la tv si segue distrattamente, per questo è pericolosa". Tv cattiva maestra, come dice Karl Popper. Ma non solo. In questi 60 anni ci sono state tante cose buone. Barbara Scaramucci, curatrice insieme a Ferretti del volumone RicordeRai : "Il direttore generale Gubitosi ha raccomandato che questo sia una sorta di “compleanno diffuso” lungo tutto il 2014, anche per fondere le ricorrenze tv e radio". Quindi tanti programmi festeggeranno la ricorrenza, a cominciare dal Festival di Sanremo, Tg2Dossier, uno Speciale Tg1 sulla storia dei telegiornali. E c’è la mostra, curata da Costanza Esclapon e dalla stessa Scaramucci. Che anticipa: «Sarà aperta il 30 gennaio a Roma, al Vittoriano, alla presenza del presidente Napolitano; poi andrà alla Triennale di Milano; quindi tappa a Torino, non è ancora stata decisa la sede, si cerca di ospitarla in casa. Otto “testimonial” curano nove sezioni che riassumono la storia della Rai. Ognuno cura un documentario antologico, scegliendo poi dei focus da presentare ai visitatori. In mostra anche opere d’arte fatte per la Rai, accordi della vecchia Eiar, tante cose mai viste». E chi saranno i testimonial? «Sergio Zavoli: informazione; Piero Angela: scienza; Bruno Vespa: politica; Andrea Camilleri: cultura, educazione; Piero Badaloni: società; Emilio Ravel: intrattenimento; Arnaldo Plateroti: economia; Bruno Pizzul: sport; Marcello Sorgi: radio. Tutti hanno accettato di lavorare gratis al progetto». E il buon vecchio Radiocorriere Tv? «Dal 7 gennaio sarà in rete l’intera raccolta 1925-1995, www.radiocorriere.teche.rai.it. Ci abbiamo impiegato due anni di lavoro, e voi della Stampa sapete bene che cosa vuol dire, essendo stati i primi a digitalizzare l’archivio. Sono 3450 numeri della rivista, scaricabili in pdf. Mi sembra un contributo importante per la storia d’Italia. Sul Radiocorriere scrivevano Gadda, Piovene, Carlo Bo, rileggere quegli anni aiuta aiuta a capire anche la politica. Sono queste le tipiche operazioni da servizio pubblico». fonte
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