Questo è un saggio scritto da Giuseppe Siano, è pubblicato due volte a
settimana (mercoledì e venerdì) suddiviso in capitoli. Potete comunque
vederlo in sequenza di pubblicazione al link "Saggistica"
Agricoltura.
Chiudete per un momento gli occhi ed immaginate una situazione del genere: Vi alzate una mattina
e trovate tutti i negozi e le banche chiusi.
Chiedetevi: Sono in grado di sopravvivere e per quanto tempo ?
Se siete in grado di rispondere positivamente significa che avete la vostra sopravvivenza e quindi la
vostra vita in pugno.
Se non potete rispondere positivamente siete nella merda fino al collo.
In questa situazione mi trovo anch'io.
Paura eccessiva? Ho dei parenti in Argentina; è quanto è successo in quel posto durante l'ultima
crisi.
Il bello è che i risparmi della gente furono semplicemente requisiti e non sono stati più restituiti.
“ L'abbronzato” e la banda di politici corrotti americani ed europei, per salvare i banchieri ladroni
e delinquenti ed impedire il loro fallimento, non hanno fatto altro che trasferire semplicemente i
debiti sulle spalle dei loro popoli, trasmettendo ad essi anche le possibilità di fallimento.
In un interrogatorio presso il Senato americano, la rappresentante della FED (organismo di controllo
delle Banche) NON è stata in grado ( o non ha voluto) di dire a quanti bilioni ammontassero i soldi
che il governo americano in nome del popolo americano ha donato ai banchieri falliti.
IL FALLIMENTO DELLE BANCHE E' STATO TRASFERITO ALLE NAZIONI!!
Quando un paese fallisce succede quello che noi abbiamo su descritto.
La domanda è: chi sarà il primo?
Gli altri seguiranno.
Il processo di industrializzazione del paese è cominciato in Italia prima della seconda guerra
mondiale, ma ha subito una forte accelerazione dopo la guerra.
In questo periodo sono avvenute autentiche migrazioni verso il nord-Italia e l'estero di manodopera
sottratta alle campagne.
Si assisteva così ad un doppio processo industriale: delle fabbriche e delle campagne, che, per
sopperire alla mano d'opera mancante erano costrette ad un uso di macchinari sempre più sofisticati,
mentre si adeguavano i terreni alle macchine, con notevoli cambiamenti delle colture e del
paesaggio.
Queste migrazioni interne ed estere comportavano dei cambiamenti anche sul piano “ linguistico” vi
ricordate ? Socio-linguaggio e psico-linguaggio, che trasformavano la nazione nella sua essenza,
nella sua “carne”.
Le grandi masse di operai nelle fabbriche pagavano al loro relativo benessere un prezzo altissimo :
definito normalmente con il termine ALIENAZIONE .
Alla catena di montaggio l'operaio diveniva solo un pezzo di un macchinario non ancora inventato;
una bestia da soma legato con altre bestie come lui ad uno strumento che lo macinava giorno per
giorno, distruggendone tutti gli elementi di umanità.
Ho lavorato alla catena di montaggio e so di cosa parlo.
Credo che se Dante fosse vissuto in quest'epoca storica avrebbe ipotizzato l'inferno in modo simile.
Se l'operaio cercava una sua dimensione umana, la doveva realizzare al di fuori del suo lavoro.
Su questo mondo storicamente necessario, ma barbaro, vivevano un esercito di mantenuti: il
capitalista in primis, ma anche molti furbetti “ difensori” degli operai.
Era tutto un coro teso a cantare i peana in onore “ della classe operaia” e della fabbrica.
E' stato difficile accettare che l'industrialismo sia stato una fase storica come le altre e come le altre
condannata a morire.
C'è troppa gente che ci mangia ancora sopra e non intende mollare l'osso.
Per fortuna l'umanità progredisce ed i tempi cambiano.
L'industrialismo ha caratterizzato la vita del mondo moderno negli ultimi duecento anni, ma prima
di esso l'umanità esisteva già e viveva, talvolta anche bene.
Quali erano le basi che caratterizzavano queste società preindustriali?
Uno degli elementi fondamentali di questo tipo di società era l' agricoltura.
La fabbrica, rispetto all'agricoltura aveva due vantaggi: la sicurezza del posto di lavoro ed il relativo
benessere determinato dal potere d'acquisto del salario.
Ambedue questi elementi sono andati a farsi fottere, perché le fabbriche praticano ormai sempre più
assunzioni temporali ed i salari, costretti a subire in un mondo globalizzato la concorrenza di quelli
cinesi e di mano d'opera straniera importata, hanno visto notevolmente ridotto il loro potere
d'acquisto.
Dati questi presupposti bisogna convenire che il lavoro di fabbrica rispetto a quello artigianale e
agricolo, non offre vantaggio alcuno, eppure nell'immaginario collettivo il lavoro di fabbrica viene
privilegiato rispetto agli altri due enunciati.
E' evidente che i processi culturali sono più lenti da affermare, ma qui da noi e non solo, esistono
dei meccanismi che rendono assolutamente difficoltosa la presa di coscienza di questi cambiamenti
in atto.
Durante le mie passeggiate nelle campagne del nostro paese ho visto solo vecchi appesi ad alberi di
olivo.
Mi sono accorto che avete insegnato ai vostri figli che la professione del contadino era solo per
cretini, perciò era meglio il lavoro in fabbrica o in qualche ufficio, ottenendo in questo modo due
obiettivi negativi: il disprezzo per i campi e quindi nei vostri confronti ( siete contadini) e
l'idealizzazione di un mondo fatto di scartoffie ( impiegatizio) o di brutalità ( catena di montaggio).
Per decenni avete idealizzato anche politicamente un mondo che in verità portava all'aberrazione
dell'essere umano.
I vostri figli, quando terminano gli studi di livello inferiore o superiore riducono le loro attese al
posto in fabbrica o in ufficio, in due mondi cioè che tendono ….a sparire.
Per questo motivo un giovane, uscito dalla scuola, si sente senza prospettive, perché quelle che
avrebbe sotto gli occhi, è stato addestrato a non vederle.
Mentre la fabbrica e l'ufficio non permettono la realizzazione dell'individuo, un contadino o un
artigiano invece la sua affermazione la può trovare nel suo lavoro, perché è libero di prendere
decisioni, mentre l'altro è solo un pezzo della filiera, che realizza decisioni prese da altri.
Insomma un contadino ha tutte le caratteristiche di un libero imprenditore, un operaio ed un
impiegato non le hanno, perciò, una società post industriale, che quindi ha superato il concetto di
fabbrica, non offre più spazi al lavoratore dipendente , se non artificiosamente creati, ma perciò
stesso condannati a morire: offre invece larghi spazi per il futuro ai contadini e alle attività creative
dell'artigianato.
Entrare in quest'ottica significa intanto cominciare a rivalutare mestieri adeguati ai tempi, ma
significa anche cominciare ad aprire prospettive più realistiche alle nuove generazioni.
Uno dei punti dolenti della pratica dell'agricoltura è rappresentata dalla politica dei prezzi dei
prodotti agricoli, che vengono imposti da cooperative, privati e da consorzi che usufruiscono dei
maggiori vantaggi economici.
Certamente i contadini dovranno entrare nel circuito finanziario da me preconizzato, ma se si vuole
un recupero completo di una economia contadina che sia in grado di soddisfare i bisogni della
popolazione del nostro paese e quindi essere concorrenziale rispetto alla grande distribuzione è
necessario anzitutto fare un censimento delle disponibilità già esistenti, cominciare a mettere su un
servizio informativo, che metta in contatto diretto il produttore con il consumatore ( ecco una
utilizzazione più corretta del giornale cittadino).
Siccome il costo maggiore è rappresentato da quello della mano d'opera, cominciare a valutare la
possibilità che sia il consumatore stesso a utilizzare la sua forza lavoro per la raccolta della merce.
Cominciare ad ipotizzare fitti guidati di pezzi di terreni, coltivati dal contadino o dagli usufruttuari,
che permettono poi la raccolta dei prodotti evitando contrasti con il fisco.
Insomma anche in questo ambito sono in atto tutta una serie di esperienze, che sarà necessario
portare nel tempo a conoscenza degli interessati, stabilendo dei contatti sopratutto con esperti di
permacoltura e di produzione biologica.
Quello che però mi sta maggiormente a cuore è l'aspetto socio-culturale della società contadina.
Lenin e Stalin, per poter affermare quel mostro chiamato comunismo sovietico, dovettero schiantare
nel loro paese la cultura contadina.
Questa cultura è libera, ricca, piena di creatività, di fantasia e ha plasmato quindi un tipo di società
fondata sul rispetto per la natura e gli animali; fondata sulla solidarietà e sui valori fondamentali
della persona umana e sempre proiettata verso il futuro.
In contrasto la cultura delle società industrializzate era la cultura delle periferie, anonime e brutali;
della violenza; del tutto e subito, fottendosene di quello che accadrà domani e a maggior ragione
delle prossime generazioni.; era la cultura di disperati, che sanno di non aver in mano il proprio
destino, che dipende da altri e perciò sono impauriti e, di conseguenza, reagiscono violentemente..
Se chiudono i supermercati, siccome non sono in grado di ipotizzare vie d'uscita, non potranno far
altro che ricorrere alla violenza verso altri essere umani più deboli di loro, perché sono cresciuti in
un sistema violento e non conoscono altre possibilità.
Il nostro è un paese agricolo, che deve recuperare la cultura di un paese agricolo, che non è fatta
solo di prodotti, ma anche di idee e valori.
Ricostruire questa cultura contadina sarà un processo lungo, ma necessario.
Urgente invece è la necessità di creare strutture solidali gratuite che permettano l'inizio di questo
processo.
Il nostro paese ha cinquemila abitanti e quindicimila case, ebbene non esiste un posto dove la gente
possa incontrarsi senza dover pagare qualcosa.
Creare questo posto è di vitale importanza, perché è attraverso il contatto personale che s'instaurano
e crescono rapporti nuovi e avvengono scambi di idee.
Quanti di voi sono in grado di spedire i figli nei boschi a funghi, senza correre il rischio di restarne
avvelenati?
Eppure rappresentano una ricchezza della zona.
Sarebbero in grado i vostri figli di piantare delle piante, dei semi, di potare gli ulivi, le vigne....
eppure i vostri figli erediteranno i vostri campi; se non saranno in grado di apprezzarne la ricchezza
che rappresentano, non potranno far altro che venderli, perché non sapranno cosa farsene.
Allora sarà necessario introdurre questi elementi nei processi formativi ed educativi delle
generazioni future; solo se si sarà in grado di trasmettere le conoscenze che permettono l'autoapprovvigionamento
sarà possibile superare la paura , determinata e voluta dalla banda dei dieci,
perché alla base dei loro piani di dominio mondiale .
Per comprare un campo ci vogliono pochi soldi, per fare un contadino ci vogliono vent'anni, se
tutto va bene.
Un'ultima considerazione: I grandi agglomerati industriali, proprietà della banda dei dieci è impegnata nell'acquisto di grandi proprietà terriere in ogni angolo del globo, secondo voi perché? Se vogliamo sopravvivere, diamoci da fare.
Cosa che farò nei capitoli successivi.
scritto da Giuseppe Siano
[mercoledì diciottesima parte]